A meno di un ripensamento, sembra proprio che anche con la «Buona Scuola», in un Paese già agli ultimi posti in Europa per l’istruzione nonostante il record mondiale dei siti Unesco (50), i suoi 3.400 musei e i 2.100 parchi e aree archeologiche, abbiamo detto addio all’insegnamento della storia dell’arte. Secondo il disegno di legge approvato, la disciplina avrebbe dovuto (stando alle promesse del governo Renzi), ritornare nei programmi sia nel biennio di tutti gli indirizzi, compresi quelli tecnici e professionali dai quali è stata cancellata, sia nel biennio del Liceo classico dal quale è sparita insieme con la sperimentazione.
“Incredibile, inaccettabile, tutto resta come prima, compresa la forte riduzione della materia al Liceo scientifico e in tutti gli indirizzi della scuola secondaria superiore”. Dure le parole di Irene Baldriga, presidente dell’Anisa, l’Associazione nazionale insegnanti di Storia dell’Arte (in tutto circa 1.500), che denuncia: il Governo ha fatto marcia indietro sugli impegni presi, “confermati a più riprese ma di fatto evaporati nella fase di stesura del disegno di legge”. In realtà nella prima versione della «Buona Scuola» la Storia dell’Arte era stata inserita nei programmi degli istituti professionali e in tutti i livelli dei Licei, a partire dal biennio”.
Ma molto è evaporato nella fase di stesura del disegno di legge, nella cui prima versione si invitavano le scuole a incoraggiare il “potenziamento delle competenze nell’arte” (art.2. comma 3, lettera c). Poi, con gli emendamenti approvati in Commissione cultura, gli obiettivi generici sono diventati “obiettivi formativi prioritari” e la vaghissima parola “arte” si è trasformata in “Storia dell’Arte, con particolare attenzione ai temi del patrimonio artistico culturale e ambientale”. Nessun riferimento, in ogni caso, a un reintegro effettivo della disciplina in termini di ore di lezione all’interno dei quadri orari nei 5mila istituti scolastici del Paese. Storia dell’Arte addio? Se i motivi sono legati al risparmio, l’ex presidente dell’università di Harvard, Derek Bok, ha cosi ironizzato: “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza”. Un appello è stato lanciato al Presidente della Repubblica Mattarella, mentre continuano le discussioni per una riforma che è stata ormai decisa con le votazioni in Parlamento degli ultimi mesi. Eppure sembrava cosa fatta per quest’anno scolastico.
Il Governo lo aveva annunciato ufficialmente, più volte, tanto che a gennaio il ministro Franceschini aveva cosi dichiarato: “Studiare Giotto è come studiare Dante. Per questo la Storia dell’Arte tornerà nella scuola in maniera importante”. Soddisfatti allora, anche se ancora diffidenti, gli insegnanti: “Speriamo che non facciano papocchi: ci aspettiamo che per reintegro si intendano i laureati in Storia dell’Arte, molti dei quali hanno perso il lavoro con la riforma Gelmini”, dichiarava ancora Baldriga.
Era il grande ritorno della materia quasi eliminata, tra unanimi proteste, dalla riforma del 2010. I dubbi però sono nati il 20 maggio: mentre alla Camera si discute sulla «Buona Scuola» e cresce la protesta nel Paese, esce un comunicato tranquillizzante ma assai generico firmato dal ministro Franceschini: “Ritorna l’insegnamento della Storia dell’Arte. Un passo deciso verso la piena integrazione fra scuola e cultura per rendere i nostri giovani dei cittadini pienamente consapevoli del proprio patrimonio artistico. Sono certo che il Senato confermerà queste norme”. Passano poche ore e le perplessità si trasformano in cocente delusione fissata in un durissimo documento sindacale dell’Anisa, sempre del 20 maggio, mentre alla Camera continua la votazione sul decreto. Di qui poi l’introduzione delle 18 ore complessive e nuove norme che non convincono docenti ed esperti.
E intanto all’estero il Governo promuove lo studio dell’arte in Italia mediante la promozione della rete delle accademie e scuole di perfezionamento. Sono i centri Uni-Italia che all`estero forniscono informazioni utili agli studenti stranieri interessati a proseguire il loro percorso di studi in Italia. In particolare, presso gli uffici Uni-Italia all`estero è possibile informarsi sul funzionamento del sistema italiano di istruzione secondaria superiore e sulla sua suddivisione in cicli, sull`offerta formativa delle singole università e accademie e sulle modalità e la tempistica delle preiscrizioni ai corsi. Inoltre, i Centri forniscono informazioni utili sulla disponibilità e le modalità di richiesta di borse di studio offerte dalle singole università, dal governo italiano attraverso il ministero degli Affari Esteri e dagli Enti locali per il diritto allo studio. Il personale Uni-Italia all`estero fornisce le informazioni descritte agli studenti che si recano direttamente al centro o che si mettono in contatto via mail o per telefono, e organizzando appositi seminari.
Ma quante sono e come funzionano i Licei artistici, le Accademie di Belle Arti, gli istituti di specializzazione e quelli privati autorizzati in Italia?
Sono 448 i licei artistici in Italia. La più alta concentrazione è in Lombardia (63) seguiti da Sicilia (43) Campania e Veneto che ne hanno 39. Sono 36 in Lazio, 35 in Toscana, uno in meno in Puglia e poi seguono i 30 del Piemonte, 23 in Emilia Romagna, 22 in Calabria, 16 in Umbria, 14 in Sardegna, 13 nelle Marche, 11 in Abruzzo. Sono 7 in Trentino Alto Adige, Liguria e Basilicata, 3 in Molise e 1 in Valle d’Aosta.
Sono 20 le Accademie di Belle Arti – Da Bari a Bologna, da Venezia a Catania, passando per Napoli, Roma, la storica Urbino e la prestigiosa Brera di Milano, oltre a quelle di Sassari all’Albertina di Torino, Lecce, Carrara, Macerata ecc.
24 invece quelle legalmente riconosciute in città come Brescia, Cuneo, Genova, Sanremo, Milano, Novara, Perugia, Roma, Viterbo,Vibo Valentia e le tante in Sicilia da Catania, Palermo, Trapani, Siracusa, Ragusa.
Poi ci sono gli istituti superiori per le industrie artistiche (abbreviato con l’acronimo ISIA) Si tratta di un’istituzione di alta cultura pubblica dedicata al disegno industriale, a numero chiuso, presente a Roma, Firenze, Faenza, Urbino facente parte del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, ed inserito nel comparto AFAM.Senza tener conto dei tanti istituti privati autorizzati a rilasciare titoli di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (art.11 DPR 8.7.2005, n.212)