Crisi delle banche e crollo del prezzo del petrolio. Ma anche l’apertura all’Iran da parte dei paesi del club dell’atomica e l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Sono i principali fatti del 2016 in economia, un anno che ha visto una crisi profonda del sistema di produzione per come lo si è concepito fino ad ora. La crisi della borsa cinese poi ha messo in risalto quanto sia contagioso il virus della speculazione finanziaria. Uno scricchiolio, quello dello yuan, che ha fatto ballare tutte le borse mondiali proprio a inizio anno.
Il 1 gennaio entra in vigore il bail in, sistema di salvataggio del sistema bancario che prevede l’intervento dei risparmiatori della stessa banca in difficoltà. Niente intervento pubblico in altre parole. Per la direttiva comunitaria a pagare in caso di crac bancario saranno i correntisti con deposito fino a 100mila euro, gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate, le responsabili dell’andata in fumo dei risparmi dei clienti dei quattro istituti di credito popolare.
All’inizio del mese le borse mondiali tremano. Il 2016 si apre con il crollo dei listini asiatici. In particolare quello cinese. Lo yuan crolla e le conseguenze sono enormi in tutto il mondo. Milano perde più di 200 milioni di euro in un giorno.
Il 16 gennaio viene firmata l’intesa a Vienna fra Unione Europea, i 5 del consiglio di sicurezza permanente delle Nazioni Unite e l’Iran. L’era delle sanzioni è finita. Il giorno stesso Teheran acquista 114 airbus, un segno che il grande gelo è finito.
Il 18 gennaio Piazza Affari fa segnare un altro crollo. La Bce vuole vederci chiaro sulle sofferenze degli istituti italiani. Il listino segna un -14% per Monte dei Paschi. Comincia a girare la proposta della Bad Bank.
A fine mese comincia il tour del presidente iraniano Rouhani in Europa. Il 25 gennaio il leader sciita è ospite in Italia e con il presidente del Consiglio Matteo Renzi si discute di apertura al Gigante Sciita. Industria e commercio internazionale i temi dell’incontro.
Il mese di febbraio vede un enorme incremento della volatilità in borsa. I titoli ballerini come Mps vengono sospesi a più riprese. E le previsioni sulla crescita di Bruxelles sono meno ottimiste di quanto previsto: previsioni di crescita scendono da 1,8% a 1,7%.
Il 17 marzo Finmeccanica cambia nome. Da ora in poi sarà Leonardo il nome del gruppo.
Il 21 marzo Obama va in visita a Cuba. Si apre una finestra di dialogo che mai c’era stata fra i due Paesi e che porterà al disgelo e alla fine dell’embargo fra Washington e L’Havana.
Il 31 marzo cambia la guida di Confindustria. Il timone passa a Vincenzo Boccia.
Il 17 aprile in Italia si vota per il rinnovo delle concessioni petrolifere a largo della costa. Il quorum non viene raggiunto e le piattaforme di estrazione resteranno fino a esaurimento naturale delle scorte. Nel frattempo il prezzo del petrolio sui mercati continua a scendere.
Il 23 giugno si vota per il Brexit. I britannici scelgono di uscire dall’Unione Europea. Le borse vanno giù, ma Londra sembra reggere la botta e i consumi non scendono.
Dall’agosto del 2016 si intensifica la crisi economica del Venezuela. Il crollo del prezzo del petrolio rende la moneta di un valore molto basso. Galoppa la svalutazione e comprare beni di prima necessità diventa molto difficile.
Il 12 settembre Istat pubblica dati su Jobs Act. Sono 189mila gli occupati in più.
Il 7 ottobre il numero uno della Bce, Mario Draghi annuncia che il quantitative easing andrà avanti ancora fino a marzo 2017.
L’8 novembre Donald Trump vince le presidenziali Usa. Finisce l’era Obama.
Il 30 novembre l’Opec si riunisce e decide per il taglio della produzione di petrolio. In seguito all’accordo il prezzo del carburante arresta la sua discesa e ricomincia a salire.
A dicembre si vota l’aumento di capitale per Mps. Si prospetta sempre più l’aiuto di Stato per l’istituto di credito in condizioni sempre più precarie. Escono i dati sul Jobs Act: è boom dei voucher e il precariato cresce ancora.