L’Italia non è ancora matura per avviare politiche di finanza sostenibile anche se qualcosa si sta muovendo. È questo in sintesi il dato che emerge dal rapporto “Dialogo italiano sulla Finanza Sostenibile”, presentato a Roma il 6 febbraio nella sede di Bankitalia. Un dossier che traccia un bilancio degli investimenti finanziari e delle politiche sostenibili fin qui attivate nel nostro Paese al fine di orientare il proprio sistema finanziario per sostenere la transizione verso un modello di sviluppo inclusivo, sostenibile e a bassa intensità di carbonio.
Il Rapporto presentato s’inserisce nel programma “Inquiry: Design of a Sustainable Financial System” dell’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente). Lanciata a febbraio 2016, l’iniziativa ha portato all’attivazione di otto tavoli di lavoro tematici, a cui hanno preso parte gli attori chiave del settore finanziario italiano.
Il Dialogo Nazionale ci racconta, come spesso capita, un’Italia con il freno a mano tirato. Un Paese in cui prevalgono “importanti barriere allo sviluppo delle buone pratiche, tra cui una scorretta determinazione dei prezzi, un approccio eccessivamente di breve termine, una carenza di consapevolezza e di competenze specifiche”.
Il Dialogo ha individuato 18 azioni specifiche, articolate in quattro aree: quadro politico, innovazione finanziaria, infrastrutture di mercato e creazione di conoscenze. La premessa viene dall’approvazione, nel 2015, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) dell’ONU e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici “che impongono una nuova spinta all’innovazione nel settore finanziario”.
La finanza sostenibile richiede l’integrazione dei fattori ambientali, sociali e di buon governo societario (environmental, social and governance – ESG) in tutti i processi decisionali tipici, con l’obiettivo di aumentare il livello di resilienza della finanza, rafforzare l’allocazione dei capitali finanziari verso gli obiettivi delle politiche e migliorare la trasparenza della rendicontazione. Il Dialogo si è concentrato soprattutto sulla dimensione ambientale della sostenibilità, richiamando il concetto di finanza verde o green finance.
Le banche, gli operatori dei mercati dei capitali e gli investitori istituzionali stanno progressivamente cominciando a integrare i fattori sociali e ambientali nei processi decisionali di allocazione dei capitali. La finanza pubblica giocherà un ruolo chiave nel promuovere questo cambiamento, ma la maggior parte dei capitali richiesti non potrà che arrivare dal settore privato.
Il Dialogo Nazionale ha identificato diversi segnali di cambiamento in Italia: nel settore bancario, in quello assicurativo, del risparmio gestito, nel mercato dei capitali e nella finanza pubblica. Stando ai dati dell’Osservatorio Banche e Green Economy, guidato dall’ABI, le banche italiane hanno erogato prestiti a sostegno di progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili per circa 27 miliardi di euro tra il 2007 e il 2014, di cui 18 miliardi per il solare fotovoltaico.
Quanto al mercato dei capitali nella classifica internazionale sulle borse azionarie più trasparenti in materia di sostenibilità, Borsa Italiana è risultata 19sima su 45 nel 2016, migliorando di 11 posizioni rispetto all’anno precedente. In termini di guadagni derivanti dalle imprese coinvolte nella green economy, Borsa Italiana si colloca al decimo posto su scala mondiale.
Attualmente, si legge nel Dossier, in Italia risultano investiti 738 milioni di euro in obbligazioni a sostegno di progetti di lotta al cambiamento climatico e alla fine del 2015 gli asset gestiti con criteri di investimento sostenibile e responsabile (SRI) ammontavano complessivamente a 616 miliardi di euro, pari a circa il 6% del mercato SRI europeo. Numeri che fanno ben sperare anche se il Rapporto ha identificato 18 diverse azioni per rafforzare l’impatto positivo sull’ambiente. Fra queste una maggiore incisività di Cassa Depositi e Prestiti che “potrebbe sistematizzare il proprio mandato per lo sviluppo sostenibile in un quadro coerente di politiche e di processi e rinforzare la propria responsabilità verso tutti gli stakeholders”.
Una politica fiscale riformata “in modo da rimuovere, progressivamente ma con rapidità e certezza, i sussidi ambientalmente dannosi, a partire dal settore dell’energia”. Dal punto di vista del mercato immobiliare, si legge nelle indicazioni del Dialogo Nazionale “il governo potrebbe cogliere l’opportunità rappresentata dal Piano Casa per incoraggiare investimenti significativi per migliorare la qualità degli edifici ed aumentare il livello di resilienza verso le catastrofi naturali”.
Da un punto di vista finanziario Borsa Italiana potrebbe intraprendere ulteriori azioni “per aumentare il livello di trasparenza da parte degli emittenti e facilitare il coinvolgimento degli investitori responsabili. L’introduzione di uno schema volontario di certificazione della sostenibilità ambientale dei fondi potrebbe anch’esso aiutare trasparenza e responsabilità dal lato degli emittenti”.
Sul piano internazionale, la presidenza italiana al prossimo G7 è senz’altro una grande opportunità per promuovere la finanza verde e sostenibile ma occorre anche avviare “un’attività di promozione, di coordinamento e di monitoraggio delle azioni suggerite nel rapporto con l’obiettivo di rendere il mercato finanziario italiano più innovativo, dinamico e attrattivo in termini di sostenibilità”.
@PiccininDaniele