Gli incidenti cibernetici sono il principale fattore di rischio per le aziende. E in Italia, il 53% degli attacchi sono dovuti a cause legate all’errore umano. Sono alcuni dei passaggi contenuti nell’analisi pubblicata da Samuele Dominioni, ricercatore per Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.
L’articolo riporta i dati dello studio dell’Allianz Risk Barometer, che ogni anno stila una classifica dei maggiori rischi per il business. Il rapporto “ha valutato gli incidenti cibernetici come il principale fattore di rischio per le aziende” e “evidenzia come nel giro di cinque anni il rischio di incidenti cibernetici è passato dalla quinta alla prima posizione, superando un altro grande rischio per le aziende, quello della business interruption. È importante sottolineare come la dimensione cibernetica sia ormai diventata determinante e fondamentale per quelle economie (inclusa l’Italia) che hanno abbracciato la rivoluzione digitale”. L’analisi si chiede quindi: “Come si giustifica questa prima posizione? Siamo pronti a fronteggiare questo allarmismo?”.
“Il rapporto dell’Allianz Risk Barometer – scrive ancora Dominioni – fotografa un trend molto preoccupante. Resta da chiedersi se, oltre ad un crescente allarmismo, vi sono anche soluzioni proposte a livello politico per ridurre il crescente rischio percepito. A tal proposito, il principale asse d’intervento dovrebbe declinarsi in almeno tre macro aree: definizione di un’architettura di sicurezza cibernetica nazionale, investimenti per la cybersecurity aziendale, formazione e campagne di awarness. Per quanto riguarda ciascuno di questi aspetti, l’Osservatorio di Cybersecurity dell’ISPI ha prodotto analisi dello stato dell’arte a livello di Sistema Paese”.
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