di Francesco Vitale per Stylo24.it
In caso di atti illegittimi all’indirizzo del contribuente, l’amministrazione finanziaria è tenuta a risarcirlo. Oltre a ciò, se il funzionario dell’Agenzia delle Entrate insiste (con colpa grave) in una pretesa erariale non giustificata, potrebbe dare conto alla magistratura contabile.
Detto in parole semplici: il contribuente ha i mezzi per denunciare e per essere risarcito, chiedendo l’intervento della Corte dei Conti contro il Fisco.
Sono le regole da non perdere di vista e che sono messe a disposizione del contribuente. Sempre che quest’ultimo sia in grado di dimostrare di essere stato oggetto ingiustamente dell’azione dell’amministrazione finanziaria, e non si ritenga esaustivamente risarcito nell’ambito del contenzioso intrapreso per quanto subìto. Capita sempre più spesso che il contribuente debba intraprendere un contenzioso tributario per veder rispettate le proprie ragioni e difendersi da attacchi ingiustificati (illegittimi) da parte del Fisco.
Contenziosi che si risolvono (nella stragrande maggioranza dei casi) nell’accoglimento delle richieste del contribuente e con l’annullamento delle pretese dell’amministrazione finanziaria.
Chi vince il contenzioso, quasi sempre «dimentica» che può essere risarcito anche per gli oneri (di natura economica) a cui è stato sottoposto per intraprendere il procedimento. Lo farebbe soprattutto – come sottolinea Il Sole 24 Ore, che per primo ha evidenziato la circostanza – per paura di incappare in successivi controlli da parte del Fisco, ma in questo modo rafforza (in maniera del tutto inconsapevole) la posizione di quei funzionari che non hanno agito in maniera diligente. Questi ultimi maturano la «certezza» di poter essere censurati, nei loro comportamenti per niente diligenti, solo dal giudice tributario.