Si fa un gran parlare di Intelligenza Artificiale, ma sembra che i primi a non avvalersene adeguatamente siano proprio coloro che più, tra i non tecnici, ne discettano amabilmente in quanto, molto probabilmente pongono e, soprattutto, si pongono le domande sbagliate… quando se le pongono: il che è tutto dire!
In un suo post, che si segnala per essere alquanto interessante, apparso recentemente su Linkedin, la ben nota Dr. Martha Boeckenfeld ha posto l’accento, prendendo spunto da un gioco educativo espressamente concepito per stimolare i bambini a sviluppare la più grande abilità di cui essi hanno bisogno oggi, per esortare quanti ne hanno la possibilità, la capacità e l’onere di impegnarsi per favorire lo sviluppo, a partire fin dalla più tenera età, della capacità di lavorare in squadra e di farlo in modo collaborativo per preparare nel migliore dei modi le nuove generazioni ad un futuro guidato dall’intelligenza artificiale.
A detta della Dr. Boeckenfeld acquisire per tempo questa abilità, introiettarla e farla propria è particolarmente importante anche se, ha scritto “la maggior parte delle persone non si rende conto dell’importanza di insegnare precocemente il lavoro di squadra” visto che, poiché “nel mondo di oggi l’intelligenza artificiale si occupa di compiti di routine”, risulta imprescindibile avere presente che, poiché “le capacità umane come la creatività e l’empatia sono insostituibili”, è allo sviluppo di queste ultime che dobbiamo puntare, diciamo noi interpretando il suo pensiero, per riscrivere il nuovo ruolo dell’uomo nella società del futuro di modo che sia l’uomo a controllare il nuovo mondo e non viceversa visto che “Iniziare presto aiuta i bambini a sviluppare abilità di vita che l’intelligenza artificiale non può replicare”.
O, quanto meno, che noi riteniamo l’Intelligenza Artificiale non sia in grado di replicare.
Nello specifico sempre la Dr. Boeckenfeld ha indicato alcune attività che sviluppano la capacità di collaborazione specificando quali in particolare traggono stimolo da quella di volta in volta proposta. Ecco che, ad esempio:
1)costruire insieme torri di blocchi aiuta a sviluppare la comunicazione e il pensiero strategico;
2)risolvere puzzle in gruppo migliora le capacità di risoluzione dei problemi ed educa alla pazienza;
3)sviluppare progetti di squadra incoraggia la condivisione di idee e promuove il rispetto di prospettive diverse e via discorrendo.
Il tutto, poi, è stato dalla stessa ben esplicitato ponendo in evidenza quanto lavorare in gruppo aiuti i bambini a sviluppare il pensiero critico e la capacità di risolvere problemi creativi; l’empatia e l’intelligenza emotiva; la capacità di comunicare e l’ascolto attivo nonché la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo.
È molto importante avere infatti ben presente che, come è possibile leggere nel summenzionato post–appello della Dr. Boeckenfeld, “con la trasformazione dell’AI sul posto di lavoro, la collaborazione umana diventa sempre più preziosa”: una evidenziazione che trova la sua ragion d’essere nel fatto che educare le nuove generazioni a padroneggiare precocemente il lavoro di squadra equivale a metterli nelle migliori condizioni per essere in grado di “concentrarsi su sfide complesse mentre l’AI gestisce i compiti di routine, di contribuire a soluzioni creative uniche ai problemi, di costruire relazioni e reti significative, di adattarsi ad ambienti di squadra diversi in quanto”, come ci tenuto a sottolineare “una collaborazione efficace richiede pratica e riflessione”.
Tutto vero, tutto palesemente ineccepibile, tutto incontrovertibile in quanto le “attività di gruppo regolari, combinate con discussioni ponderate su ciò che funziona e ciò che non funziona, aiutano i bambini a sviluppare naturalmente queste abilità essenziali” che se promosse precocemente permetteranno ai nostri figli di affrontare un futuro in cui la connessione umana e la creatività rimarranno fondamentali anche nel caso di una progressiva crescita dell’intelligenza artificiale.
Tutto, come detto, verissimo e condivisibile ed infatti ritengo sia impossibile non essere d’accordo con lei, ma il fatto che lei abbia postato esattamente ciò che abbiamo qui avuto modo di apprezzare, il fatto che lei abbia commentato il tutto nel medesimo post scrivendo testualmente “Questa è la più grande abilità di cui i bambini hanno bisogno oggi e nessuno può farmi cambiare idea” nonché aggiungendo “Nella mia famiglia giochiamo sempre insieme senza strumenti digitali perché abbiamo riconosciuto da decenni che non solo i bambini hanno bisogno di imparare ad usare le loro meravigliose abilità di creatività e lavoro di squadra, ma anche i genitori e gli adulti” evidenzia che ciò che lei auspica sia la più ampia diffusione possibile di un prerequisito tanto essenziale per affrontare la AI Revolution, quanto affatto presente nella società attuale per tutta una serie di ragioni di cui palesemente i più paiono non avere la benché minima percezione, consapevolezza e men che mai conoscenza.
In altre termini quanto giustamente la Dr. Boeckenfeld ha evidenziato è la necessità di qualcosa che dubito, oggi come oggi, possa essere agevolmente trasmesso non avendo il cittadino comune, come del resto la maggior parte degli illustri personaggi che di tale tematica discettano amabilmente in convegni e tavole rotonde, la necessaria consapevolezza per farlo poiché quanto qui auspicato è sì esattamente ciò che ora dovrebbe assolutamente essere (e che è stato la normalità in passato, quando io ero –ho 65 anni– giovane), ma che decenni di attività politica e di derive demagogiche ideologiche e paraideologiche hanno distrutto perseguendo l’omologazione globale del pensiero, delle aspirazioni, degli ideali e delle identità dei singoli al solo scopo di perseguire un sempre più ampio controllo del pensiero –e perfino del gusto estetico delle masse– con il preciso intento di creare il perfetto homo economicus individualista, separativo, egoista, esibizionista, arrivista, manipolativo, consumista, per nulla consapevole di sé stesso e le cui sole ambizioni risiedono nel possedere cose ad ogni costo e con ogni mezzo possibile.
