Vita da social tra bug e nomofobia. Da oggi la popolare piattaforma di instant messaging Twitter è down. La colpa è di un bug presente nell’ultimo aggiornamento dell’applicazione per il sistema operativo Android (più precisamente “release 8.28.0-release.00”). La conseguenza è che “l’uccellino cinguetta” ma l’applicazione non si apre perché va in crash.
Grande problema per i “nomofobici” della nuova generazione nativa digitale e, per la verità, grave disservizio per chi usa la piattaforma social per ragioni professionali.
No panic! Il problema è generalmente risolvibile attraverso un “erase” dei dati (anche della memoria di cache) dell’app dal menù di archiviazione. All’esito, un nuovo accesso all’app, vi consentirà, almeno al momento, di vincere lo stress accumulato. E già, perché solo qualche giorno fa il down è toccato a Linkedin, che a causa di un bug (anche qui) ha causato disservizi agli utenti del blocco europeo, con qualche punta di stress anche in India ed estremo oriente. Impossibile caricare file, condividere messaggi e persino aggiornare il profilo. La notizia è diventata virale paradossalmente su Twitter, anche perché WhatsApp era frattanto andato down… In questo caso, il bug legato ad una più recente release, inibiva l’invio di file con contenuti multimediali. Il fenomeno interruttivo ha per lo più interessato l’Europa, India, medio ed estremo oriente.
In buona sostanza, se non tenesse più Instagram ed il fenomeno si allargasse (inspiegabilmente) anche alle altre piattaforme di instant messaging, potrebbe essere la volta buona che si torni a scrivere una bella lettera, ritrovando il fascino perduto degli “amici di penna” degli anni ’80. Ma come direbbero i Queen, “the show must go on”. E quindi accade che per gli ansiosi dei social sia tornato il sereno ed arrivino anche le prime multe agli “smobies”, ossia i “smartphone zombies”, irriducibili ed irrefrenabili pedoni “social” che si spostano per strada senza mai distogliere lo sguardo dal proprio smartphone. Tuttavia, nel caso di specie, il corretto approccio al devices è soltanto un cambio di focus. Qui il punto è piuttosto, cosa c’è esattamente dietro questi bug?