Da Conte in giù, nessuno escluso, fatece pace col cervello, come usiamo dire a Roma. E che si scuota dal torpore anche quello che sta più su. Ma al Quirinale ce l’hanno la televisione?
L’intervista a Saverio Cotticelli, il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’ha vista o spiluccava popcorn davanti al Grande Fratello Vip?
Nella cosiddetta lotta al virus siamo a livelli di politica e di comunicazione aberranti. Della gestione dell’emergenza non ne parliamo, perché equivarrebbe a parlare del nulla. Semplicemente perché non esiste una gestione dell’emergenza. Ed esiste l’emergenza proprio perché c’è stata una gestione criminale della faccenda Coronavirus.
Come in Calabria, zona rossa, dove il commissario alla Sanità Cotticelli, venerdì sera, farfugliava frasi sconnesse al giornalista della trasmissione di Rai3, Titolo V.
Un’intervista surreale.
Anche la costernazione della segretaria.
Roba da “Scherzi a parte”.
E invece no.
Tutto vero. Tutto incredibilmente vero.
Il piano di emergenza Covid? Cade dal pero Cotticelli. Mica toccava a lui, figurarsi.
Peccato che il Ministero dicesse l’esatto contrario.
E peccato che lui quella direttiva del Ministero non la abbia manco letta.
E peccato che il premier Conte si accorga di tutto questo da un programma televisivo.
E quel brav’uomo di Arcuri dov’è? Che fa?
Ancora a montare banchi a rotelle?
“Cotticelli lo caccio”, tuona il premier ormai con le spalle al muro, dopo che mezza Italia ha assistito incredula a quell’intervista.
Lo caccia? Un commissario alla Sanità che non sa neanche quanti sono i posti di terapia intensiva nella propria regione e non ha fatto nulla, sottolineo nulla, per aumentarli in previsione della tanto annunciata “seconda ondata”, caro Conte, non va cacciato, va carcerato.
E con lui tutto il cucuzzaro.
E poi, come se non bastasse la faccenda calabrese arriva quel fenomeno del governatore del Lazio. Quello che ride, ride sempre.
E mentre ride fa la ruota.
Ora Nicola Zingaretti, tomo tomo, cacchio cacchio, scopre che le case sono il luogo più pericoloso per i contagi. “Sanificare, sanificare quotidianamente le abitazioni”, sentenzia delirante in conferenza stampa. “Il virus è un bastardo”, parole del governatore PD che il Covid se l’è beccato e noi gli crediamo.
Ma ciò che ci lascia basiti è l’affermazione successiva che cozza paurosamente con quanto deciso da Conte con l’ultimo, per ora, DPCM. “Le nostre abitazioni sono pericolose, il virus si annida lì, molto più che nei bar e nei ristoranti dove si sanifica tutto ogni giorno”, non ha dubbi Zingaretti.
E allora, di grazia, perché ci vietate l’accesso, con il disco orario nelle regioni “graziate”, quelle gialle, e del tutto in quelle “rosse”, a bar e ristoranti se sono posti così sicuri e ci rinchiudete in casa? Nel posto, e lo ha detto lui, più pericoloso che c’è?
E pare abbia detto “dobbiamo entrare anche lì per sanificare”.
E per “lì il governatore intendeva le nostre case. Dove avevano già provato a intrufolarsi per contarci i posti a tavola.
E gli aveva detto male.
Ma qualcuno sostiene che abbiamo frainteso. Nessuna incursione sanificatrice di Stato a casa nostra.
L’ennesima toppa?
Si sono accorti di averla sparata grossa ancora una volta? Chissà.
Amministratori locali che non sanno cosa amministrano, è il caso della Calabria e di Cotticelli.
Governatori che dicono cose e il giorno dopo le smentiscono, per poi modificarle ancora il giorno successivo.
Un premier che sbarra gli occhi davanti a un’intervista in TV.
Un commissario straordinario per l’emergenza, ora anche a quella sanitaria, come se avesse meritato il secondo incarico, che di straordinario ha solo l’incapacità.
E a noi italiani a far paura dovrebbe essere il Covid? Suvvia.
@ChiodiDonatella