Introduzione
Il Legislatore italiano, nel luglio 2017, ha elaborato la seguente definizione di valuta virtuale: “rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente”.
Seppur generica, essa evidenzia correttamente le principali caratteristiche delle criptovalute e stabilisce una netta e decisiva differenziazione con la moneta elettronica, descritta dal TUB (Testo Unico Bancario) come: “il valore monetario memorizzato elettronicamente, ivi inclusa la memorizzazione magnetica, rappresentato da un credito nei confronti dell’emittente che sia emesso per effettuare operazioni di pagamento (…) e che sia accettato da persone fisiche e giuridiche diverse dall’emittente”.
Partendo da ciò ed entrando nel merito di aspetti tecnici ed economici, nel presente approfondimento si delineerà un quadro dell’attuale panorama criptomonetario, utile non soltanto a proseguire l’analisi compiuta in precedenti articoli e, in particolare, definire l’attuale strutturazione del sistema economico e di potere globale, ma altresì a fungere da supporto per la risoluzione di problematiche specifiche come
per i privati:
- l’idoneità delle criptovalute per il proprio modello di business;
- l’opportunità o meno di investire su uno specifico progetto;
- la possibilità o meno di conferimenti di criptovalute nel capitale societario;
in ambito pubblico:
- l’individuazione della disciplina applicabile in campo fiscale e in materia di Initial Coin Offering e quindi l’individuazione degli enti autorizzati alla emissione e gestione di cripto attività;
- l’applicabilità o meno ad uno stato dell’U.e. che voglia emettere una propria criptovaluta, dei limiti di cui al Trattato di Maastricht ecc..