La domanda che viene spontaneo porre alla insigne Dr.ssa e a quanti fanno proprio questo suo approccio –che costituiscono la stragrande maggioranza dei politici che ho sin qui udito parlare ed esprimersi nel gergo politico del parolaio che con il giusto eloquio maschera la palpabile incompetenza, ché per i tecnici del settore il discorso è completamente differente non essendo a loro ascrivibile la responsabilità delle conseguenze dell’esplorazione di un nuovo ambito – riguarda il se si sono posti il problema di guardare fuori delle finestre dei loro patinati uffici, delle loro sale riunioni e sale convegno per guardare il mondo reale che li circonda, per domandarsi come pensano che possa educare alla consapevolezza ed alla collaborazione paritetica tra singoli, come possa far crescere l’intelligenza emotiva, come possa educare al brain storming creativo chi è nato, vissuto e cresciuto in un mondo dove uno dei fattori peggiori di inquinamento è rappresentato dalle migliaia e migliaia di miliardi di USD di quei prodotti derivati, tanto per citare un elemento alquanto significativo caratterizzante la nostra epoca, che rappresentano la punta di diamante di un processo degenerativo di scollamento dalla realtà di quell’umano che oggi si dice di voler promuovere.
Perché la realtà è ben diversa e forse non sarebbe male cercare di prendere contatto con il mondo reale prima che l’impatto della AI Revolution ci costringa ad un doloroso confronto con tutti i nostri errori: quelli, tanto per dire, che ci impongono di pensare quanto prima ad un nuovo modello di sviluppo della cui urgenza ho già avuto modo di parlare, sia pure sinteticamente, con riferimento ad un diverso contesto.
Se si considera il mondo per quello che è ora e non per quello che dovrebbe essere e la Dr. Boeckenfeld giustamente vorrebbe fosse, se non si parte evidenziando che il tutto dovrebbe prendere le mosse dalla presa in esame dei drammatici dati riguardanti l’enorme diffusione dell’analfabetismo funzionale in Occidente e quanto sia falso affermare che, conformemente alla valutazione dell’OCSE, si possono definire analfabeti funzionali coloro che non superano il 1° livello cognitivo, quando in un mondo tutto all’insegna della AI questo dovrebbe essere riferito a persone incapaci di raggiungere e superare il 3°, non si tiene conto che oggi più del 75% degli occidentali non è in grado di affrontare le conseguenze della AI Revolution.
E si badi bene che non sono un nemico del progresso e dell’innovazione per mia storia personale e formazione: tutt’altro! Ma proprio per questo mi rendo conto delle difficoltà di cui pare la Dr. Boeckenfeld, in totale e genuina buonafede, non pare essersi resa conto: il mondo attuale, il mondo Occidentale non è preparato ad affrontare questo cambiamento epocale perché culturalmente depresso anche ai livelli medio e medio-alti, perché affetto dalle conseguenze di una divisivitá patologica, perché è il risultato di un millantato mito illuministico che ancora ci fa ritenere a torto che la Rivoluzione Francese sia stato un evento volto a promuovere l’emancipazione delle masse, quando in realtà fu un moto ispirato da una filosofia che promuoveva l’ingresso nelle stanze del potere della sola grossa borghesia imprenditoriale in senso lato dell’epoca.
Il mondo attuale è un mondo dove nemmeno lo sport è avulso dal business, dove non è possibile per i bimbi giocare con i loro coetanei perché tutto è agonismo, competizione, desiderio di prevalere e conquistare il maggior numero di like sui social a tutti i costi, perfino prostituendo pubblicamente sé stessi in ogni possibile modo con l’avallo, quando non addirittura con il fattivo supporto, delle famiglie d’origine in un contesto malato sotto il profilo etico, culturale e valoriale in senso lato.
Ché il mondo reale attuale è quello che ha rispolverato l’antisemitismo come elemento aggregante, quello in cui si spaccia per green ciò che determina le guerre di cui nessuno parla, come quelle –tanto per intenderci– per il cobalto in Congo e per l’oro in Sudan, quello che promuove un social network come TikTok sul quale basta passare qualche ora per rendersi conto del perché di questa accelerazione pilotata della trasformazione AI che è oltremodo essenziale per tagliare fuori dai processi produttivi e decisionali chi ora come ora non solo non è più in grado di farne parte per ignoranza ed assenza di valori, ma per somma è pure incapace di rendersi conto della propria degradata condizione in primis cognitiva.
Il mondo Occidentale attuale, piaccia o non piaccia, è quello profeticamente descritto da Henri-Frederic Amiel in una pagina del suo famosissimo “Frammenti di diario intimo”, del 1871: “Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento”.
Non si tratta di un pensiero politically incorrect, ma di una mera presa di coscienza del fatto che il futuro è in fieri nel presente di ogni età, a patto di avere la giusta obiettiva e non pregiudiziale capacità di analisi allorché si legge il presente: cosa rara, ma il cui difetto in questo caso potrebbe portare non al trionfo dell’Occidente, bensì al suo rapido declino per implosione, è lecito supporre, persino violenta per criticità endogene potenzialmente persino eterostimolate e conseguentemente eterodirette trovandosi l’intero Occidente nel bel mezzo di un vero e proprio conflitto globale di tipo proxy nonché cognitivo.
Quantunque la sfida rappresentata dalla oggettiva difficoltà di emendare questi errori nei contesti democratici attuali sia pressoché quasi impossibile da vincere dato che le scelte necessarie non sarebbero mai votate, così come mai compresi sarebbero i loro promotori dalla stragrande maggioranza degli elettori a causa del dilagante analfabetismo funzionale che palesemente impedisce da anni l’affermazione di classi politiche idonee allo scopo e soprattutto degne di questo nome, al di qua così come al di là dell’Atlantico, vale sicuramente la pena di provarci, non fosse altro che per l’altissima posta in gioco.
In mancanza di una risposta da parte dalle strutture istituzionali vi è chi, a suo modo, e forse con il recondito supporto di una parte di ‘quelle’, sembra essersi attivato per cercare, se non altro, di arginare una parte del problema rappresentato in primis dall’analfabetismo funzionale di cui sopra, sicché è lecito ritenere che da questo abbia preso le mosse il progetto di un mondo tutto all’insegna del primato di una aristocrazia tecnologica che consenta di bypassare le, per lo più insulse, conflittualità politiche deprivando i più della forza contrattuale generata dalla necessità di avvalersi della loro opera come ‘maestranze’ tanto negli eserciti, quanto nelle imprese dell’intera filiera produttiva così come pure nei comparti amministrativi e logistici primari: un qualcosa che è stato ritenuto possibile grazie alla introduzionea della Artificial Intelligence ovunque la Human Intelligence (la HI) si è diffusamente dimostrata oltremodo fallace.
