La costante evoluzione della società dell’informazione e delle tecnologie, unita alla sempre maggiore crescita delle connessioni eterogenee di dispositivi, determina la produzione di una serie di dati la cui gestione diventa strategica al fine di rendere efficienti i processi aziendali, anche decisionali. In tale scenario l’uso della tecnologia si rivela determinante.
In particolare, l’intelligenza artificiale si pone tra le soluzioni tecnologiche più evolute per la gestione efficiente dei Big Data attraverso la convergenza con la sua potenza di calcolo.
E così l’AI ha fatto ormai il suo ingresso nei processi aziendali di tutti i settori, supportandone i processi decisionali in modo intelligente, attraverso valutazioni oggettive a cui consegue un aumento della produttività.
La mole dei dati generati ogni secondo dall’umanità è comunque destrutturata e di non facile interpretazione e ciò, come è intuibile, richiederà inevitabilmente un sempre maggiore investimento in tecnologie di intelligenza artificiale per sfruttarne tutti i vantaggi del calcolo cognitivo e della potenza di elaborazione in relazione alla migliore e più efficace estrazione degli inferred data, utili a determinare un vantaggio competitivo.
L’uso della tecnologia è versatile
Si pensi, ad esempio, al machine learning, una macchina di apprendimento che ricerca e adatta dei modelli all’interno dei dati per guidare le azioni in un determinato contesto. Un’altra possibile applicazione dell’AI si rinviene nell’interazione con la biometria, ovvero con il linguaggio naturale, finalizzata ad analizzare orientamenti e preferenze delle persone. È chiaro che le superiori e le altre disponibili tecnologie di analytics, a tendere, supporteranno sempre più decisioni vitali per il business.
È per questo che nella cultura aziendale evoluta i dati costituiscono assets inventariabili e valutabili del complesso patrimonio informativo aziendale, e il data management sarà verosimilmente la stella polare di applicazioni e dati che verranno generati dall’evoluzione dell’Internet of Things e anche in ecosistemi cloud. Qualunque sia la tipologia della tecnologia prescelta, insomma, la convergenza tra i Big Data e AI, rappresenta una sfida importante quanto delicata per lo sviluppo di sempre più efficienti, oggettivi e veloci processi decisionali autonomi, sulla base di dati resi qualitativi e strutturati.
Tuttavia, è il caso di dire che la potenza è nulla senza controllo
E infatti, è fortemente auspicato, anche sulla scia del recente annuncio della strategia europea sull’intelligenza artificiale, che l’Italia si determini verso l’adozione di una regolamentazione che assicuri lo sviluppo concorrenziale del settore digitale, attraverso una cornice “etica e giuridica adeguata”. Certamente importante il lavoro di collaborazione messo in campo dall’Agcom in relazione agli impatti economici, concorrenziali e di pluralismo della convergenza tra AI e Big data. E anche il Libro Bianco presentato dall’Agenzia per l’Italia digitale darà un utile contributo allo sviluppo di progettualità pilota sull’uso dell’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino.
Tuttavia, è di fondamentale importanza che la politica faccia la sua parte per creare le condizioni dell’agognato “quantum leap”, che possa consentire all’Italia di essere un attore di riferimento della quarta rivoluzione industriale, soprattutto nel settore pubblico in cui il recente rapporto DESI 2018 ha evidenziato un preoccupante immobilismo del nostro Paese sui temi del digitale.