Quando il passato incontra il futuro, i beni culturali si trasformano anche in videogiochi capaci di attrarre i più piccoli. Dalle applicazioni dedicate fino ai virtual tour: le opere diventano tridimensionali e offrono la visione di scenari intelligenti. E così le istituzioni europee, nazionali e regionali investono cifre a sei zeri. Il Cultural Heritage Information System irrompe dunque nella tradizionale modalità di fruizione culturale di musei, pinacoteche e offre innovazioni anche per la visione di paesaggi e territori. E in Italia, a Firenze, potrebbe nascere il primo hub europeo, cogliendo le opportunità di un programma Ue, ovvero utilizzando i fondi Horizone2020. L’ interazione della tecnologia con l’arte si sta dunque evolvendo rapidamente nel nostro Paese.
Ofcs.report alcuni mesi fa si era occupato di un programma globale di salvaguardia e tutela di alcuni siti di rilevanza mondiale (mediante una rete di videosorveglianza e rilevazione satellitare). Ma novità e curiosità interne al settore non smettono di stupire.
Il videogioco: Father and Son
Dal 19 aprile è scaricabile da Apple Store e Google Play il primo videogioco al mondo prodotto da un museo archeologico, il Mann di Napoli. Dieci minuti di full immersion tra i più belli siti culturali e naturalistici di Napoli con le scenografie disegnate da Sean Wenham e accompagnate da dieci personaggi che si muovono al ritmo di altrettante musiche originali in un videogame totalmente gratuito e senza pubblicità che intende rivoluzionare il rapporto museo- gioco. Il videogame Father and Son ( Padre e figlio) è in italiano e inglese: in 2D. I contenuti sono stati sviluppati dall’associazione TuoMuseo e concordati con il direttore del Mann Paolo Giulierini e con il professor Ludovico Solima dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
L’applicazione: #myFERDINANDEUM
Da Napoli al Tirolo il passo è breve se si rincorrono nuovi modelli virtual per la visita a musei e pinacoteche. Con l’app #myFERDINANDEUM ci prova anche il Museo Regionale Ferdinandeum, che propone un vero e proprio viaggio virtuale della storia tirolese, dalla preistoria, si passa all’epoca romana e si arriva fino ai nostri giorni. L’applicazione consente ai fruitori di creare dei veri e propri spazi virtuali, visualizzando le sale della mostra in 3D. E’ possibile inoltre costruire giochi per i più piccoli o radunare visitatori in punto preciso della collezione in mostra. Così è possibile condividere opinioni e commenti. C’è anche un’audioguida in italiano e inglese: si scarica direttamente in loco sui propri tablet o ipad.
La Piattaforma Serri WebGIS
Non solo musei o raccolte artistiche, l’interazione tecnologica e l’arte si coniugano con la georeferenziazione e i nuovi strumenti Gis per la produzione, catalogazione e divulgazione di dati archeologici. Partendo dalle ricerche condotte dallo storico archeologo Antonio Taramelli, la Piattaforma Serri WebGIS mette in mostra il sito archeologico del Santuario di Santa Vittoria di Serri permettendo anche l’esportazione verso i cataloghi nazionali e europei e tenendo presente gli standard definiti a livello nazionale dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD.