Peccato che questo modus operandi rischia, allo stato attuale, di non essere la soluzione del problema, o quanto meno non la soluzione in senso lato del problema, bensì la causa del collasso del sistema come conseguenza della emarginazione di qualcosa come l’80-90% della popolazione mondiale reso ‘inutile’ a tutti i livelli e come tale escluso da quel mondo cui ha sin qui ritenuto di poter appartenere di diritto e contro il quale potrebbe reagire in modo oltremodo inconsulto e, come detto, persino violento.
Quanto sin qui esposto vuole essere solo uno spunto di riflessione su un tema di cui tutti parlano anche se con eccessiva superficialità: non si tratta di bloccare ciò che non può essere bloccato, ma di guardare a ciò che la fine del primato della politica fa passare sotto silenzio conformemente ad una logica di tipo imprenditoriale che, come tale, guarda al breve o al più medio periodo, quando in realtà il tutto dovrebbe essere gestito con le logiche di medio e lungo periodo proprie degli statisti di un tempo, emendate di tutti quegli elementi che nel secolo scorso hanno portato a ben due conflitti mondiali.
Nello specifico mi sto riferendo al progetto varato da Peter Thiel e dal gruppo, da lui di fatto ispirato, coordinato e diretto, degli imprenditori della Silicon Valley, ovverosia quello che, tanto per intenderci, aveva puntato a promuovere la candidatura alla White House del Governatore della Florida, quel Ron DeSantis successivamente costretto al ritiro dalla decisa presa di posizione in seno al GOP di un redivivo Donald Trump cui all’inizio erano stati tagliati tutti i finanziamenti di quel gruppo di imprenditori che ne avevano favorito la vittoria alle presidenziali del 2016.
Dato il particolare momento storico vale sicuramente la pena prendere in esame quanto efficacemente e sinteticamente rappresentato da Samuel Hammond in un suo articolo, del lontano e decisamente non sospetto 2016, significativamente intitolato “Peter Thiel’s plan to become CEO of America”.
L’importanza dell’analisi di Samuel Hammond risiede principalmente nell’aver posto giustamente l’accento su un aspetto per lo più trascurato da tutti coloro che hanno cercato di comprendere le ragioni profonde del fattivo ed appassionato supporto dato in passato da Thiel al neo rieletto Presidente americano: quello di essere Trump un personaggio da sempre noto per la sua tendenza a delegare, delegare tutto, perfino la conduzione della sua stessa campagna elettorale.
Un aspetto, questo, che ha a suo tempo giustamente indotto Timothy B.Lee ad affermare testualmente: “l’argomentazione di Peter Thiel a favore di Donald Trump non ha alcun senso” in quanto “è difficile capire come l’elezione di Donald Trump – un uomo non noto per la sua competenza manageriale o per la sua padronanza dei dettagli politici”, possa essere stata ritenuta da Peter Thiel foriera di un cambiamento sostanziale della politica americana tale da “ rendere il governo nuovamente competente“, esprimendo in tal modo una considerazione che ci porta a concludere che l’unica possibile spiegazione del sostegno dato a suo tempo da Thiel a Trump ha avuto la sua ragion d’essere nel desiderio che Trump facesse saltare il sistema e ricominciasse da capo.
Detto in altri termini la scommessa di Thiel, lo scopo principale perseguito da questo attivo miliardario della Silicon Valley (di cui si può leggere alquanto diffusamente in un articolo apparso su Gli Stati Generali del 27 Febbraio 2023 con il titolo “Freedom Caucus: la tecnocrazia che avanza”) allorché a suo tempo decise di appoggiare Trump era stato quello di usare la presidenza Trump come parte integrante del suo percorso per diventare, riportato poc’anzi, il CEO ombra degli Stati Uniti d’America, ovverosia la persona in grado di sussurrare all’orecchio del Presidente cosa fare, quando farlo e come farlo per realizzare il suo personale progetto politico riformatore.
In questo senso l’appoggio dato successivamente a Ron DeSantis sarebbe stato solo strumentale, configurandosi come il tentativo, operato ancora una volta per interposta persona, di capitalizzare il risultato fondamentale conseguito grazie alla Presidenza Trump e consistente della messa in stato di crisi dell’intero establishment politico americano di cui lo stesso Presidente Trump aveva fatto emergere –ed ancora si accingere a far ulteriormente emergere– le enormi criticità strutturali che, del resto, sono state ampiamente e diffusamente confermate da tutta la Presidenza Biden.
Detto altrimenti: quando Thiel ha votato per Trump, né più e né meno di quando si accingeva a fare per DeSantis, in realtà ha votato e verosimilmente avrebbe votato esprimendosi a favore di Ron DeSantis, per sé stesso, per la propria, quindi, – e non per l’altrui–, competenza (mettendo in conto anche qualche ‘imbarazzo’, come era stato con Trump).
In questo senso la presenza di Elon Musk nello staff attuale del Presidente Trump andrebbe a mio avviso letta con decisamente maggiore attenzione di quella che solitamente la stampa gli riserva allorché lo stesso, questa volta –si badi bene– in veste istituzionale, esprime giudizi di non poca durezza sui politici più in vista del Vecchio Continente, giudizi di merito importanti e di decisamente ben calibrata incisività soprattutto allorché questi vanno a stigmatizzare non poco le ben poche competenze dei tirati in ballo di volta in volta, nonché la loro generalizzata inadeguatezza.
Competenza, dicevamo, rispetto a cosa? Un famoso discorso di Thiel, di cui un’ampio resoconto è stato proposto il 24 Luglio 2016 da un articolo di Chriss W. Street intitolato “Silicon Valley ‘Dazed and Confused’ by Peter Thiel’s RNC Speech”, a detta del decisamente attenti Hammond, contiene un significativo indizio. In esso Thiel ha infatti sostenuto che l’America degli anni ’50 e ’60 era fondamentalmente high tech, come tale si spingeva contro le frontiere della scienza e integrava la sua funzione pubblica con la tecnologia più avanzata: il progetto Apollo ne è stato a suo tempo un esempio allorché, deciso che fu di andare sulla Luna, per farlo ci vollero appena sette anni a differenza di quanto accade oggi, un’epoca che richiede anni ed anni anni solo per costruire un ponte e a volte solo per intitolarne uno.
