Il deep fake minaccia la sicurezza nazionale americana. Preliminarmente, la minaccia assurge a rischio connesso alla sicurezza nazionale e, per questa ragione, il presidente Trump ha stanziato ben cinque milioni di dollari per lo sviluppo di tecnologie di rilevamento attraverso strumenti di AI, in favore delle aziende e degli enti di ricerca. Omologa mission è stata affidata anche all’intelligence americana attraverso la creazione di un “contest” con in palio un premio di cinque milioni di dollari, per il migliore e più efficace progetto sperimentale di implementazione di sistemi di AI basati su machine learning o reti neurali per il contrasto al deep fake.
Ulteriori livello di ingaggio dell’intelligence americana sono costituiti dalle attività di costante reportistica sulla evoluzione di questa tipologia di minaccia e sulle ripercussioni prevedibili in danno della sicurezza nazionale del paese, specie in relazione all’attività di disinformazione e sabotaggio potenzialmente commissionate da Paesi non amici e, infine, dalla pronta notifica di ingerenze straniere, ritenute credibili, che si avvalgano di strumenti di sofisticazione per condizionare le elezioni democratiche.
La strategia statunitense è molto interessante e va nella direzione giusta.
Del resto, uno degli elementi che è emerso con chiarezza da tutti i rapporti delle principali associazioni e degli Istituti di ricerca sulla sicurezza è che la pervasiva minaccia del deep fake è diventata di rilevante interesse per la comunità IT e l’opinione pubblica in generale, trattandosi di una tipologia di attacco molto pericolosa che si caratterizza per l’adozione di sistemi basati sull’intelligenza artificiale . Si tratta dunque di “un’arma di apprendimento automatico” preordinata ad estorcere e disinformare, sfruttando i dati biometrici della persona con conseguenze spesso molto gravi. Negli ultimi anni infatti, molte aziende sono state vittime di truffe informatiche, attraverso l’uso criminoso di tecniche di ingegneria sociale.
Se ci si sposta poi sul piano della geo-politica e della sicurezza nazionale, va osservato che la tecnica del deep fake, tenuto conto delle finalità spesso preordinate alla disinformazione ed al sabotaggio, può presentare delle serie minacce per la stabilità dei sistemi democratici, specie laddove esistono precari equilibri. La minaccia, evidentemente temibile, è stata presa in seria considerazione dal Governo Usa che ha agito con un approccio strutturato su più livelli per la massima mitigazione del nuovo e pervasivo rischio.
Anche l’Europa ha percepito l’importanza di una difesa strategica contro il rischio fake, coerentemente con il piano d’azione dettagliato della Commissione sulla lotta alla disinformazione, pubblicato il 5 dicembre 2018.
Il piano mira evidentemente a rafforzare le capacità e la cooperazione tra gli Stati membri e l’UE in quattro settori chiave:
- migliorare l’individuazione;
- coordinare risposte;
- lavorare con piattaforme e industria online;
- sensibilizzare e consentire ai cittadini di rispondere alla disinformazione online.
Nello specifico, nell’area della consapevolezza e dell’empowerment dei cittadini, il piano prevede azioni concrete per aiutare i fact checkers ed i ricercatori nella loro lotta per comprendere e scoprire le fonti di disinformazione. E proprio sul tema della lotta alla disinformazione la Commissione europea ha recentemente pubblicato un bando di gara, scaduto lo scorso 16 dicembre 2019, per creare il primo servizio di base di una piattaforma digitale. A tal riguardo, l‘Osservatorio europeo dei media digitali fungerà da hub per fact checkers, accademici e ricercatori, stimolandone la collaborazione ed il loro collegamento proattivo con le organizzazioni dei media e degli esperti di alfabetizzazione mediatica anche al fine di fornire supporto ai decision makers politici.
Ben 2,5 milioni di euro è il budget messo a disposizione dall’UE per lo sviluppo della piattaforma che fornirà ai professionisti dei media, agli insegnanti e ai cittadini informazioni e materiali volti a sensibilizzare, rafforzare la resilienza alla disinformazione online e sostenere campagne di alfabetizzazione mediatica.
La Commissione si è impegnata a finanziare una piattaforma digitale che collegherà in rete team multidisciplinari nazionali indipendenti e questo bando di gara è una diretta attuazione dell’impegno assunto nel piano d’azione.
Per attuare le altre tre aree di azione, l’UE ha previsto:
- aumento del bilancio e del potere delle task force di comunicazione strategica e della cellula di fusione ibrida dell’UE nel servizio europeo per l’azione esterna (SEAE);
- un sistema di alert rapido per coordinare meglio le risposte comuni;
- la collaborazione efficace con le piattaforme online per attuare gli impegni del Codice di condotta contro la disinformazione.
Work in progress, insomma, anche in riferimento all’ultima pervasiva minaccia del deep fake che certamente rappresenta uno dei dossier strategici del “blocco europeo”.