Oltre 4000 attacchi ransomware al giorno nel 2016. L’80% delle imprese europee ha subito almeno un incidente di cybersicurezza nell’ultimo anno che in tutti i settori sono aumentati del 38%: l’aumento più significativo negli ultimi 12 anni. Sono alcuni dati che riguardano la sicurezza informatica in Europa e su cui si è discusso a Roma il 23 ottobre durante il workshop “Il Cybersecurity ACT: strategia europea e priorità dell’Italia”. L’evento, che ha visto la partecipazione anche di Ofcs.report, è stato organizzato nell’ambito del mese della sicurezza informatica promosso dalla Commissione europea per diffondere tra i cittadini la conoscenza delle minacce informatiche e dei metodi per contrastarle, per cambiare la loro percezione di cyber minacce e fornire informazioni aggiornate in materia di protezione cibernetica e sicurezza informatica.
I questo contesto di inquadra il Cybersecurity Act, una proposta della Commissione Ue per creare un sistema di certificazione della sicurezza di prodotti e dei servizi digitali.
In alcuni Stati membri, infatti, i reati informatici costituiscono il 50% del totale dei reati commessi.
“Questo è un anno speciale – ha detto durante il suo intervento Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea – perchè si gioca anche su questo tema il futuro dell’Europa. Abbiamo realizzato tantissimo, ma restano dossier pendenti molto importanti come la legge europea direttamente applicabile a tutti che è appunto il cyber act, una proposta per creare un mercato più conforme”.
Nel maggio 2017 oltre 170 paesi e più di 230000 sistemi in vari settori e paesi sono stati colpiti dall’attacco Wannacry, con ripercussioni significative su servizi essenziali connessi a internet, tra cui ospedali e servizi di soccorso medico. Le autorità nazionali, dunque, si sono rese conto dell’importanza di una collaborazione internazionale ma il percorso verso questo obiettivo è ancora lontano. “L’Europa è a macchia di leopardo – ha aggiunto Covassi – ha punti di forza e debolezza. L’anello debole dell’internet globale è esattamente quello che porta alla fragilità dell’intero sistema. I cyber attacchi costano 400 miliardi di euro ogni anno e la cyber security è un modo per garantire che il mercato unico sia più sicuro”.
La Commissione europea, dunque, ha invitato gli Stati membri e il settore privato a fare pressioni sui propri governi per arrivare a un accordo almeno politico prima del vertice. In ballo, infatti, non solo la tutela delle infrastrutture critiche e delle aziende private. Anche gli utenti del web sono quotidianamente esposti al cyber crime. Sono migliaia le denunce di truffe che ogni giorno arrivano alle autorità competenti e che spaziano in tutti i campi.
Tra gli interventi al workshop anche quello di Nunzia Ciardi, direttore del servizio polizia postale e delle comunicazioni che ha sottolineato: “Quando si parla di cyber sicurezza si parla della sicurezza della nostra vita in ogni senso. Tutti gli elementi fondamentali che compongono le nostre vite sono affidati alla rete.Il vero anello debole nel cyber crime è il fattore umano, questo al di fuori di ogni giudizio valore. Si tratta di una sorta di arretratezza antropologica. L’uomo non è abituato a vivere dietro uno schermo, ci fa abbassare le difese e disinibire”.
Da parte nostra Ofcs.report, attraverso Davide Maniscalco responsabile della rubrica cyber, ha voluto sottolineare l’obiettivo di “alfabetizzazione digitale” che la testata si pone attraverso la divulgazione di articoli sull’argomento e le possibilità di un potenziale ampliamento nel settore del monitoraggio dedicato al fenomeno del terrorismo di matrice islamica.
A chiusura del workshop, i saluti di commiato e il rilancio del prossimo appuntamento fissato per il prossimo 30 ottobre a Palermo dedicato a “Le sfide della Cyber Security: risorse umane, problematiche tecniche e legislazione”.