Fortunatamente, su questi punti Thiel ha delle risposte-proposte che ci aiutano non solo a capire il suo punto di vista, ma anche, cosa questa per noi fondamentale, a comprendere a cosa punti il sostegno finanziario da lui elargito alla politica non tanto di questo o di quel personaggio in quanto tale, bensì come tassello facente parte di quella intellighenzia che potrà agevolarlo nella promozione del personaggio politico di riferimento più idoneo a fargli realizzare il suo obiettivo consistente nel poter arrivare a muovere le fila della politica nazionale ed internazionale partendo dalla Casa Bianca. Attraverso il Founders Fund, Thiel, ad esempio, ha investito a suo tempo decine di milioni di dollari in Space-X, la società missilistica di Elon Musk che sta progettando un viaggio con equipaggio su Marte –e Palantir, la società di analisi da 20 miliardi di dollari di Thiel, che già nel 2016 vantava centinaia di milioni di dollari in contratti governativi statunitensi per aiutare agenzie federali come il DHS e la CIA a integrare e strutturare i dati, ma anche –dico io– per diventare parte integrante del sistema stesso.
Quando Thiel parla di queste cose non parla solo di tecnologia ma di qualcosa che va ben oltre poiché punta a rivoluzionare l’intero assetto del Paese in chiave aziendale, per poi passare giocoforza a rivoluzionare quello dell’intero pianeta.
La sua visione del mondo è ben descritta da alcune significative considerazioni storico-filosofiche come, ad esempio, quella del saggista scozzese del XIX sec. Thomas Carlyle, un fermo sostenitore come Thiel del governo dei migliori: “Trova in qualsiasi paese l’uomo più abile che esiste lì; elevalo al posto supremo e riveriscilo lealmente: hai un governo perfetto per quel paese ; nessuna urna elettorale, eloquenza parlamentare, voto, costruzione della costituzione o altro meccanismo può migliorarlo minimamente. È nello stato perfetto; un paese ideale”, ovvero quella che il blogger neoreazionario, Mencius Moldbug, all’anagrafe Curtis Yarvin, ha pubblicato in occasione della morte di Steve Jobs.
Dal punto di vista di Yarvin, il governo è solo una società con alcuni strati aggiunti di sfarzo e circostanze democratiche. Un governo efficace, come una società efficace, ha bisogno di un grande amministratore delegato; un monarca illuminato; qualcuno con visione, forza e, soprattutto, capacità di delegare (ma non alla Trump, per insipienza)… “Posso dirti esattamente come vengono prese le decisioni in Apple”, ha scritto Yarvin in un post del 2009: “In primo luogo, Apple trova un uomo . Lo assume, appunto. E avendo assunto quest’uomo , gli dice: signore, questa decisione è sua .
Per Yarvin, però, l’asse dei ruoli assunti da Trump e Thiel era invertito, sicché quando gli è stato chiesto come avrebbe risolto il decadimento del governo degli Stati Uniti, Yarvin ha risposto “Trova il miglior giocatore di scacchi che riesci a trovare e dagli il lavoro” attribuendo implicitamente a Trump il ruolo del selezionatore di talenti e a Thiel quello di “migliore giocatore di scacchi”, non rendendosi conto che nella realtà, e nella visione di Thiel, i ruoli andavano invertiti in quanto è per Thiel che il mondo intero è come una startup mentre il povero Trump ha solo beneficiato, per arrivare dove è arrivato, di talenti mediocri e tanta arrogante supponenza.
Una startup per Thiel è fondamentalmente strutturata come una monarchia, anche se usare certi termini può essere controproducente perché il tutto sembrerebbe stranamente antiquato e, per somma, al giorno d’oggi, ciò che non è afferente alla ‘democrazia’ mette a disagio le persone in quanto in contrasto con ciò a cui siamo abituati tanto dalla retorica main stream, quanto dalle lezioni di educazione civica, anche se la verità è che le startup e i loro fondatori tendono verso il lato dittatoriale perché quella è la governance che funziona meglio per le startup.
Così una startup, così uno Stato, così il suo Governo, almeno nell’immaginario di Thiel che non a caso ha scritto : “Non credo più che libertà e democrazia siano compatibili. … Una metafora migliore è che siamo in una corsa mortale tra politica e tecnologia. Il futuro sarà molto migliore o molto peggiore, ma la questione del futuro rimane davvero molto aperta. Non sappiamo con esattezza quanto sia combattuta questa gara, ma sospetto che possa esserlo molto, addirittura fino al filo. A differenza del mondo della politica, nel mondo della tecnologia le scelte dei singoli possono ancora essere fondamentali. Il destino del nostro mondo può dipendere dallo sforzo di una singola persona che costruisce o diffonde la macchina della libertà che rende il mondo sicuro per il capitalismo”.
Tenendo in debito conto le considerazioni sin qui fatte appare quanto mai evidente che parlare di Trump, ma a maggior ragione di Thiel, facendo uso, come molti ‘esperti’ hanno fatto, di espressioni in cui ricorrente è stato il richiamo a certi atteggiamenti definiti fascisti è stato oltremodo improprio in quanto il termine più accurato per qualificare la posizione ideologica di Thiel è quella che si rifà ad una sorta di feudalesimo corporativo o assolutismo illuminato che è decisamente altro dal fascismo e dai suoi derivati para ideologici: l’equivoco è stato generato dal suo apparentamento a Trump che gli è valso un certo qualunquistico aprioristico ostracismo ed una certa marchiatura per un suo presunto fascismo latente old-style.
Nel concreto, tuttavia, il suo appoggio ad una idea che vede nel benevolo e tecnocratico dittatore la figura cardine del nuovo modello sociale strutturato e governato secondo un modello aziendale non può non inquietare i più.
Tra l’altro, per certi versi, merita sottolineare come questo aspetto abbia permeato sistematicamente, almeno orientativamente, anche la esperienza trumpiana, una circostanza che ci permette di fare ancora più luce, pur con tutte le formule dubitative del caso, sugli obiettivi perseguiti da quanti hanno sostenuto ed ancora sostengono gli esponenti politici più in vista dell’estrema destra repubblicana: e poco importa che questi si chiamino Donald Trump o Ron DeSantis.
