Per chi suona la campanella? Per molti studenti è già suonata, ma a mancare all’appello a scuola saranno gli insegnanti. Perché a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, in tutto il paese, l’assegnazione delle cattedre è ancora un punto di domanda. Sospesi. Li chiameremo così alcuni dei docenti italiani ai tempi della “Buona scuola” (legge 107 del 2015).
La ragione sta nelle migliaia di richieste di conciliazione e di trasferimento da parte dei cosiddetti “deportati”, ovvero i docenti andati in mobilità per lo più dal sud al nord, che stanno rallentando i tempi per la pubblicazione delle graduatorie. In più sono ancora a lavoro le commissioni che devono valutare gli esami orali del maxi concorso, con il quale il Miur aveva bandito ben 63.712 cattedre in un piano di assunzioni triennale. Per quest’anno gli entranti di diritto sarebbero già dovuti essere 32.000 ma qualcosa è andato storto. Diversi posti in realtà saranno coperti almeno per i prossimi 12 mesi da coloro che hanno chiesto il riavvicinamento a casa. Una beffa per i freschi vincitori del concorso: il nuovo “caso scuola” è aperto.
Partiamo dalle cifre. La Lombardia è la regione con più studenti: 1.190.393, seguita dalla Campania (909.010) e Sicilia (754.438). Nella locomotiva d’Italia sono oltre 2.500 le cattedre ancora vacanti, per lo più quelle di sostegno, dopo l’avvio delle lezioni del 12 settembre. Entro la settimana i presidi provvederanno a formare il corpo docente. A Torino l’organico sarà completato il 15 settembre, ben tre settimane più tardi rispetto allo scorso anno. Lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha dovuto riconoscere che un problema c’è soprattutto al nord, dove proprio per la citata mobilità si prevede una soglia tra il 20 e il 40% di cattedre scoperte, che si libereranno in seguito all’espletamento delle operazioni. Tra 4.000 e 5.000 le richieste stimate di conciliazione per il cambio sede, “l’algoritmo ministeriale non funziona”, denunciano i sindacati.
In Puglia c’è il caso dei sessanta docenti di disegno, convocati per firmare l’accettazione del ruolo, per poi scoprire che in realtà le cattedre disponibili erano solo tre. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia sono le regioni dove nelle scuola primaria ci saranno quasi zero assunzioni per i vincitori di concorso, fatte eccezioni per quelle inserite nei piani comunali. E non è un caso visto che la maggior parte dei docenti, vincitori di concorso o iscritti nelle graduatorie, appartiene al centro-sud. “Gli effetti della Buona scuola sul precariato sono stati pochi – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief -, ancora quest’anno 100.000 supplenti saranno nominati senza che ci sia un titolare di cattedra”.
Numeri preoccupanti arrivano anche dalla Sicilia, dove una cattedra su sei è ancora vuota. Diverse le classi di concorso beffate dai piani di assegnazione per i neo-vincitori. Per quella di geografia erano previsti 39 posti: nessun assunto. Come del resto, la classe di musica: 26 vincitori, nessuna possibilità di lavorare almeno per quest’anno. C’è poi il caso della classe A-23: lingua italiana per discenti stranieri, 506 posti a livello nazionale previsti dal concorsone. Secondo le tabelle di viale Trastevere adesso sono invece appena 22, solo che la classe di insegnamento è appena nata, quindi le cattedre non possono essere state coperte dal personale in mobilità. “Gli uffici del Miur hanno dimenticato di inserire l’insegnamento nell’organico di diritto”, afferma Pacifico che spiega come in Sicilia, seconda regione d’Italia per accoglienza, nessuna cattedra per insegnare l’italiano ai figli dei migranti è stata assegnata.
Ma quando terminerà questa vacatio di docenza? “Difficile che entro la fine del mese saranno pubblicate le graduatorie definitive – spiega Grazia Maria Pistorino della Flc Cgil Sicilia -, perché oltre ai cosiddetti “appoggiati” in attesa di trasferimento c’è anche il problema dell’organico di potenziamento che secondo la legge 107 non può essere sostituito attraverso le graduatorie”. Un caos a cui si aggiungono i nuovi ricorsi presentati dai vincitori di concorso che hanno visto smaterializzarsi la cattedra, pochi giorni dopo l’esito positivo della selezione.
Perché se è vero che il piano di assunzione previsto dal Miur riguarda il triennio (fino al 2018, come confermato e ricordato dal ministro), non bisogna dimenticare lo stato di incertezza e di precarietà di migliaia di docenti costretti a preparare le valigie a settembre senza conoscere fino all’ultimo la meta di destinazione finale, oppure sperare che un giorno, finalmente, quella campanella possa suonare anche per loro.