Bitcoin entra ufficialmente nelle banche americane. È un vero e proprio colpo di scena: l’autorità che negli Stati Uniti regolamenta il settore bancario lo scorso 22 luglio ha sentenziato che le banche americane, con effetto immediato, possono offrire servizi relativi a bitcoin e criptovalute. È una notizia che nessuno si aspettava perché dai sostenitori del mondo “crypto” si chiedeva a gran voce, da oltre 3 anni, di far entrare bitcoin a tutti gli effetti nella borsa di New York, ma nessuno si era mai sognato di chiedere alle banche di fungere da depositarie o da intermediarie per la loro compravendita.
L’agenzia del ministero del Tesoro statunitense, che sovrintende gli istituti di credito, ha invece preso la decisione che nessuno si aspettava (qui il Link al comunicato stampa) ed ora bitcoin può entrare in banca dalla porta principale.
Finora negli Stati Uniti come in altri paesi del mondo, Italia compresa, per acquistare o vendere criptovalute bisognava rivolgersi a società specializzate, mentre adesso i cittadini americani si potranno rivolgere alle proprie banche, soprattutto per la custodia della chiave di accesso, la quale se smarrita rappresenta di fatto la perdita dei bitcoin. Il cambiamento potrebbe comunque riflettersi in modo importante nel mondo “crypto”. Fino ad oggi, infatti, i fondi di investimento americani, compresi i fondi pensione, essendo vincolati ad operare solamente con il mondo bancario, non potevano acquistare bitcoin o altre criptovalute, mentre adesso lo potranno fare.
La cosa più sorprendente di questa vicenda è che difficilmente l’agenzia di regolazione del mercato bancario americano, la OCC, ha deciso di propria spontanea volontà di esaminare il caso e liberalizzare l’ingresso nel mercato bancario di Bitcoin & C. Al contrario, è molto probabile che si tratti di una risposta a sollecitazioni pervenute da qualche istituto di credito del quale non hanno voluto fare il nome, sollecitazioni che sono probabilmente dovute all’enorme differenza di rendimento che finora si è vista nelle criptovalute in confronto ai rendimenti negativi dei conti correnti oppure ai rendimenti dei titoli di stato.
Comunque l’OCC, dopo aver citato nel proprio documento ben 48 volte la parola bitcoin, ha ammesso che è in corso una evoluzione tecnologica alla quale non ci si può sottrarre, fatto che costituisce la premessa per dare il via libera alle banche nella gestione e custodia delle criptovalute.
Per certi versi è un riconoscimento ufficiale dell’esistenza di bitcoin al di fuori degli apparati politici, apparati che probabilmente il funzionamento di bitcoin non lo hanno ancora capito, visto che proprio il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, si era mostrato talmente scettico sulle criptovalute tanto da affermare che mai ne avrebbe detenute!
La notizia ha gettato immediatamente ottimismo tra gli operatori finanziari che si occupano di criptovalute, visto che bitcoin in pochi giorni è passato da 9000 a 11000 dollari, come riportato ad esempio dal sito CoinMarketCap.
Indifferentemente dal valore, è comunque evidente che bitcoin la sua sfida l’ha vinta: un piccolo software nato nel 2009 da un manipolo di programmatori, dopo anni di polemiche e di critiche ha ottenuto l’onore di essere riconosciuto dal mondo bancario.
Ora bitcoin ora compete ad armi pari con tutte le altre valute, ma gli effetti saranno tutti da scoprire.