Ben venga, quindi, la AI Revolution ma non senza una preventiva valutazione dei rischi che corriamo prima che sia troppo tardi e questo nell’interesse di tutti.
Detto per inciso vale la pena, visto che tanto confidiamo nella AI. prendere in considerazione due risposte ad altrettante domande poste proprio alla AI che fanno da adeguato corollario alla disamina sin qui proposta..
Domanda 1: “Quanti disoccupati ci saranno nel mondo a causa della AI?”
Risposta: “La stima del numero di disoccupati a causa dell’intelligenza artificiale (AI) dipende da vari fattori, tra cui la velocità di adozione della tecnologia, la natura dei settori coinvolti, le politiche governative e l’adattamento delle forze di lavoro. Attualmente, è difficile prevedere esattamente quanti posti di lavoro saranno persi, ma ci sono alcune tendenze generali che si stanno osservando:
1)Settori a rischio: I lavori che coinvolgono attività ripetitive e di routine, come la produzione, il trasporto (ad esempio, autisti di camion e taxi), la gestione dei dati e la customer service, sono tra i più vulnerabili all’automazione tramite AI. Secondo alcune stime, fino al 30-40% dei posti di lavoro potrebbero essere automatizzati in alcuni settori.
2)Nuove opportunità: Tuttavia, l’adozione dell’IA può anche creare nuovi tipi di lavoro, specialmente in ambiti come la progettazione, la manutenzione, l’etica dell’IA, e i settori legati alla tecnologia e alla gestione dei dati. Secondo alcuni esperti, per ogni lavoro perso, potrebbero essercene altri creati, ma questi potrebbero richiedere competenze diverse.
3)Impatto variabile per paese: Gli effetti sull’occupazione dipenderanno molto dalle politiche economiche dei singoli Paesi. I Paesi con sistemi di formazione avanzata e politiche di riqualificazione professionale saranno meglio preparati ad affrontare la transizione, mentre quelli con economie meno sviluppate o politiche di supporto deboli potrebbero affrontare disoccupazione più elevata.
Secondo studi di organizzazioni come il World Economic Forum, l’automazione e la AI potrebbero causare la perdita di circa 85 Mln di posti di lavoro entro il 2025, ma potrebbero anche creare 97 Mln di nuovi posti di lavoro più adattati ai cambiamenti tecnologici.
In sintesi, la domanda di lavoro cambierà, ma l’impatto dipenderà in gran parte da come le società gestiranno la transizione tecnologica, l’educazione e la riqualificazione dei lavoratori”.
Domanda 2: “Quanti disoccupati ci saranno nel mondo Occidentale a causa della AI?”
Risposta: “Il numero di disoccupati nel mondo occidentale a causa dell’intelligenza artificiale (IA) dipende da vari fattori, tra cui l’adozione tecnologica, la struttura economica dei singoli paesi e le politiche di adattamento del mercato del lavoro. Tuttavia, possiamo fare alcune stime generali basandoci su ricerche e analisi recenti.
1. Settori a rischio
Nei paesi occidentali, alcuni settori sono particolarmente vulnerabili all’automazione tramite AI:
- Produzione industriale: Le industrie manifatturiere e automobilistiche, dove robot e IA possono svolgere compiti ripetitivi, potrebbero vedere una riduzione significativa dei posti di lavoro.
- Trasporti: Con l’avanzamento delle auto a guida autonoma, potrebbero esserci impatti sul settore dei trasporti, in particolare per autisti di camion, taxi e altri veicoli.
- Servizi al cliente: I call center, l’assistenza clienti e i lavori di supporto sono sempre più automatizzati tramite chatbot e assistenti virtuali, con una possibile riduzione dei posti di lavoro in questi settori.
- Amministrazione e gestione dati: L’automazione delle mansioni amministrative o di routine, come la contabilità e la gestione documentale, potrebbe ridurre la necessità di manodopera in alcuni uffici
2. Stime sull’impatto occupazionale
Secondo alcuni studi, come quelli condotti da McKinsey e PwC, si prevede che l’adozione dell’AI e dell’automazione porti alla perdita di una percentuale significativa di posti di lavoro nei paesi occidentali, con effetti variabili:
- McKinsey stima che fino al 25% dei posti di lavoro in Europa e negli Stati Uniti potrebbero essere automatizzati entro il 2030, sebbene la maggior parte delle perdite riguardi i lavori a bassa qualifica o ripetitivi.
- PwC prevede che l’automazione potrebbe causare la perdita di circa il 20-30% dei posti di lavoro in determinati settori in Europa e Nord America entro i prossimi 10-15 anni, con un impatto più marcato sui lavori più routinari e meno su quelli creativi o che richiedono interazioni umane complesse.
3. Creazione di nuovi posti di lavoro
Nonostante le perdite, l’adozione dell’IA avrà anche un effetto positivo creando nuovi posti di lavoro, specialmente in settori come:
- Tecnologia: Sviluppo di IA, analisi dei dati, cyber security, ingegneria del software, e ricerca.
- Servizi professionali: Consulenza strategica per le aziende che vogliono implementare l’AI, gestione del cambiamento, formazione e riqualificazione della forza lavoro.
- Salute e istruzione: con il miglioramento dell’AI, ci sarà una crescente domanda di medici, infermieri, e insegnanti per gestire nuove tecnologie.
4. Politica di riqualificazione
Il modo in cui i governi dei Paesi occidentali affrontano l’impatto sociale dell’AI sarà cruciale. I Paesi che investiranno in programmi di riqualificazione, aggiornamento delle competenze e supporto alla transizione avranno maggiori possibilità di mitigare l’impatto negativo sull’occupazione.
Ad esempio:
- Iniziative governative: Paesi come la Germania e il Regno Unito stanno già avviando programmi per aggiornare le competenze dei lavoratori, mentre l’Unione Europea ha lanciato iniziative per sostenere la formazione digitale e l’innovazione.
- Supporto alla transizione: in alcuni paesi, la protezione sociale potrebbe aumentare per supportare i lavoratori che perdono il posto a causa dell’automazione.
