Si moltiplicano le App bancarie ma, in punto di sicurezza, gli attacchi di tipo fromjacking (skimming di ATM virtuali) e le false App bancarie (soprattutto mobile trojan banking) sono tra le minacce più pervasive. Una tendenza che negli ultimi mesi si è allargata nel mondo del cybercrime e con cui i nuovi providers non bancari dovranno fare i conti, mettendo in campo livelli di sicurezza tali da mitigare il rischio che preziose informazioni personali e finanziarie degli utenti costituiscano oggetto di furto di identità digitale o di danno incalcolabile reputazionale.
Diventa fondamentale, dunque, che anche le banche italiane investano in tecnologie “digitali”, sviluppando un nuovo business model che ponga l’innovazione al servizio della prevenzione delle frodi finanziarie, soprattutto nei nuovi pagamenti digitali, nonché della protezione del dominio cibernetico, tenuto conto che i modelli di open banking saranno sempre più basati sulla condivisione di dati bancari tra i diversi operatori (non bancari) del nuovo ecosistema finanziario. Ed è proprio questo il punto.
La Psd2, nella logica dell’open banking, consente oggi ai clienti delle banche, sia privati che aziende, di gestire le proprie finanze servendosi di provider di soggetti non bancari. Ed ecco i nuovi attori del sistema finanziario. Da un lato vi saranno gli Aisp (Account information service provider) che presteranno servizi con accesso alle informazioni sul conto dei clienti delle banche e saranno conseguentemente in grado di analizzare il comportamento di spesa di un utente (profiling) e di aggregare in piattaforma comune le informazioni destrutturate con sistemi di AI. Dall’altro, vi saranno i Pisp (fornitori di servizi che per conto dell’utente gestiranno un’operazione dispositiva). Questi nuovi soggetti possono adesso accedere con livelli di sicurezza ai dati bancari, attraverso application programming interface (API) aperte, proponendo innovativi prodotti e servizi sempre più concentrati sull’utente. Ciò si tradurrà, a tendere, in un auspicabile aumento della velocità delle transazioni finanziarie, sempre più digitali che, di contro, esporranno gli utenti a profilazione continua attraverso nuovi strumenti che ne analizzano il comportamento di spesa, ancorché in nome di una maggiore flessibilità di gestione.
Lo scorso gennaio è stata recepita in Italia la direttiva (UE) 2015/2366 relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno (meglio nota come PSD2, che modifica le direttive 2002/65/CE, 2009/110/CE e 2013/36/UE e il regolamento (UE) n. 1093/2010, e abroga la direttiva 2007/64/CE, nonché di adeguamento delle disposizioni interne al regolamento (UE) n. 751/2015 relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta. Il decreto legislativo di recepimento del 15 dicembre 2017, n. 218 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 10 del 13 gennaio 2018 ed è entrato in vigore il 13 gennaio 2018).
Le nuova sfida dell’Europa, in nome della libera concorrenza, innovazione e sicurezza dei pagamenti, spinge così il sistema bancario a trasformarsi e riorganizzarsi strategicamente, sviluppando significativi livelli di innovazione tecnologica, preordinati ad una progressiva riduzione dei costi fissi che ne garantiranno la sopravvivenza nell’era del mercato digitale e della finanza tecnologica, sempre più in espansione a livello globale.