Atac, l’azienda pubblica che gestisce i trasporti di Roma, in cinque anni ha accumulato 1 miliardo di debiti. Ama, l’impresa che invece gestisce l’80% dell’immondizia della capitale, nel 2015 ha rischiato la bancarotta e dal 2010 è in liquidazione. Questi sono i due cardini negativi che fanno percepire Roma mal gestita dai cittadini e che peggiorano ogni giorno la qualità della vita, facendo attendere gli utenti ore per un mezzo pubblico, magari proprio davanti a un cassonetto maleodorante in quella che dovrebbe essere una capitale europea. I liberali propongono una soluzione choc a tutto questo: mandare definitivamente le due aziende dei disservizi in fallimento pilotato per salvare il bilancio del Campidoglio e aprire bandi di gare europei a privati.
Gestione capitale, piano #Nathan= fine monopolio #atac e #ama e indire gare europee per privati @EnricoStefano @fleinaudi @LaMarianna_eu pic.twitter.com/VHFkxarn1U
— Ofcs Report (@ofcs_report) 22 novembre 2016
Il piano Nathan contro il Movimento 5 stelle. Ernesto Nathan fu lo storico sindaco di Roma che nel suo piano regolatore del 1909 costruì l’ossatura dell’attuale pianta urbana di Roma. Nathan rimane famoso nelle frasi in romanesco che usiamo tutti i giorni, “non c’è più trippa per gatti”, riferendosi a un capitolo del bilancio del Comune che parlava del cibo destinato ai gatti che dovevano combattere l’avanzata dei topi negli archivi comunali, capitolo che tagliò senza neanche pensarci due volte. Ma perché viene ripescato un sindaco morto 94 anni fa? Un messaggio diretto dei liberali e de La Marianna, il nuovo soggetto politico di ispirazione radicale di Giovanni Negri, alla sindaca Raggi, il senso è quello di soluzioni anche estreme per aggiustare situazioni particolarmente difficili, come quella delle due municipalizzate romane e pensare a liberalizzare i servizi. Libera concorrenza e niente più trippa per trasporti e rifiuti insomma. I dati del disastro romano: i trasporti. Leggendo il bilancio 2015 la situazione del trasporto romano è drammatica. Un mezzo su due ha più di 12 anni, solo nel 2015 sono state soppresse 650 mila corse. Mettendo insieme questi due dati sii vede che lo scorso anno il 53,2% delle corse di superficie è stata soppressa per guasti alle vetture. Non solo i romani perdono 135milioni di ore l’anno aspettando autobus, ma hanno a che fare con un’azienda in perdita per 79 milioni. L’Atm, l’azienda milanese è in utile per 24 milioni per fare un confronto. I debiti sono 1,3 miliardi (711 quelli di Atm) e Atac non riesce nemmeno a incassare in pubblicità, che sembrava essere la svolta Veltroni nei prima anni 2000 con l’idea dei cartelloni pubblicitari sui tram: solo 8 milioni nel 2015, contro i 18 di Atm. I dati del disastro romano: i rifiuti. L’altro buco nero si chiama rifiuti. Roma è l’unica Capitale europea insieme ad Atene a non smaltire i suoi rifiuti autonomamente, ovvero non c’è a Roma un ciclo compiuto di smaltimento e così Ama deve inviare ogni giorno decine di camion e treni all’estero. In pratica la “monnezza” di Roma va a riempire le discariche degli altri. Questo perché Roma non ha l’inceneritore ma solo Tmb, impianti che trasformano i rifiuti in altri rifiuti secondari che poi vengono mandati in città che hanno un inceneritore e si fanno pagare profumatamente per smaltire i nostri rifiuti.
Roma #rifiuti @christianraimo discarica Salaria stipa 19mila tonnellate. Emergenza è prima di vedere sacchi in strada @fleinaudi pic.twitter.com/KXd7rydf73
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La motivazione ufficiale è che l’inceneritore scoraggerebbe la differenziata. Eppure in Belgio il 44% dei rifiuti viene incenerito, in Germania il 35%, in Svezia addirittura il 50% e sono proprio alcuni dei paesi dove la differenziata funziona meglio. Il risultato è che la spazzatura di Roma arriva ogni giorno presso 62 siti dislocati in dieci regioni e in tre Paesi esteri: Portogallo, Romania e Bulgaria. Da dicembre verrà messo in atto anche il piano con la Germania, che si prenderà 150mila tonnellate di rifiuti romani l’anno per quattro anni. Modelli europei che hanno fatto scuola. Cosa è possibile privatizzare? Roma potrebbe imparare da Londra o da Stoccolma per quanto riguarda le infrastrutture. Nel Regno Unito il problema della qualità del servizio dei trasporti è stato risolto da tempo attraverso intere porzioni di rete messe a gara ogni anno. La concorrenza mette pressione agli operatori per offrire il miglior servizio possibile. A Roma invece c’è un effettivo monopolio e i contratti durano anni così che l’operatore di turno non ha motivo per migliorare il servizio. Senza contare che a Londra un chilometro di rete costa 0,8 euro a cittadino, a Roma ne servono 2,4. Il modello svedese, invece, prevede che il controllo del trasporto sia più frazionato, con la presenza di più strutture addette alla vigilanza sul servizio e sulle tariffe applicate. Ma quando si parla di rifiuti invece, moltissime aziende private sono pronte a partecipare a gare per lo smaltimento dei rifiuti, operazione che permette un enorme guadagno. Ma chi si prenderebbe sulle spalle i processi di raccolta porta a porta, divisione dei rifiuti, imballaggi e tutte quelle operazioni che invece sono di difficile organizzazione ma di guadagno uguale a zero? Chissà cosa avrebbe risposto il sindaco Nathan.