In sintesi, l’impatto dell’AI sull’occupazione nei Paesi occidentali sarà significativo, ma dipenderà dalla capacità di adattamento dei sistemi economici e del mercato del lavoro. Le stime variano, ma è probabile che nei prossimi 10-20 anni si perderanno milioni di posti di lavoro, soprattutto in settori vulnerabili come la produzione e i servizi a bassa qualifica. Tuttavia, l’adozione di politiche di riqualificazione e la creazione di nuovi posti di lavoro tecnologici potrebbero –il condizionale qui è oltremodo d’obbligo– limitare l’effetto negativo sulla disoccupazione complessiva”.
Tutto bene, quindi, con la benedizione dell’Intelligenza Artificiale?
No, niente affatto in quanto –e qui entra in gioco ciò che la Dr. Boeckenfeld ha giustamente sottolineato essere l’elemento umano insostituibile dalla AI, ovverosia l’intuito— il problema dell’impatto dell’analfabetismo funzionale, per come viene affrontato in Occidente, risente di una sottostima della diffusione dello stesso nonostante le sue implicazioni siano considerevoli per l’efficacia dei sistemi educativi, per la produttività economica e per la partecipazione democratica (per quest’ultimo aspetto il sospetto che la cosa non dispiaccia a buona parte della sprovveduta politica politicante attualmente in auge nel Vecchio Continente è decisamente forte).
Le ragioni che conducono a questa sottostima, al di là delle illazioni (ma siamo proprio sicuri che siano solo illazioni?) di cui sopra, sono molteplici anche se la cosa è in primo luogo una conseguenza diretta della sua non sempre facile identificabilità e riconoscibilità attraverso i tradizionali indicatori di alfabetizzazione: questo per non parlare del fatto che il sistema educativo tende a concentrarsi più sulla capacità di leggere e scrivere a livello elementare, che su quella di comprendere e utilizzare informazioni complesse.
In altri termini per affrontarlo sarebbe necessario un approccio più olistico che promuovesse competenze critiche, digitali e di comprensione avanzata dei testi, affinché le persone possano partecipare pienamente alla società contemporanea: sempre che questo sia l’obiettivo principale di una pubblica istruzione che non è nata per emancipare ed educare ad un libero pensiero, tra l’altro da sempre osteggiato da chi detiene il potere e questo a prescindere dalla disposizione ideologica, vera o millantata che sia, dall’epoca e dalla latitudine.
Le principali cause che hanno condotto alla summenzionata sottostima sono:
- la percezione distorta dell’alfabetizzazione che consegue dal fatto che in molti Paesi occidentali, l’alfabetizzazione è tradizionalmente misurata con riferimento alla capacità di leggere e scrivere a un livello base, ma non viene adeguatamente presa in considerazione la capacità di comprendere e applicare informazioni complesse mentre l’analfabetismo funzionale va oltre il mero “saper leggere” in quanto include la comprensione di testi complessi, la capacità di navigare nelle informazioni in un contesto digitale comprendendo, analizzando e validando notizie online o documenti ’abilità di prendere decisioni informate sulla base delle informazioni ricevute. Molte, al giorno d’oggi, sono coloro che quantunque sappiano leggere e scrivere possono comunque essere incapaci di comprendere testi complessi e/o di elaborare informazioni in modo critico, anche se questo non emerge facilmente nei tradizionali test di alfabetizzazione;
- la focalizzazione sull’istruzione formale: molti Paesi Occidentali pongono fin troppa enfasi sul completamento del ciclo di istruzione formale (scuola dell’obbligo, diplomi, università) senza valutare adeguatamente la qualità della formazione nell’affrontare l’analfabetismo funzionale. Fin troppo spesso le scuole non preparano adeguatamente gli studenti a gestire testi e informazioni che richiedono pensiero critico, analisi delle fonti e/o comunicazione complessa: tutte abilità fondamentali in un mondo che richiede di prendere decisioni informate in un contesto sempre più digitalizzato;
- la mancanza di consapevolezza pubblica. Molte persone che soffrono di analfabetismo funzionale non sono consapevoli del problema. Spesso non si rendono conto che la loro difficoltà nel comprendere o utilizzare le informazioni è una forma di analfabetismo. Questo può essere particolarmente vero tra gli adulti, che possono aver completato un ciclo educativo senza aver mai sviluppato pienamente le competenze per comprendere informazioni più complesse. Inoltre, le persone in situazioni di analfabetismo funzionale potrebbero non cercare aiuto o non essere identificate come bisognose di un supporto educativo adeguato.
- gli stereotipi e la stigmatizzazione. Anche se l’analfabetismo funzionale è spesso associato a problemi di povertà, marginalizzazione sociale e bassa scolarizzazione, non è vero che esso sia un fenomeno limitato ai gruppi più svantaggiati. Esistono persone con un’istruzione universitaria che soffrono di analfabetismo funzionale, ma non sono facilmente riconoscibili. Questo porta a una sottostima del problema, poiché l’analfabetismo funzionale non è legato solo alla mancanza di istruzione formale, ma può anche derivare da modalità didattiche inadeguate, disattenzione, o un apprendimento parziale durante l’educazione.
- le competenze digitali e l’Intelligenza Artificiale. L’evoluzione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza Artificiale ha reso più evidente la carenza di competenze non solo linguistiche, ma anche digitali. In un mondo sempre più connesso, chi non è in grado di interpretare correttamente le informazioni online o di comprendere il significato di messaggi digitali (ad esempio, la lettura critica delle notizie, la gestione dei dati online o la navigazione in contesti complessi) cui, per somma, dobbiamo aggiungere
- le difficoltà oggettive di misurazione. Ed infatti misurare l’analfabetismo funzionale non è cosa semplice in quanto i test standardizzati di alfabetizzazione, che misurano solo la lettura di frasi semplici, non sono sufficienti a catturare la complessità del fenomeno visto che l’analfabetismo funzionale si manifesta in vari contesti: nelle scelte quotidiane o nell’interazione con testi tecnici, economici o politici. Da ciò segue che dal modo in cui viene definito e misurato il problema si ha che lo stesso può sembrare meno grave di quanto non sia in realtà.
