Raggi UV per sconfiggere il covid19. Le radiazioni ultraviolette sono un metodo comune per uccidere batteri e virus e i ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno dimostrato che il nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, può essere inertizzato in modo efficiente, rapido ed economico utilizzando diodi ad emissione di luce ultravioletta (UV) a frequenze specifiche. La notizia è stata pubblicata dal Jerusalem Post che ha intervistato la professoressa Hadas Mamane, responsabile del Programma di Ingegneria Ambientale presso la Scuola di Ingegneria Meccanica dell’Università di Tel Aviv, che ha condotto lo studio con il professor Yoram Gerchman e il dottor Michal Mandelboim: “Abbiamo scoperto che è abbastanza semplice inertizzare il coronavirus utilizzando lampadine a LED che irradiano luce ultravioletta”, ha detto la ricercatrice. Sempre secondo la specialista, le lampadine a LED UV richiederebbero meno di mezzo minuto per distruggere più del 99,9% dei coronavirus.
Raggi Uv e covid19: lo studio è il primo al mondo nella sua specificità
Un’analisi su questo tipo di ricerca è stata pubblicata all’inizio di dicembre sul “Journal of Photochemistry and Photobiology B: Biology”. I LED sono disponibili in un’ampia gamma di lunghezze d’onda, note come A, B e C, ha spiegato Mamane. UV-A ha una lunghezza d’onda compresa tra 315 nanometri (nm) e 400 nm. UV-B, noto anche come luce a onde medie, ha una lunghezza d’onda di 280-315 nm; UV-C ha una lunghezza d’onda di 200-280 nm. UV-A è emessa dal sole (e da fonti artificiali come i lettini abbronzanti) ed è più debole di UV-B e C. Ha alcuni benefici per l’uomo, come la creazione di vitamina D, ma è anche ciò che causa le scottature solari e, in alcuni casi, il cancro della pelle. Le radiazioni UV-B e C non raggiungono mai realmente l’uomo in modo naturale perché questi raggi sono assorbiti dallo strato di ozono della terra. Queste lunghezze d’onda ultraviolette, che sono ciò che i ricercatori di Tel Aviv avevano in esame, si sono rivelate particolarmente efficaci nella disinfezione utilizzando lampadine a LED UV.
“Sappiamo, a titolo di esempio, che il personale medico non ha il tempo di disinfettare manualmente, per esempio, le tastiere dei computer e altre superfici negli ospedali, e il risultato è l’infezione e la quarantena – ha dichiarato Mamane – I sistemi di disinfezione basati sulle lampadine a LED, tuttavia, possono essere installati nel sistema di ventilazione e nel condizionatore d’aria, ad esempio, e sterilizzare l’aria aspirata e poi emessa nella stanza”. La ricercatrice ha poi aggiunto: “Stiamo anche sviluppando, insieme a uno scienziato della North Western University, un rivestimento trasparente che può essere immerso o spruzzato sulle superfici e può uccidere i virus utilizzando LED a luce visibile che non sono pericolosi e che vengono usati ovunque, fornendo un’altra applicazione per i normali LED”. Con la ricerca condotta dal suo team, sarebbero quindi riusciti a inertizzare il virus utilizzando lampadine a LED più economiche e più facilmente reperibili – 285 nm contro 265 nm – che consumano poca energia e non contengono mercurio come le normali lampade UV.
Secondo la professoressa Mamane, con lo sviluppo della scienza, l’industria sarà in grado di effettuare i necessari aggiornamenti di disinfezione di grandi superfici con l’installazione delle lampadine nei sistemi robotizzati, o nei sistemi di condizionamento dell’aria, di aspirazione e dell’acqua. “La nostra ricerca ha implicazioni commerciali e sociali”, ha detto Mamane, aggiungendo che il suo team ha lavorato a lungo sui LED UV anche prima del coronavirus. Con la comparsa del covid19, hanno quindi indirizzato le ricerche per affrontare la pandemia, studiando l’uso dei LED per uccidere il virus utilizzando diverse frequenze. Oltre a questi risultati, all’inizio della crisi del coronavirus il team di ricerca di Mamane aveva sviluppato un metodo israeliano, a basso costo e non inquinante, per produrre etanolo, un disinfettante per le mani a base di alcool, ottenuto da rifiuti vegetali, come le raccolte comunali e agricole, la paglia e le fibre residue della carta.
In Israele vaccinate già 500mila persone
E mentre continuano le attività di ricerca, nel Paese è stato superata la soglia di 500 mila cittadini che hanno ricevuto la prima dose del vaccino anti covid prodotto dalla Pfizer.
Con questi numeri lo Stato ebraico, dopo soli 10 giorni dall’avvio della campagna di immunizzazione, è diventato il primo Paese al mondo con il più alto tasso di vaccinati in base alla popolazione e conta di arrivare entro la fine di marzo a sottoporre alla profilassi i 2/3 della popolazione (circa 9 milioni di abitanti). Il premier Benyamin Netanyahu ha spiegato che il Governo “ha lavorato per portare milioni di vaccini in Israele ed ora attraverso il ministero della Sanità, gli ospedali e i fondi salute, che stanno gestendo questa grande operazione, abbiamo raggiunto questo risultato”, aggiungendo che il suo compito è quello di perseguire sulla stessa strada per condurre Israele ad essere la prima nazione al mondo ad uscire dall’emergenza coronavirus.