Sicurezza del 5G e poteri speciali. Nel primo Consiglio dei Ministri di settembre il nuovo esecutivo nazionale, su proposta del nuovo Ministro allo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, ha deliberato l’esercizio dei poteri speciali (golden power) in ordine all’acquisto di beni e servizi relativi alle tecnologie 5G di cui all’informativa ai sensi di legge notificata dalle società Linkem, Vodafone, Tim, Wind Tre e Fastweb.
Più precisamente, la delibera coinvolge Vodafone in relazione agli accordi aventi ad oggetto l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione e la gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G, mentre Tim per gli accordi conclusi prima del 26 marzo riguardanti apparati e sistemi di comunicazione rispetto ai quali la tecnologia 5G può essere considerata una naturale evoluzione.
Il provvedimenti del CdM in relazione alle società Wind e Tre, invece, ha indirette ricadute sui colossi cinesi Huawei e Zte, riguardando infatti gli accordi contrattuali rispettivamente per l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione e la gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G e degli apparati relativi alle componenti radio per la realizzazione dell’ultima tratta della rete 5G Fwa. Per Fastweb il Governo ha proceduto omologamente, in relazione all’informativa relativa all’acquisto dalla cinese ZTE, di apparati (componenti radio) per la realizzazione della rete 5G FWA.
Scopriremo all’esito dell’istruttoria le eventuali prescrizioni che verranno imposte dal nostro esecutivo in ordine alle vulnerabilità paventate e alle opposte ragioni di sicurezza nazionale.
Usa-Cina: Huawei disponibile a cedere i brevetti industriali sulle reti 5G
Prosegue, intanto, nello scacchiere geo-politico la “trade war” sul 5G tra Stati Uniti e la Cina, mentre pochi giorni fa Huawei, con uno statement del suo CEO Ren Zhengfei, si è dichiarata pronta a cedere i brevetti industriali sulle reti 5G dell’azienda cinese per risolvere in radice il cosiddetto “ban” americano dello scorso agosto, che impone a Difesa, Pubblica amministrazione e Nasa il divieto di acquistare componenti di Tlc da una serie di aziende cinesi. Se è vero che la mossa del colosso cinese, leader mondiale sulle tecnologie 5G è un tentativo di sottrarsi a quello che lo stesso Zhengfei ha definito come un boicottaggio, non può non evidenziarsi che la concreta cessione delle invenzioni industriale, in esse compresi i codice sorgente, rappresenta una vera novità che, per certi versi, spiazza gli attori coinvolti nella complessa vicenda.
In Ue 24 Stati hanno completato la valutazione dei rischi
Intanto, in Europa ventiquattro Stati membri dell’Unione, hanno completato la creazione di valutazioni dei rischi nazionali legate alla protezione delle loro reti 5G, coerentemente a quanto esortato nella raccomandazione proposta a fine marzo dalla Commissione per un approccio europeo comune alla sicurezza delle reti 5G. Non vi è dubbio, infatti, che nell’ambito della creazione di un mercato unico digitale, l’Europa ha interesse a promuovere un approccio di security by design che assicuri una sempre maggiore e diffusa sicurezza agli utenti digitali e, dunque, a tendere la loro fiducia. In tale scenario, le reti e tecnologie 5G rappresentano una infrastruttura digitale certamente imprescindibile quanto critica sotto il profilo della sicurezza (anche nazionale), ove si consideri che consentiranno il collegamento sempre più veloce ed eterogeneo di miliardi di devices e sistemi, molti dei quali strategici ed essenziali come energia, trasporti, banche e sanità. Per questo, entro il 31 dicembre 2019 verranno sviluppati e concordati una serie di strumenti per mitigare i rischi identificati nelle valutazioni del rischio, tanto a livello di Stati membri quanto a livello europeo nelle more dell’introduzione del sistema di certificazione europeo previsto dal Cybersecurity Act.