Sharing economy e nuove tendenze del turismo fai da te. Scelte dettate da nuovi bisogni o solo dovuti alle difficoltà di un’economia in continuo mutamento?
Dai seniors che si costruiscono la vacanza da sé, imparando e scoprendo i territori mediante il web, passando per i millenials, la generazione che si sta costruendo in questi anni, figlia dello smart working e dei social network. Ofcs.report questa settimana vi conduce verso le nuove frontiere del turismo generazionale. I seniors? Destagionalizzano e decidono di organizzarsi in rete direttamente, facendosi cullare dalle emozioni e osando nella sconfinata prateria di internet. Decisamente originale e interessante il progetto pilota Please, iniziativa finanziata nell’ambito del programma comunitario Cosme dalla Commissione Europea -Executive agency for small and medium-sized enterprises (Easme). Il progetto si rivolge ad adulti (seniors) di età compresa tra 55-70 anni già in pensione e disponibili a viaggiare nei periodi di bassa stagione. L’iniziativa vede coinvolti nove partner di cinque Paesi comunitari tra cui l’Italia, rappresentata da Anas Italia, Isest-Ente Morale, Abruzzo.com srl e Comune di Scontrone. La Spagna, rappresentata dall’Universitat de Valencia e Dependentias, la Grecia, rappresentata da Aketh, Malta rappresentata dalla Mediterranean accademy of culture turisme and trade e la Bulgaria con la realtà turistica Pkgp.
Un progetto solo sulla carta? Nient’affatto! Tanto che i gruppi provenienti da Spagna, Grecia, Malta, Bulgaria sono già in Abruzzo da alcuni giorni. Il Pilot test è iniziato il 15 ottobre e vede coinvolti otto seniors più 2 guide per ogni Paese, protagonisti di un’esperienza sensoriale nella regione italiana. I seniors sono già al secondo giorno dell’esperienza e hanno già visitato il Comune di Scontrone e Pescara. Nei prossimi giorni visiteranno Sulmona, Scanno e altre cittadine del parco nazionale. Il modello proposto, sulla base dell’esperienza dei partner italiani, offre l’opportunità di costruire da soli un viaggio potendo visitare, soggiornare e degustare prodotti enogastronomici in località ricche di attrazioni turistiche/culturali ma lontane dalle grandi capitali. La nuova offerta turistica proposta dal progetto sarà organizzata e proposta in termini di sharing economy, secondo le linee guida del progetto ma rispettando le aspettative degli utenti per le mete internazionali.
Si aprono dunque nuovi scenari nel web 3.0 del turismo fai da te e che è in linea con le nuove tendenze internazionali della vacanza individuale. Non più turismo di massa, ma scelte legate a proprie esigenze e facendo vibrare le emozioni e i sapori di un territorio, meglio se visitandolo in periodi di destagionalizzazione e dunque con più serenità, fuori dagli itinerari turistici tradizionali e guardando al portafogli.
I millenials, quelli nati e cresciuti con smartphone e App, non hanno case perchè nella maggior parte dei casi si spostano spesso per lavoro e non hanno i fondi per fare investimenti a lungo termine. Cambiano professione ogni tre anni in media e viaggiano molto più di quanto non facessero i loro genitori. La generazione che si sta costruendo in questi anni, figlia dello smart working e dei social network, e quella futura. In Italia sono ben 11,2 milioni i “ragazzi” nati tra il 1980 e il 2000, destinati a crescere anche nel resto del mondo. Solo negli Usa, secondo l’Us Census Bureau, saranno 81 milioni nel 2036 con un potere di acquisto di oltre 1,4 trilioni di dollari. Per loro anche nuovi modi per fare turismo. Chi ha successo nella vita generalmente affitta ciò che gli serve, senza comprarlo e lo usa effettivamente solo quando ne ha davvero bisogno. Si tratta di una generazione che non compra, neppure oggetti, ma preferisce investire il denaro in esperienze, come viaggi o sport estremi. La sharing economy, dunque, come filosofia di vita e il valore della condivisione nei viaggi spesso fuori dai giri tradizionali preferendo il low cost e formule di ospitalità alternativa. Mentre 30 anni fa, i giovani erano quelli che guadagnavano più soldi sulla media nazionale, oggi i loro salari sono inferiori del 20% rispetto ai loro coetanei negli anni Ottanta. Il trend negativo è in quasi tutti i Paesi. Nel lasso di tempo analizzato, dal 1980 fino al 2010, si scopre che guadagnano meno i giovani inglesi (-2%), meno i tedeschi (-5%) e gli americani (-9%). Il fanalino di coda spetta come sempre agli italiani, con il 19% in meno rispetto alla scorsa generazione.