Huawei avrebbe segretamente aiutato il governo della Corea del Nord a costruire e mantenere la rete wireless commerciale 3G del Paese. Il Whashington Post, che ha diffuso la notizia, sarebbe infatti in possesso di documenti segreti che, confermati da ex dipendenti del colosso cinese dei quali non è stata resa nota l’identità, proverebbero che Huawei, per almeno otto anni, ha collaborato “silenziosamente” con la cinese Panda International Information Technology, su svariati progetti in Corea del Nord.
Si tratta in particolare di file condivisi sulla piattaforma pubblica GitHub e consistono in due fogli di lavoro che identificano codici, nomi e fornitori di centinaia di progetti. Malgrado la secca smentita di Huawei, non risulta tuttavia chiarito se in passato siano stati condotti affari in Corea del Nord e, soprattutto, se malgrado la normativa americana sulle esportazioni, che vieta rapporti commerciali con la Corea del Nord, il colosso cinese abbia utilizzato componenti prodotti negli Stati Uniti per le sue tecnologie. É certo comunque che Huawei non ha contestato la veridicità dei documenti pubblicati dal Post.
Continuano ad infittirsi di un alone di mistero ed ambiguità i rapporti tra il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei e gli Stati Uniti.
A maggio di quest’anno, l’azienda è stata inserita dagli Usa nella black list delle aziende straniere, con conseguente divieto di esportare o importare prodotti dal mercato americano. E’ comunque solo di pochi giorni fa la notizia di un atteggiamento distensivo degli Usa verso Huawei, nell’aspettativa di dare un nuovo impulso ai negoziati commerciali, coerentemente con quanto dichiarato dal Presidente Trump in occasione del G20. In tale rinnovato scenario il Governo statunitense, attraverso il ministro del commercio Wilbur Ross, si era anche impegnato, al di fuori di un concreto pericolo per la sicurezza nazionale, a rilasciare le licenze alle società americane che volessero intrattenere rapporti commerciali con il colosso cinese.
L’apertura del Governo americano era tuttavia cauta e condizionata anche all’esito dei negoziati tra le parti, come lo stesso consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlov, faceva intendere. La precaria situazione geopolitica e la complessità dei negoziati ha certamente creato un clima di incertezza per lo sviluppo del business delle società tecnologiche americane che si vedono fortemente penalizzate a fronte di una comunque inarrestabile crescita industriale di Huawei che, frattanto si è anche riposizionata su altri e più competitivi mercati per l’acquisto della componentistica.
E’ noto che Huawei ha il primato mondiale nella fornitura di componenti per il 5G e questo strapotere economico e tecnologico è mal digerito da Trump che cerca di fare leva sugli alleati affinché non collaborino con il colosso cinese su una tecnologia che metterebbe a rischio la sicurezza nazionale.
La posizione degli Stati Uniti si fonda sulla temuta applicazione di una normativa cinese del 2017 che rende possibile sull’intelligence una collaborazione tra lo Stato e le aziende nazionali. Ed in realtà, il timore degli Stati Uniti, malgrado le smentite ufficiali della Huawei, è corroborato dalla recente notizia che il Governo britannico per le reti 5G ha aperto alla partecipazione di Huawei per la realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione, seppur limitatamente alle componenti “non core”, permanendo ancora riserve sul rischio di esporsi a potenziali forme di cyber intrusione cinesi.