Il 2019 inizia con la notizia di un database di quasi 90 Gigabyte contenente oltre 773 milioni di indirizzi di posta elettronica ed oltre 20 milioni di password rubati e resi disponibili sul darkweb. Sono questi i numeri di Collection#1 che balza agli onori della cronaca come il più significativo furto di informazioni personali nell’anno appena cominciato. Il database contiene oltre 12.000 file separati, verosimilmente collazionati nel tempo attraverso svariati attacchi informatici e poi aggregati in un database reso disponibile nei circuiti oscuri del web e in cloud.
La caratteristica più insidiosa del database è la precisa corrispondenza tra il singolo indirizzo di posta elettronica e la relativa password di accesso all’account. Ciò rende ancor più pervasivo Collection #1 per l’evidente disclosure di credenziali di account che, a loro volta, forniscono accesso ad ulteriori informazioni personali.
Come difendersi
Ancora una volta, dunque, la massa di informazioni personali trafugate evidenzia la vulnerabilità delle reti rispetto alle costanti e pervasive minacce del cyberspazio. E se a questo si aggiunge una awareness limitata, il fattore umano rappresenta ancora la principale delle vulnerabilità da fronteggiare con serie e massive azioni di diffusione della cultura della cybersicurezza. Profilazione e phishing con ogni probabilità saranno le attività funzionali alla enorme massa di informazioni personali contenute in Collection #1 e, pertanto, a fini preventivi è sempre buona e prudenziale prassi cambiare periodicamente le password dei propri account, generando comunque password complesse e diverse per servizi diversi, nell’ottica di mitigazione del rischio.