Appare a questo punto incontrovertibilmente evidente che tutti i trionfalismi di questi ultimi tempi relativi alla positività della AI Revolution risultano essere un qualcosa da rimeditare totalmente quanto alle conseguenze di una sua repentina introduzione ed attuazione, e ciò anche alla luce di un altro dato che sin qui non è mai stato preso in esame: con riferimento alle valutazioni, di cui sopra, richieste direttamente alla IA circa l’impatto sul mercato del lavoro, i dati che attualmente ha a disposizione l’IA sono dati ottenuti mediante rilevamenti indiretti, ovverosia non ottenuti per effetto di una interazione tra l’IA stessa e gli umani analizzati per tramite di un questionario direttamente concepito dall’Intelligenza Artificiale.
E poiché è legittimo chiedersi come dovrebbe essere concepito un questionario più efficace, vediamo quali modifiche o integrazioni sarebbero più idonee per migliorare, ad esempio, quello predisposto dall’OCSE attraverso il programma PISA, per l’acquisizione di dati sui livelli cognitivi in Occidente, che si concentra principalmente su studenti di 15 anni e sulle loro competenze in lettura, matematica e scienze. Il questionario PISA, che misura le competenze cognitive degli studenti in modo rigoroso, utilizzando scenari realistici e compiti che riflettono situazioni della vita quotidiana (come la risoluzione di problemi e l’interpretazione di informazioni) e il loro approccio critico alle informazioni, presenta tuttavia della aree decisamente migliorabili con riferimento:
- alla focalizzazione demografica visto che il questionario PISA è orientato agli studenti, mentre un questionario più idoneo allo scopo qui indagato dovrebbe essere rivolto alla popolazione adulta;
- ai contenuti e struttura. Il questionario OCSE ha una componente molto forte di valutazione delle competenze in scienze e matematica, con compiti che si prefiggono di andare oltre la semplice lettura e comprensione del testo, anche se risulta lacunoso per quello che riguarda le competenze digitali e l’uso critico delle informazioni, ovverosia verso quei temi recenti che in PISA non sono trattati in modo approfondito a causa della decisamente opinabile focalizzazione demografica poco pagante per valutare l’impatto della AI Revolution sulla società attuale nel suo complesso.
- ed alla misura delle competenze: infatti mentre il PISA si basa su una scala internazionale con indicatori di prestazione, un questionario più adatto allo scopo qui perseguito dovrebbe includere domande più pratiche e contestualizzate, puntando sulla vita quotidiana e le competenze applicabili in contesti sociali e lavorativi
Tanto si consiglia in quanto poiché il fine ultimo della somministrazione di questi questionari è quello della valutazione di più ampio respiro possibile della attuale effettiva capacità di utilizzare le competenze cognitive medie per risolvere problemi reali, il diverso approccio proposto tiene conto del fatto che al momento urge richiedere una maggiore attenzione alle competenze digitali e di pensiero critico, in quanto aspetti di crescente importanza nella società contemporanea che ne difetta non poco.
In questo senso non sarebbe male se nella Sezione 1 di un ipotetico questionario migliorativo, quella denominata “Lettura e comprensione del testo” figurassero quesiti così concepiti:
Comprensione di un testo scritto
Leggi il seguente testo e rispondi alle domande. (Testo: es. un articolo di giornale su una tematica economica, sociale o scientifica)
Domanda 1: Qual è il punto principale dell’articolo?
- Il punto principale riguarda l’importanza di una politica economica più inclusiva.
- L’articolo discute un tema relativo alla storia dell’economia mondiale.
- Il testo non ha un punto principale chiaro.
Domanda 2: Secondo l’autore, quali sono le conseguenze principali di una politica economica attuale?
- La crescita sostenibile nel lungo termine.
- Un aumento della disuguaglianza.
- Una riduzione dell’occupazione
- Identificazione di informazioni specifiche
Domanda 3: Nel testo, quale delle seguenti misure è stata proposta per risolvere i problemi economici?
- Aumento delle tasse sui consumatori.
- Implementazione di un sistema di welfare universale.
- Privatizzazione dei settori pubblici.
Analogamente, per quello che attiene alla Sezione 2: “Competenze numeriche e di ragionamento quantitativo”
A)Risoluzione di problemi matematici pratici
Domanda 4: Se un prodotto che normalmente costa 200€ è scontato del 25%, qual è il prezzo finale?
150€
170€
- 180
- Interpretazione di grafici e dati
Domanda 5: (Con riferimento ad es. ad un grafico che relativo all’andamento dell’occupazione in vari settori) Qual è il settore che ha visto la maggiore crescita nell’ultimo anno?
- Settore tecnologico
- Settore agricolo
- Settore dei servizi
- Analisi di tendenze numeriche
Domanda 6: Se il numero di utenti di un’app aumenta del 10% ogni mese e attualmente ci sono 500 utenti, quanti utenti ci saranno dopo 3 mesi?
550
600
615
E con riferimento alla Sezione 3: “Competenze digitali e di navigazione”
A)Ricerca e valutazione delle informazioni online
Domanda 7: Stai cercando informazioni sulla sostenibilità ambientale. Ti capita un articolo con un titolo accattivante, ma non hai esperienza sul tema. Cosa faresti per valutare la credibilità dell’articolo?
- Controllerei la fonte dell’articolo e cercherei altre fonti per confermare le informazioni.
- Lo leggerei senza ulteriori verifiche.
- Condividerò l’articolo senza cercare conferme
- Uso dei social media per scopi informativi
Domanda 8: Leggi una notizia su un social media che afferma che una certa legge è stata approvata, ma non vi trovi fonti ufficiali. Come reagisci?
- Non credo alla notizia finché non trovo una fonte affidabile.
- Condivido subito la notizia con i miei amici.
- Accetto la notizia come vera senza ulteriori indagini.
e da qui passare a considerare la Sezione 4: “Pensiero critico e valutazione delle fonti” dove potrebbero trovare posto quesiti come quelli seguenti:
A)Analisi di argomentazioni e fonti
Domanda 9: Leggi il seguente passaggio (si riporta un’opinione o un articolo di opinione). Quale delle seguenti affermazioni rappresenta un’analisi logica della posizione dell’autore?
- L’autore ha fatto delle affermazioni forti senza fornire prove concrete
- L’autore ha presentato dati e fatti supportati da fonti attendibili.
- L’autore si è concentrato principalmente su opinioni personali senza considerare altre posizioni.
- Ragionamento logico
Domanda 10: Se tutti i politici sono membri di un partito, e Mario è un politico, è vero che Mario è un membro di un partito?
