Olimpiadi sì, Olimpiadi no. Questo è il dilemma. Quattro anni fa, esattamente nel febbraio del 2012, il premier in carica Mario Monti bocciò la candidatura a Roma 2020 presentata dall’allora sindaco Gianni Alemanno. La motivazione? L’impresa risultava troppo costosa e a quel punto la scelta del Cio ricadde su Tokio. A distanza di due anni Roma ci riprova per l’edizione del 2024, forte questa volta dell’appoggio del premier Matteo Renzi. Lui al “sogno olimpico” Made in Italy ci crede. In gara, oltre alla Capitale, ci sono Los Angeles, Amburgo, Budapest e Parigi. Quest’ultime sembrano essere le più agguerrite e temibili, in particolar modo Parigi. La gara quindi è aperta, ma al di là dei facili entusiasmi, quello che tutti si chiedono ora è quanto potrà costare al nostro Paese, la 33esima edizione dei Giochi Olimpici?
Come riportato di recente da un’indagine dell’International Business Time, i costi di Roma 2024 si aggirerebbe sui 5,3 miliardi. Nel dossier, in cui vengono specificati gli interventi e i costi necessari, si sottolinea, comunque, come il 70% degli impianti sportivi per i Giochi 2024 siano già disponibili. Il lavoro da fare sarà quindi principalmente orientato sulle strutture mobili e temporanee che dovranno essere costruite all’interno dei complessi già esistenti. Come ad esempio il nuovo villaggio olimpico di Tor Vergata. A seguire il Foro Italico, che si pensa di utilizzarlo come terzo polo olimpico, collegandolo agli altri due con “opere di mobilità sostenibile”. Per questi interventi la cifra già ammonta a 3,2 miliardi di euro.
E come riportato sempre da International Business Time, i lavori di adeguamento non finiscono qui. Dal Villaggio Olimpico al centro Media di Saxa Rubra, passando per l’arena del velodromo, il parco della Magliana e la messa a nuovo dello stadio Flaminio (attualmente ridotto a struttura abbandonata e fatiscente) gli interventi necessari raggiungono un’altra spesa pari a 2,1 miliardi di euro, per un totale appunto di 5,3 miliardi. Una cifra monstre che in ogni caso è di gran lunga inferiore, ad esempio, ai 50 milioni di dollari spesi da Putin per l’edizione olimpica di Sochi.
Va precisato che questa nota spese non è completa di tutti i costi da affrontare perché nel dossier presentato da Montezemolo e Malagò manca la voce “infrastrutture”, stimata intorno ai 5 miliardi di euro.
Se si pensa che i soli tre poli sportivi saranno a Roma e altri 11 in diverse città d’Italia, si capisce da se come è quasi impossibile tracciare oggi un bilancio dei costi credibile. La candidatura olimpionica infatti coinvolge tutta Italia e non solo la Capitale. Sono 11 gli stadi coinvolti per le gare di calcio olimpico, da Udine a Palermo, Verona, Milano, Genova, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Roma. La miglior location per la vela invece è Cagliari. Venendo ai ‘clusters’ della città – i raggruppamenti, secondo la terminologia Cio – sono tre i poli sportivi (Foro Italico, Tor Vergata e Fiera di Roma) con il 70% degli impianti già pronti o da riqualificare. A partire dal degradato stadio Flaminio (per rugby a 7 e pentathlon moderno: il Palazzetto dello Sport (preliminari volley), Villa Ada (mountain bike), il Marco Simone Golf Club, Piazza di Siena (equitazione: dressage e salto ostacoli), Pratoni del Vivario (completo di equitazione), Stadio Terme di Caracalla (Tiro con l’arco), Nuova Fiera di Roma divisa in padiglioni (badminton, scherma, tennistavolo, pesi, pugilato e discipline di lotta), gli “addizionali” Parco Naturalistico (canoa-Kayak acque libere e slalom, canottaggio e nuoto di fondo), Cycling Arena (ciclismo su pista), oltre a PalaEur (preliminari volley e ginnastica ritmica), Tre Fontane (hockey e calcio a 5 paralimpico). E infine il pool di location del Foro Italico, vero fiore all’occhiello di Roma: Stadio centrale del Tennis (pallanuoto), Stadio del Nuoto (nuoto e sincro), ‘Pietrangeli’ (tuffi), e Olimpico (atletica leggera). Impianti temporanei: Ippodromo Tor di Quinto (tiro), delle strutture temporanee al Circo Massimo (beach volley), Fori Imperiali (ciclismo strada e tiro con l’arco), laghetto dell’Eur (triathlon) e la Temporary Hall a Tor Vergata (semifinali e finali pallavolo, ginnastica artistica, trampolino elastico), Cycling Bmx e il Tor Vergata Tennis Center con campi da 15.000, 8.000, 5.000 e 3.500 posti a sedere. Come nel 1960, la maratona promette di essere uno dei momenti più suggestivi con il passaggio lungo il Tevere toccando i tre poli religiosi della città (San Pietro, Sinagoga e Moschea) per poi culminare sotto l’Arco di Costantino.
Insomma un progetto, quello delle Olimpiadi 2024, molto impegnativo, sotto tutti i punti di vista. E non a caso il premier Renzi, al momento della candidatura non ha fatto particolarmente cenno ai benefici economici di questa joint avventure. E’ indubbio che il ritorno economico che un evento del genere può concretizzare a beneficio del proprio Paese, fa (e ha fatto) gola a molti nel corso degli anni. Ma dati alla mano e partendo dal fatto che, come in tutti gli affari, prima di avere un guadagno bisogna mettere mano al portafoglio e spendere, questi Giochi Olimpici sono davvero, come dicono gli economisti esperti, un “volano” oppure “il gioco non vale la candela” e si rischia di caricare ancora debiti sulle spalle degli italiani? E ancora: davvero si generano tutti questi nuovi posti di lavoro? O è solo un miraggio dalla breve durata? Senza parlare delle spese che il comitato organizzatore si assume in anticipo. Il ritorno che dovrebbe essere generato da diritti televisivi, biglietti venduti e le tante sponsorizzazioni infatti non è scontato, anzi. E’ più che altro una scommessa di cui non si conosce l’esito fino alla fine.