I fondi europei
Tecnologie applicate all’arte e fondi europei già investiti nel settore che potrebbero vedere come riferimento la città di Firenze. A marzo presso la Sala Capitolare della Caserma Redi (ex Convento del Maglio) si è tenuto il workshop internazionale ‘Towards a European Research Infrastructure for Heritage Science’, evento di avvio della fase preparatoria ‘E-RIHS PP – European Research Infrastructure for Heritage Science Preparatory Phase’. Si tratta di un’infrastruttura di ricerca europea per la scienza del patrimonio, unico dei sei nuovi progetti entrati nella Roadmap ESFRI (European Strategy Forum on Research Infrastructure) nel 2016, a guida italiana. Per questo avvio la Commissione Europea ha approvato un finanziamento di 4 milioni di euro sul programma di ricerca e sviluppo Horizon 2020. Il progetto è finanziato dall’Ue e sostenuto da Miur, Mibact, Mise. Patrocinato da Comune di Firenze e Regione Toscana, vede anche il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che si è impegnata a mettere a disposizione l’immobile (cioè la Caserma Redi) nel caso il capoluogo toscano diventi la sede permanente. Fanno parte di E-RIHS l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), il Consorzio universitario per lo sviluppo dei sistemi a grande interfase (Csgi) e il Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e tecnologia dei materiali (INSTM). Tra i protagonisti della nascente infrastruttura europea c’è anche l’Opificio delle Pietre Dure (Opd) a Firenze. Comprese nell’infrastruttura anche prestigiose istituzioni di ricerca tra cui il Museo del Prado di Madrid, la National Gallery of London, il CNRS-Centre national de la recherche scientifique (FR), il CSIC-Consejo Superior de Investigaciones Científicas (ES), il FORTH-Foundation for Research and Technology (GR), l’Istituto Archeologico Tedesco (DAI) e il Sincrotron SOLEIL (FR).
E-RIHS
E-RIHS unisce – secondo un approccio integrato alla scienza del patrimonio (Heritage Science) – competenze quali metodologie fisiche applicate ai beni culturali, nuovi materiali per la conservazione e il restauro, archeologia digitale, studiosi e professionisti come archeologi, storici dell’arte, paleo-antropologi , paleontologi, restauratori e scienziati della conservazione. L’infrastruttura intende cioè aggregare scienze dure e umanistiche in un’ottica transdisciplinare, per affrontare i temi al patrimonio culturale, naturale e archeologico. E-RIHS sarà organizzata in quattro piattaforme. La prima è Molab, per gli strumenti mobili per analisi non-invasive sul patrimonio da realizzare in-situ. A seguire Fixlab, costituito da grandi infrastrutture quali sincrotroni, sorgenti di neutroni, acceleratori per datazioni e caratterizzazione dei materiali d’interesse. E ancora Archlab, che comprende archivi fisici in gran parte inediti, contenuti in musei, gallerie e istituti di ricerca europei. Dulcis in fundo Digilab, per l’accesso diretto a banche dati e biblioteche digitali.
Regioni all’avanguardia
Davanti al nuovo fenomeno artistico-tecnologico anche le Regioni hanno mosso i primi passi, finanziando insieme al Miur veri e propri distretti tecnologici per i beni culturali. La Regione Lazio si è impegnata a spendere circa 40 milioni di euro per finanziare il suo Distretto Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali. Del resto i dati dell’industria culturale che sorge intorno alla Capitale sono di assoluto interesse: oltre 100 musei e monumenti statali, 65 musei civici, 9 università e altri enti di ricerca, attorno cui ruotano circa 1400 ricercatori pubblici, mentre più generale l’indotto legato al turismo culturale è di circa 30.000 addetti. L’obiettivo è creare laboratori hitech e centri di alta formazione per aumentare le opportunità delle imprese del settore. Anche Calabria, Sicilia e Campania sembra intendono seguire l’esempio. Quest’ultima con il Distretto DataBenc ha avviato sperimentazioni e progetti sul recupero e valorizzazione e fruizione dei centri storici mediante le linee guida Smart cities e Smart environment. Non solo ambienti universitari e imprese settoriali, la tecnologia applicata all’arte diventa materia di studio nelle scuole superiori. A Catania, nell’ambito del progetto “Le vie dei Pellegrinaggi: nuove implementazioni eCLIL”, promosso nei nuovi corsi del liceo linguistico Galileo Galilei in collaborazione anche con il network ETEE e con docenti universitari nella città di Oxford, si stanno implementando corsi pluridisciplinari e “piani di lavoro”.