“Preside, la maestra Gagliano la mandano a Bologna”. Il dirigente scolastico stenta a credere alla collega. “Ma in quelle condizioni come fa!”. La maestra Rosa Maria Gagliano, 50 anni e 20 di precariato sulle spalle, ha fatto richiesta di mobilità lo scorso maggio per restare nella sua provincia, Palermo. Allega tutta la documentazione: verbale della legge 104, invalidità 100%. L’obiettivo è rimanere per insegnare almeno vicino Bagheria, la città dove vive ormai da qualche tempo su una sedia a rotelle per colpa della sclerosi multipla, che la tormenta dal 1998.
“Quando lessi la e-mail con la destinazione del trasferimento – ricorda la signora Gagliano parlando con Ofcs– fu una delusione cocente: Bologna, anzi San Pietro del Casale”. Finalmente era arrivata la chiamata per entrare di ruolo solo che il discusso algoritmo del ministero dell’Istruzione le affida la cattedra in una scuola nel Bolognese. A quel punto la maestra Rosa non si perde d’animo, si prepara, compra i biglietti aerei per sé e per il marito (visto che lei non può guidare) e prenota l’albergo. Ma in cuor suo tutte le speranze sono riposte nel tentativo di conciliazione richiesto al Miur. Conciliazione che arriva lo scorso 30 agosto, due giorni prima di prendere servizio in Emilia. Ma il messaggio che le giunge da viale Trastevere sa di beffa: le hanno proposto, come sede per avvicinarsi a casa, Roma, più o meno 920 km da casa sua.
“Oltre al danno anche la beffa – spiega l’insegnante – mi hanno trattato come tutti gli altri”. Inutile accettare dopo aver prenotato viaggio e pernottamento e allora parte per Bologna. “É stato un forte stress raggiungere la città e la scuola, nel frattempo le mie condizioni fisiche sono peggiorate”. Costretta a tornare a Bagheria dopo soli tre giorni per il carico di sofferenze patite.
Non se lo aspettavano né lei né i suoi colleghi. In effetti secondo la legge 104 articolo 3 comma 3, in caso di handicap grave superiore a due terzi, il lavoratore disabile assunto negli enti pubblici come vincitore di concorso ha diritto alla scelta prioritaria tra le sedi disponibili. Motivo per il quale Rosa ha intenzione ora di presentare ricorso al giudice del lavoro attraverso l’Anief. Intanto aspetta l’esito della richiesta di assegnazione provvisoria. Almeno per un anno rimarrebbe nella sua casa con il marito e i figli, pur restando titolare di cattedra a Bologna. “Entrare di ruolo nella mia provincia sarebbe stato il giusto riconoscimento dopo tanti anni di lavoro tra Villabate, Ficarazzi e Palermo: in luoghi dove mio marito poteva accompagnarmi con la macchina”.
Nella pratica per la mobilità è stata inserita anche la copia del verbale dell’Asl 6 di Palermo con tutti gli allegati. Il numero di protocollo poteva servire ai funzionari per verificare la veridicità delle dichiarazioni contenute nei documenti. Ma il Miur non ha riconosciuto la precedenza alla maestra Rosa che aspetta ora di conoscere a breve il suo futuro prossimo, almeno per quanto riguarda l’assegnazione provvisoria.