«Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono il pallone per 90 minuti e alla fine vincono i tedeschi». La famosa frase di Gary Lineker, capocannoniere britannico a Italia ’90 ed eliminato dalla Germania, per ironia della sorte riassume un contrasto che è diventato tale anche in campo economico. Il Brexit nasce da interessi contrapposti, la Germania ha imposto le sue regole all’Unione europea per propri interessi materiali, concretizzati in un avanzo di bilancia commerciale da far impallidire la Cina. La Ue resta un progetto tedesco, a guida tedesca, a vantaggio tedesco.
Londra, condannata a termine al vassallaggio economico, ha deciso di uscire ben sapendo che l’Ue è plasmata dall’austerità. Per la Gran Bretagna il percorso è semplice: prima di tutto sostituire Cameron con un primo ministro pro-Europa ma a condizione che non sia “tedesco”. La figura sarà quella di Boris Johnson, nemico giurato della dispendiosa eurocrazia di Bruxelles e soprattutto di Schauble e di quanto egli rappresenta (gli esportatori tedeschi con annesso dirigismo interessato). Andrà incontro alla svalutazione la sterlina ma questo comporterà un ridotto impatto per i sudditi di Sua Maestà: l’indice borsistico di Londra è sceso pochissimo, al pari di Francoforte se valutato in euro. Stessa cosa varrà per gli immobili, scenderanno di valore per gli stranieri in euro ma non se espressi in sterline. Il fulcro sarà l’interesse britannico (i cittadini inglesi sono molto indebitati ma sempre in pounds), verrà dunque ribaltato il problema sugli esteri che patiranno perdite in conto capitale sui loro investimenti. Il problema è il deficit della bilancia commerciale britannica, a livello (in termini pro-capite) di più grande cicala consumatrice mondiale grazie alla sterlina forte. Chiaramente l’austerità in Gran Bretagna non ci sarà, anzi il contrario, deficit, in barba all’EU. Parallelamente verranno firmati trattati simil-TTIP con USA, India e resto del Commonwealth. Questo succederà rapidamente, gettando le basi per il proprio sviluppo mercantilistico-economico futuro. I rapporti con l’Europa saranno limitati allo stretto necessario partendo dal presupposto che esiste un vantaggio economico reciproco a condizione di rapporti non fissati da Bruxelles ossia non a preminente vantaggio tedesco (ad es. fiscal compact, unione bancaria, piano Verstager, inflessibilità nei conti, gestione dei migranti, tutti strumenti per consolidare il predominio germanico sui partner EU ecc.). La conclusione sarà che, a pegno di un po’ di inflazione, l’economia UK ripartirà più forte di prima.
L’EU tedesca ne esce con le ossa rotte: semplicemente, o si correggeranno le storture – che sono i vantaggi asimmetrici di Berlino nelle regole EU – o il sistema crolla, inevitabilmente. Gli europei stanno già subendo il crollo dei mercati, che invece gli UK tutto sommato non vedono a causa del pound debole. Poi, le banche dei periferici stanno crollando per via di uno schema che non regge, i prestiti inesigibili fatti esplodere dall’austerità sono troppo elevati (soprattutto in Italia). Per l’EU tedesca le strade sono due: o si cambiano le leggi europee o salta tutto. Il problema è che Berlino in questo modo dovrà ricavarne minor vantaggio economico: ricordiamo che l’economia tedesca non è così forte come si pensa e la debolezza sta sia nel sistema pensionistico – insufficiente, i bassi consumi dipendono anche da questo aspetto, la necessità di risparmiare – che nella pessima distribuzione di ricchezza, molto peggiore ad esempio di quella italiana (oltre Gottardo esiste enorme ricchezza in mano a pochissimi, ndr). Oggi che lo stadio del progetto dell’EU tedesca prevederebbe l’acquisizione da parte della filiera degli esportatori tedeschi di aziende straniere sistemiche di fatto si vorrebbe imporre una battuta d’arresto, da qui i patemi di Schauble. Emodificare le leggi EU significherebbe cancellare il fiscal compact, ripensare l’unione bancaria ed andare verso gli eurobonds, difficile anche solo pensarlo.
Il punto è che il tempo gioca contro Berlino: attendendo, l’economia UK ripartirà al contrario di quella EU zavorrata dai paesi eurodeboli impossibilitati a spiccare il volo dalle stesse politiche austere. Ossia, aspettando, i paesi EU capiranno che l’Euro non conviene, ad andare verso Londra che svaluta ed ha accordi commerciali globali sarebbe più profittevole: cosa succederà se l’EU chiederà di stratassare i cittadini dei periferici da qui a 6 mesi, quando la buriana si sarà calmata? Vinceranno le ideologie elitarie a vantaggio tedesco o gli interessi materiali (a staccarsi anche noi dall’EU)?
Uniamo a questo dilemma il fatto che ormai Berlino è considerata alla stregua un traditore daldeep state USA, soprattutto dopo le parole del ministro Steinmaier sulle provocazioni di origine NATO a danno della Russia (!): In questo ambito attendiamo pesanti conseguenze. E possiamo scommettere che Londra sarà a fianco di Washington.