La possibilità che un nuovo lockdown nazionale potesse innescare tensioni sociali e rivolte era stato messo nero su bianco da diverso tempo. A Palazzo Chigi sono arrivate le relazioni dell’intelligence, dell’antiterrorismo e persino la Direzione Investigativa Antimafia lo ha detto chiaramente lo scorso luglio in Parlamento durante la presentazione della relazione annuale. Era nell’aria, dunque. Nonostante questo, l’azione di governo tesa ad aiutare le persone rimaste senza lavoro, o che addirittura il lavoro lo hanno perso a causa del lockdown dei mesi scorsi, è stata fumosa, lenta e incerta. In molti casi quell’aiuto non è proprio arrivato e in altri è stato impedito dalla burocrazia e dall’incapacità di chi sta al governo. L’insoddisfazione e la rabbia sono il terreno più fertile dove la criminalità organizzata e più in generale le frange eversive del paese, possono attingere per creare tensioni e violenza.
E adesso che la miccia si è innescata, a Palazzo Chigi cercano una soluzione per arginare nuove possibili rivolte. Dopo la condanna unanime alla violenza, e qualche altra frase di circostanza, resta l’incapacità della banda guidata da Giuseppe Conte di dare risposte reali al paese, sia in termini economici che in termini sanitari. Per questo motivo, da ieri sera il governo si interroga su quale strada intraprendere. Altre proteste che potrebbero sfociare ancora in scontri di piazza, rappresenterebbero un serio problema.
De Luca chiede il lockdown nazionale e a Napoli scoppia la rivolta
Mentre i contagi da covid-19 sono in aumento, Napoli e la Campania si infiammano dopo la decisione sul coprifuoco del governatore De Luca e la richiesta di un lockdown nazionale che lo stesso ha inviato al governo. Ieri sera, nel capoluogo campano e scoppiata la guerriglia urbana con proteste e disordini. Una miscela esplosivo di ultras di stadio, centri sociali e criminali comuni che, probabilmente sotto l’occulta regia dei clan camorristici, hanno tenuto sotto scacco per ore il centro di Napoli. Incendiati i cassonetti dei rifiuti, bombe carta e petardi lanciate contro le forze dell’ordine con vari tentativi di aggressione agli automezzi e agli agenti schierati. Tutto come da copione.
L’ iniziativa preannunciata dal tam tam sui vari social network, non fa presagire altro che un possibile fenomeno emulatorio anche in altre città. Gli scontri, infatti, sono apparsi frutto di tecniche già sperimentate, con il blocco della circolazione provocato dal corteo improvvisato e con squadre di teppisti armate di mazze e bastoni che con la protesta contro le politiche del governo hanno ben poco a che fare e che come sempre cavalcano il disagio sociale per dare sfogo alla violenza. E ieri sera, in mezzo a commercianti, partite iva e altri lavoratori preoccupati per il futuro, si sono infiltrati i facinorosi che hanno portato avanti gli scontri con le forze dell’ordine. Anche nelle ore successive agli scontri, gli hashtag in tendenza sui social inducono a pensare a una replica imminente di quanto avvenuto ieri sera a Napoli con un passaparola anche tra le tifoserie ultras dei vari stadi.
Mosap: “Non lasciare tutto nelle mani della polizia”
Il Presidente del consiglio, dopo avere condannato i disordini di ieri, ha comunque annunciato che il governo è pronto ad adottare altre misure di restrizione. La prima potrebbe essere rappresentata dalla chiusura anticipata alle 18 di tutte le attività commerciali e dei locali di intrattenimento. A quel punto, la questione dell’ordine pubblico come sarà trattata? Chi risponderà di eventuali altre proteste magari violente? “Gravissimo e allo stesso tempo prevedibile quanto avvenuto a Napoli. Adesso però non si può lasciare tutto nelle mani della polizia. Serve una forte presa di posizione da parte delle istituzioni e il Governatore De Luca deve comprendere che i poliziotti non sono soldatini di piombo – ha dichiarato Fabio Conestà, segretario generale del Mosap, Movimento sindacale autonomo di polizia – Il disagio e il periodo difficile che sta vivendo il nostro Paese, non può legittimare i facinorosi e professionisti del disordine a inveire contro le Forze dell’Ordine, anch’esse esposte al contagio e con famiglie a casa che le aspettano. Per questo motivo – dice Conestà – chiediamo provvedimenti durissimi nei confronti di chi si rende responsabile di questi gesti. Manifestare il proprio dissenso è un diritto costituzionalmente garantito, ma la costituzione dice anche che deve venire in maniera pacifica e senza armi. Tutto il contrario di quanto avvenuto ieri”.
E qualche punizione per chi si è reso responsabile dei disordini di Napoli è arrivata. Due persone arrestate dalla Digos sono state condannate, entrambe giudicate con rito direttissimo questa mattina, rispettivamente a un anno e otto mesi, con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, e a un anno e due mesi, con pena sospesa. Nei prossimi giorni o anche nelle prossime ore, le indagini sui fatti di ieri sera potrebbero portare a nuovi arresti.