Al tempo del Covid dal Veneto all’Emilia molte coop sfidano la crisi del lavoro e investono per ripartire. Capacità di guardare al futuro, resistenza, volontà di mettersi in gioco in uno dei momenti economicamente più difficili degli ultimi decenni. C’è un mondo, nel comparto delle cooperative costituite da lavoratori di imprese in crisi che rilevano l’attività (workers buyout), che non solo non si è fermato ma che, durante il 2020, ha rilanciato, investendo in macchinari e risorse.
Una voglia di ripresa e ripartenza che ha visto in prima linea CFI- Cooperazione Finanza Impresa, investitore istituzionale, che sostiene, con i fondi della Legge Marcora, la nascita di nuove imprese cooperative e progetti di consolidamento o riconversione produttiva. Nel 2020 Cfi ha deliberato 56 interventi con oltre 20 milioni di investimenti. Un piano importante per dare ossigeno a quelle realtà che durante la pandemia hanno cercato una nuova occasione per andare avanti.
Covid: le storie delle coop che hanno resistito alla pandemia
Come la Cooperativa Lavoratori Zanardi di Padova. Un Wbo che nasce dall’ex gruppo editoriale Zanardi, fondato negli anni Settanta. Il gruppo si era affermato anche a livello internazionale nel campo della legatura cartonata, mantenendo una forte connotazione artigiana. Il mercato di riferimento è quello dei volumi di pregio e dei libri per bambini. Una nicchia che ha resistito nonostante l’avvento del digitale. Sei anni fa la crisi e la volontà di continuare da parte di alcuni lavoratori. Ventotto di loro hanno rilevato le quote e sono diventati soci: oggi si contano 45 addetti. La momentanea contrazione dei volumi del 2020, provocata dall’effetto Covid, non ha modificato le strategie di crescita. La cooperativa ha quindi deciso un importante investimento (una nuova linea per l’incassatura dei libri) che moltiplicherà la capacità produttiva e il livello di efficienza. CFI è intervenuta con un investimento di 800 mila euro. “È la prima pietra di un nuovo ciclo di vita – dice il presidente della cooperativa Mario Grillo – siamo entrati nell’industria 4.0. Ci prepariamo al dopo, perché il dopo è di quelli che sono andati avanti”.
Stessa lungimiranza ha dimostrato Greslab, workers buyout nato nel 2011 a Scandiano in provincia di Reggio Emilia. L’azienda in questi anni è cresciuta significativamente in volumi, redditività e competenze tanto da arrivare a un fatturato annuale di circa 18 milioni di euro. La cooperativa è attiva nella produzione di piastrelle in ceramica e in gres di porcellana. È sorta dalle ceneri della Ceramica Magica. Ora conta 80 addetti di cui 50 soci. Nel corso degli anni la fabbrica è stata digitalizzata. Si è puntato su nuove tecnologie, nuove materie prime attraverso una continua attività di ricerca e sviluppo e consistenti investimenti. L’ultimo in piena pandemia. Sono stati messi in campo due milioni di euro per produrre nuove misure di piastrelle: quelle 90X90. Nonostante il Covid abbia fatto registrare una significativa contrazione degli ordinativi, l’utilizzo della Cigs a zero ore di tutti i reparti ha ridotto l’impatto negativo. La ripartenza della produzione è stata il 4 maggio con un solo forno, circa il 60% della capacità fino alla fine di giugno. CFI, che ha sostenuto questo Wbo dall’inizio, ora è intervenuta con 230mila euro. “Chiudiamo l’anno in pareggio – afferma il presidente Antonio Caselli – da settembre siamo in produzione piena, e non era per nulla scontato”.
Anche i lavoratori della Cooperativa Fonderia Dante non hanno dato nulla per scontato. Si tratta di un Wbo nato tre anni fa dalla ristrutturazione del Gruppo Ferroli, non più interessato a rilanciare la produzione interna di caldaie in ghisa nella fonderia di San Bonifacio, in provincia di Verona. Una prospettiva di perdita del lavoro per 160 dipendenti che si è tramutata in una scommessa vinta quando 62 di loro ha investito la propria indennità di mobilità anticipata e le liquidazioni per formare una nuova impresa, una cooperativa questa volta, che nel nome rievoca il fondatore Dante Ferroli. La società, che oggi conta 90 addetti, ha messo in campo a tempo di record una strategia di sviluppo industriale che l’ha portata innanzitutto a trasformarsi in un’azienda terzista, che realizza i suoi prodotti in ghisa per chi distribuisce caldaie. E poi a diversificare l’attività, spostando una buona quota dei suoi proventi sulla fornitura di dischi freno per la Brembo. La cooperativa, in questi anni, ha investito 5 milioni di euro per sviluppare nuovi prodotti, aumentare il livello di efficienza ed automazione, potenziare gli impianti, quindi far crescere la capacità produttiva e rispettare la normativa ambientale. E poco dopo la fine del primo lockdown CFI, che ha finanziato questa realtà in fase di avvio, è intervenuta con un nuovo finanziamento di 500 mila euro per sostenere ulteriori investimenti.
“Molte imprese hanno affrontato la crisi in un’ottica difensiva, cercando di limitare i danni e resistere, in attesa che si creino le condizioni economiche per ripartire – afferma l’amministratore delegato di Cfi Camillo De Berardinis – Zanardi, Greslab e Fonderia Dante hanno scelto invece di investire, puntando sull’innovazione e sul miglioramento dell’efficienza produttiva, e CFI non poteva che sostenere finanziariamente questa scelta coraggiosa e lungimirante, che permetterà alle tre aziende di crescere, conquistare nuove quote di mercato e creare nuova occupazione”.