Come viene difficile credere alle ottimistiche affermazioni del presidente del Coni, Giovanni Malagò, secondo cui con Roma 2024 si creeranno 170mila posti di lavoro nei sette anni tra aggiudicazione e inizio Olimpiadi. Che dire, speriamo abbia ragione.
Per fare qualche esempio di come sia pura utopia pensare che le Olimpiadi siano un vero e proprio investimento, non serve andare nemmeno troppo lontano nel tempo. Basta guardare ai risultati delle recenti Olimpiadi di Rio. Per l’organizzazione sono stati spesi 12 miliardi di dollari. Costi che hanno pesato sui cittadini. Ogni brasiliano infatti ha speso all’incirca 15 mila dollari che è cinque volte il salario medio annuo nel paese. E questi soldi secondo voi sono andati a beneficio del Paese?
Come ha evidenziato lo scorso 25 agosto Vice.com riportando un recente studio dell’Università di Oxford, le ultime sei edizioni delle Olimpiadi sono costate in tutto 33,7 miliardi di dollari solo di spese sportive. Il conto non include i soliti progetti edilizi “eredità” delle Olimpiadi— che nelle intenzioni dovrebbero migliorare le città e far sì che le persone siano felici dell’arrivo delle Olimpiadi, ma che quasi sempre si lasciano alle spalle solo corruzione e sprechi — e gli investimenti in infrastrutture inutili, come i 6,8 miliardi di dollari spesi a Sochi per una strada che non porta da nessuna parte. Allo stesso tempo, secondo uno studio del 2008 realizzato dal Centre on Housing Rights and Evictions, le Olimpiadi hanno lasciato senza casa due milioni di persone.
Per non parlare della violazione dei diritti umani che si sono verificate durante i giochi olimpici di Sochi e Pechino.
Ma nella storia rimarranno le Olimpiadi di Toronto del 1976, quando nonostante il sindaco di allora Jean Drapeau sentenziò sicuro: “I giochi olimpici non possono perdere soldi più di quanto un uomo possa avere un bambino”, i costi – inizialmente stimati in 250 milioni di dollari – lievitarono fino a ben oltre i due miliardi, e nel maggio del 1976 il governo locale introdusse una tassa speciale sui tabacchi per ripagare i debiti, in particolare per la costruzione dello stadio olimpico. Pensate che 30 anni dopo (30!) la tassa era ancora vigente dopo la fine dei giochi i cui debiti vennero saldati totalmente solo alla fine del 2006.
E come non ricordare il disastro degli impianti in rovina ad Atene. Non si è salvato quasi nulla delle strutture per cui si era arrivati ad una spesa totale di 9 miliardi di euro. Una somma che ha di certo contribuito a mandare lo Stato greco in rovina. Memorabile il reportage fotografico del Daily Mail sugli impianti sportivi di Atene 2004. Immagini che valgono più di molte parole e riportano il senso di certe decisioni non proprio ponderate. Ma qualche buon esempio, seppur raro, c’è sempre. Parliamo delle Olimpiadi più economiche, ovvero quelle del 1948, a Londra nel Regno Unito. Le spese non ammontarono oltre i 25 milioni di euro ( 732,268 sterline) e udite, udite il comitato organizzatore riportò persino un profitto di circa 1 milione di euro attuali.
Los Angeles invece nell’anno 1984 vanta, soprattutto grazie all’allora presidente e General Manager del comitato organizzatore, Peter Ueberroth (grande e stimato uomo d’affari), il riporto del guadagno netto sui profitti. Caso più unico che raro, viste le drammatiche statistiche.
Alla luce di questi dati la domanda lecita è: il nostro Paese è davvero in grado di ospitare questo grande evento?
Stando agli ultimi risultati degli eventi da noi organizzati non c’è da stare sereni. Un esempio su tutti? Expo 2015. Non uno, ma ben 11 gli arresti avvenuti a Milano per associazione a delinquere. E’ incontrovertibile il fatto che il successo o il fallimento dell’Italia in un evento come questo dipenderanno soprattutto da come le amministrazioni si muoveranno. Ci vorranno regole chiare dove gli sprechi e gli scandali dovranno essere una volta per tutte banditi. Ma questo sembra pura utopia per gli italiani.
A tutt’oggi, infatti soprattutto a Roma il “no” alle Olimpiadi sembra trovare più consensi, del “si”. Soprattutto da parte della nuova giunta capitolina. Un diniego che è stato ribadito non solo dalla neo sindaca, Virginia Raggi, che si era già pronunciata sul tema durante la campagna elettorale, ma anche pochi giorni fa da parte altri esponenti del Movimento Cinque Stelle, tra cui Di Maio, Di Battista e lo stesso Beppe Grillo.
Al momento Matteo Renzi non vuole saperne di abbandonare l’idea del “sogno olimpico” ma il conto alla rovescia è iniziato e la sindaca Raggi, se vuole bloccare l’iter già avviato per la candidatura olimpica dovrà ratificare entro il 7 ottobre una delibera che di fatto cancella quanto già espresso dall’Assemblea Capitolina durante il mandato di Ignazio Marino, ovvero il parere positivo a Roma 2024.