Oltre 12 miliardi di dollari di risarcimento per “danni e costi” sostenuti per arginare le conseguenze del furto di dati. E’ questa la cifra chiesta da un gruppo di clienti della catena alberghiera Marriot a seguito dell’hackeraggio divulgato nei giorni scorsi. Stando a quanto scrive Ictbusiness.it “un gruppo di clienti in Maryland e altri in Oregon hanno fatto causa al colosso alberghiero”. “La class action depositata in Oregon – si legge ancora sul sito – nasce per volontà di due viaggiatori d’affari, Chris Harris e David Johnson, che hanno chiesto 12,5 miliardi di dollari di risarcimento per “danni e costi” sostenuti per arginare le conseguenze del furto di dati. Ovvero 25 dollari a utente, il minimo da poter pretendere a fronte del tempo e del disturbo persi per bloccare la propria carta di credito”.
A rischio le informazioni personali di circa 500 milioni di clienti
Nei giorni scorsi si è appresa la notizia che dal 2014 sarebbe stato violato il sistema informatico della catena alberghiera Marriott, con conseguenziale data leak di informazioni personali, anche sensibili. Secondo le dichiarazioni che si leggono in una nota del Marriott, a seguito di una segnalazione dell’8 settembre scorso e una successiva investigazione interna, “soggetti non autorizzati hanno copiato e criptato delle informazioni effettuando azioni per ritirarle”. A rischio vi sarebbero le informazioni personali di circa 500 milioni di clienti. La catena alberghiera ha fatto sapere di avere già adottato tutte le misure necessarie per “accelerare il rafforzamento della sicurezza dei terminali”. Le informazioni trafugate riguardano nomi, indirizzi postali ed e-mail, numeri di telefono e del passaporto, data di nascita e altri dettagli normalmente indicati in fase di prenotazione, tra i quali i più sensibili proprio il numero di carta di credito e la data di scadenza. Dunque, ancora una volta, la sicurezza delle informazioni personali viene esposta da vulnerabilità e rischi evidentemente non adeguate a garantire gli standards di protezione, con la conseguenza che per ben 4 anni gli hackers, con fin troppa disinvoltura, hanno avuto accesso ai sistemi informativi aziendali della catena alberghiera.
Evitare che una minaccia diventi un problema e che un problema diventi un disastro
Lo stato dell’arte e della tecnica consentono oggi di valutare meticolosamente lo scenario di rischio attraverso tecniche di vulnerability assessment, pentesting e network scan che orientano i security officers nella individuazione delle migliori misure di mitigazione del rischio rilevato, al fine di fissarlo e implementare il sistema di sicurezza preventiva, così da ridurre il rischio residuo entro una soglia definita tollerabile dalla governance. Il rischio va dunque analizzato, monitorato e gestito “on a regular basis”, nella cornice di un importante programma formativo del capitale umano al fine di evitare che una minaccia diventi un problema e che un problema diventi un disastro.