Sì
No
Non posso dirlo senza ulteriori informazioni
Per poi giungere alla Sezione 5 “Domande generali sulla formazione e l’auto-percezione delle competenze cognitive” da cui
- Percezione della propria capacità cognitiva
Domanda 11: Come valuteresti la tua capacità di comprendere testi complessi (articoli scientifici, documenti economici, ecc.)?
Molto buona
Abbastanza buona
Insufficiente
2. Esperienza e formazione digitale
Domanda 12: Hai mai partecipato a corsi o attività di formazione sulle competenze digitali?
- Sì, regolarmente
- Sì, occasionalmente
No, mai.
Il perché di tutto questo lungo excursus risiede nel fatto che nel malaugurato caso in cui il via definitivo alla AI Revolution su vasta scala giungesse, come di fatto tutto lascia intendere stia per avvenire, in assenza di una adeguata valutazione dell’incidenza dell’analfabetismo funzionale nel contesto sociale interessato, non pochi potrebbero essere i problemi imprevisti da affrontare in quanto una società gravata in modo significativo da una tale problematica si troverebbe, purtroppo a cose fatte, a dover fronteggiare le conseguenze sottoelencate delle criticità individuali e/o collettive di cui sopra e che nell’ordine sono:
Difficoltà di accesso alle informazioni da cui discendono tipicamente:
- una comprensione limitata di fatti e circostanze in quanto le persone affette da analfabetismo funzionale potrebbero avere difficoltà a comprendere le istruzioni, le interfacce utente e i risultati generati dall’Intelligenza Artificiale;
- la disinformazione in quanto la mancanza di capacità di valutare criticamente le informazioni può portare a una maggiore vulnerabilità alla disinformazione e alle fake news, dato che l’AI facilita la diffusione di contenuti.
Disoccupazione e inoccupabilità determinate
- dall’automazione: infatti l’Intelligenza Artificiale, automatizzando molte mansioni, specialmente quelle di basso livello, aumenta il rischio di disoccupazione per coloro che non possiedono competenze digitali o tecniche.
- dalla carenza di formazione: La necessità di riqualificazione professionale implica programmi di formazione che potrebbero non essere accessibili o comprensibili per le persone affette da analfabetismo funzionale.
Ineguaglianza sociale ed economica come conseguenza
- del divario digitale in quanto ci sarà una crescente divisione tra chi è in grado di sfruttare le tecnologie avanzate e chi, a causa delle proprie limitazioni, resterà escluso dai benefici dell’AI
- della marginalizzazione: gli individui con analfabetismo funzionale potrebbero essere sempre più marginalizzati, con difficoltà a partecipare pienamente alla vita economica e sociale.
Problemi etici e decisionali come conseguenza
- delle pratiche manipolative in quanto le persone con competenze limitate potrebbero essere più suscettibili alla manipolazione attraverso sistemi di tipo AI (ad esempio, nella pubblicità personalizzata o nelle ricette politiche), nonché
- dei Bias cognitivi nei Sistemi di Intelligenza Artificiale. Ed infatti, se i dati di addestramento contengono Bias cognitivi (ovverosia quegli automatismi mentali dai quali si generano credenze e da cui si traggono decisioni veloci, consistenti il più delle volte di errori di giudizio che impattano, nella quotidianità, non solo su decisioni e comportamenti ma anche sui processi di pensiero) le decisioni assistite dall’AI possono perpetuare disuguaglianze ediscriminazioni, impattando negativamente le comunità già vulnerabili.
Difficoltà nella fruizione dei servizi
- La crescente digitalizzazione dei servizi pubblici e privati può escludere i cittadini che non riescono a navigare in ambienti digitali, limitando l’accesso a sanità, istruzione e assistenza sociale.
- La mancanza di comprensione delle tecnologie può portare a una scarsa riuscita nell’uso di strumenti che potrebbero migliorare la qualità della vita: un qualcosa che inevitabilmente non potrà non tradursi in un drammatico spreco di risorse.
Esclusione dalla partecipazione civica
- Partecipazione politica: l’incapacità di accedere a informazioni e servizi politici digitali, nonché di validarne, a ragion veduta, i contenuti ridurrà progressivamente la già oltremodo scarsa partecipazione civica consapevole, limitando la democrazia e l’inclusione nelle decisioni collettive, cosa del resto già di per sé stessa mera demagogia visto che è impossibile pensare che possa esprimere un’opinione politica seria su, ad esempio, la Legge di Bilancio chi manco sa cosa è un tasso di sconto, il significato del differenziale debito/PIL o la differenza che passa tra inflazione e stagflazione
- Voto e Informazione. Le piattaforme digitali potrebbero non essere usate adeguatamente, compromettendo il diritto di voto e l’informazione sui diritti civili e sociali, sempre che questi diritti possano essere rivendicati da chi, a causa dell’automazione supportata dall’intelligenza artificiale combinata con , si troverà ad aver perso il proprio lavoro e con esso il proprio ruolo sociale nonché la propria forza contrattuale e quindi il proprio peso politico
Il quadro qui delineato credo sia, pur nella sua oggettiva non esaustività, un qualcosa che dovrebbe stimolare una una sostanziale rimeditazione di tutto quanto sino a ora ci è stato presentato presupponendo un mondo che attualmente non esiste.
Auspico che la risposta data a tutti i qui palesati interrogativi, non sia quella che solitamente la politica da e che posso sin da ora immaginare (in quanto in qualche modo già emersa a grandi linee) concepita ed articolata nel consueto stile dei politicanti di ogni tendenza e presunto apparentamento ideologico:
“Per affrontare questi problemi, è fondamentale promuovere politiche volte all’educazione e alla formazione continua, nonché garantire l’accesso equo alla tecnologia e ai servizi digitali. Investire nella alfabetizzazione funzionale e digitale è essenziale per garantire che tutti possano beneficiare delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e non restare indietro in un mondo sempre più automatizzato”: una frase pressoché di circostanza che così come è nulla ci dice di concreto e tutto millanta senza nulla palesare –per evidente totale mancanza di una reale conoscenza di cosa voglia dire AI Revolution– circa il come, il quando, avvalendosi di quali risorse, con quali tempistiche, mezzi, strumenti, strategia e cronoprogramma si intende concretamente procedere.