L’evoluzione della società dell’informazione e delle tecnologie, con le sempre più crescenti interconnessioni eterogenee di dispositivi nell’era dell’internet of things, ha determinato una intensificazione nella probabilità e frequenza delle minacce cibernetiche con potenziali impatti sul business e sull’organizzazione delle aziende.
In ogni organizzazione consapevole e strutturata, lo scenario di rischio cyber costituisce oggetto, tra l’altro, del risk assessment eseguito dagli information security managers, coerentemente al framework di information security governance adottato e condiviso dal senior management e preordinato alla definizione di una specifica strategia (policy) che incontri gli obiettivi di business e che determini gli standard di approccio e management.
Nell’ambito del dominio di information risk assessment, l’azienda viene sottoposta ad una mappatura del sistemi e dei processi in relazione alle potenziali minacce prese in considerazione ed alla probabilità di impatto sull’organizzazione.
Ne consegue una dettagliata gap analysis che consente al senior management di valutare e scegliere tra le varie misure di mitigazione dei rischi proposte dall’information security manager, in un rapporto costi/benefici che tenga anche conto delle attività di asset evaluation e data classification.
Vi è poi un’area di rischio che viene definito “risk appetite” che corrisponde a quella soglia di rischio che il senior management ritiene tollerabile in considerazione della valutazione della frequenza e probabilità delle minacce nonché delle conseguenze dei potenziali impatti.
Di norma la soglia di rischio tollerato coincide con il cosiddetto “rischio residuo” che un’organizzazione si dichiara disposta ad accettare.
In molte organizzazioni, caratterizzate da un maturo approccio al tema dell’information security, il rischio residuo viene trasferito a terze parti attraverso strumenti assicurativi che ne limitano l’impatto finanziario, in maniera diretta o indiretta, anche in relazione alle ipotesi di rischi cosiddetti “correlati” quali ad esempio quello di potenziale danno reputazionale o di business interruption per tutta la durata dell’outage tollerata sulla base di prioritariamente condivisi service delivery objectives.
Il tema della Cyber Insurance è tuttavia ancora astruso per molte organizzazioni per la complessità di approccio che dal lato aziendale deve necessariamente coinvolgere in modo coordinato più funzioni.
Parimenti problematico è l’approccio della compagnie assicuratrici in ordine alla valutazione ed individuazione del rischio da garantire.
A tal riguardo le compagnie assicuratrici sono chiamate ad affrontare una nuova sfida che le porterà a generare nuovi criteri di valutazione del rischio che oggi inevitabilmente sfuggono all’alveo di una precisa classificazione e, soprattutto, a riferimenti di incidenza statistica, specie nel caso di rischio cyber.
In tale scenario non vi è dubbio che la progressiva diffusione dell’awareness aziendale in ordine ad una cultura sulla information security, favorirà standards organizzativi di flussi, processi, sistemi e network che potranno essere mutuati nel processo valutativo del rischio condotto dagli assicuratori.
Ciò, anche tenuto conto dell’attendibilità e grado di complessità e completezza delle tecniche cyber messe in campo dall’azienda per valutare e testare il proprio livello di vulnerabilità anche nella logica di assessment e compliance delle misure di sicurezza previste dal regolamento UE 2016/679 (GDPR) nell’ambito del generale principio di accountability introdotto dal legislatore europeo.
In definitiva, il trasferimento di rischio residuo a terze parti (assicuratori) presuppone logicamente un corretto e consapevole approccio del senior management nella cornice di una precisa e condivisa policy strategica di risk assessment e management.
Solo all’esito di una corretta ed analitica valutazione aziendale del rischio, condotta secondo standard universalmente condivisi, si potrà facilitare lo sviluppo di modelli contrattuali assicurativi che beneficino delle attività di assessment espletate in azienda e determinino così le condizioni per una migliore valutazione del rischio residuo che l’assicuratore andrà a garantire, riducendo verosimilmente l’impatto economico delle polizze.