Nei giorni scorsi a Davos, mentre si svolgeva il World Economic Forum, la rete televisiva CNBC ha intervistato Ray Dalio, manager americano a capo del grande fondo di investimento Bridgewater Associates, persona molto famosa nel settore finanziario per i suoi consigli di investimento. E naturalmente non è mancata la domanda su come comportarsi a Wall Street con i mercati “dopati” dal denaro facile emesso dalla Federal Reserve, la Banca Centrale americana, e come tutelare il proprio patrimonio. È qui che Dalio, nella sua esposizione, ha pronunciato una frase che è stata riportata da tutti i media del settore: “Cash is Trash”, i contanti sono spazzatura. Può sembrare strano, da parte di chi opera nei mercati finanziari, questo disprezzo verso il denaro di Stato, ma il motivo è quello che abbiamo citato: la stampa di decine di milioni di dollari al giorno da parte della FED per sostenere banche ed altri operatori finanziari in crisi. Il tutto, ovviamente, con il rischio di creare una inflazione spropositata.
Ed ecco arrivare, pochi istanti dopo, mentre Ray Dalio parlava dell’oro come bene rifugio, la domanda del giornalista a proposito della famosa criptovalute: ma Bitcoin non è una riserva di valore? L’intenzione è certamente provocatoria, ma secondo Dalio, che ha fatto una panoramica sul significato delle monete prima di rispondere, non può essere né una moneta né uno strumento sul quale investire, perché il suo valore è troppo volatile. In pratica, ha ribadito la sua già nota posizione. Ma in questa occasione Dalio ha aggiunto qualcosa: ha ritenuto più affidabili altri assett come Libra, la criptovaluta proposta da Facebook, perché garantiti da un paniere di valute nazionali.
Ma, come fanno notare alcuni esponenti dal mondo “crypto” come lo youtuber italiano Tiziano Tridico, se non si fida delle monete che emettono i governi tramite le proprie Banche Centrali, perché fidarsi di una moneta virtuale il cui valore è rappresentato da quelle stesse monete? C’è quindi il fondato sospetto che Dalio, vuoi anche per la complessità del mondo delle criptovalute, di questo settore sappia ben poco e che abbia solo dato una sbirciatina al mercato, facendosi una opinione estremamente limitata.
La Ferrari in borsa
Per comprendere meglio questo scivolone, immaginate di chiedere ad un vostro conoscente il suo giudizio sulla Ferrari e questo vi risponde con una analisi del prezzo delle azioni in borsa. Certo, le azioni sono un titolo che rappresenta la casa di Maranello, ma cosa vi dicono della potenza dei motori, delle prestazioni delle auto, della qualità delle rifiniture, della tecnologia delle sospensioni, del cruscotto, dei consumi, dei freni, della tenuta di strada e di tantissime altre caratteristiche? Ovviamente nulla. Cosa vi direbbe l’analisi tecnica del prezzo settimanale delle azioni a proposito dei modelli in preparazione per il prossimo anno o dello stato di sviluppo dei nuovi motori? Assolutamente nulla. Infine, cosa sapreste su come si posizionano le Ferrari se confrontate con i concorrenti? Anche in questo caso, con l’analisi borsistica, nulla. In pratica quel vostro conoscente vi ha solo detto se e come investire o “speculare” nel titolo Ferrari. Ma era questa la domanda?
Bitcoin è altro
Chiedere ad un esperto di finanza o ad un”giocatore” di borsa un giudizio su Bitcoin o altra criptovaluta, porta generalmente a conclusioni errate. Entrambi, in linea di massima, non se ne intendono di sviluppo software, di reti, crittografia, firme digitali, database distribuiti, blockchain e di tutto quello su cui si basano le criptovalute; è quindi impossibile per loro trarre una conclusione. Inoltre, manca qualunque precedente; non ci sono dati storici. Hanno sempre misurato lunghezze usando un metro, mentre adesso devono “misurare” dei pesi: il metro è inservibile e non possono fare nessuna misura fintanto che non si procurano una bilancia.
Ecco quindi che se interpellate una persona d’esperienza come Ray Dalio, questo potrà limitarsi solamente a guardare il grafico del prezzo, un andamento con tratti talvolta isterici che lo porterà domandarvi con espressione sorpresa: “Ma cos’è questa cosa?”. Il fatto è che sta succedendo ben altro oltre il grafico del prezzo: ad esempio, moltissime aziende informatiche stanno investendo nella tecnologia di bitcoin e delle criptovalute per sviluppare servizi al contorno e lo fanno indipendentemente dal prezzo. Hanno compreso la tecnologia e si rendono conto che potrà offrire cose che fino ad oggi non esistono, oppure cose che saranno molto più sicure o efficienti di quelle che abbiamo. Per queste aziende il prezzo quotidiano di Bitcoin non è un metro di paragone; oppure lo sarà ma in futuro, a lungo termine.
Inoltre, da non trascurare, benché le applicazioni che arriveranno con Bitcoin sono ancora in uno stato embrionale, in questi anni si sono visti casi d’uso molto più importanti di quanto si poteva immaginare. In Venezuela, ad esempio, le banconote statali sono finite nella spazzatura proprio come ha detto Ray Dalio, tanto che Bitcoin è servito per procurare generi alimentari e far pervenire aiuti dall’estero, cosa che il governo venezuelano aveva impedito bloccando le frontiere. Ma Bitcoin è una moneta decentralizzata ed essendo ovunque non c’è modo di fermarla: non ci sono frontiere che tengono, così come non le ha internet. In un paese dove i cittadini vedono limitate le loro libertà, la sola presenza di un sistema di pagamento non censurabile come Bitcoin, indipendentemente dal fatto che valga 10 dollari o 10.000 dollari, è un valore enorme perché permette loro di fare degli scambi. E questo perché Bitcoin ha 8 cifre dopo la virgola (l’Euro ne ha soltanto due), quindi si può adattare ai prezzi locali con facilità.
Per chi è comodo a New York o a Londra oggi Bitcoin può non avere nessuna utilità, ma in altre zone del mondo può già offrire soluzioni, persino ai problemi di sopravvivenza.