Se in ogni scavo della linea C della metropolitana di Roma saltano fuori anfore e intere costruzioni di epoca romana, a Montichiari, provincia di Brescia, vengono fuori i rifiuti. Undici discariche autorizzate, 16 se si considerano quelle dismesse e abusive, per 25.000 abitanti. Il più alto numero in Europa. Quindici milioni di metri cubi di rifiuti in uno dei territori più inquinati della penisola. Una situazione ormai al collasso, messa in pericolo dal continuo rischio di autorizzazione di nuovi siti di smaltimento e dall’abbandono di aree che attendono bonifiche ormai da anni.
L’associazione ‘Sos terra Montichiari’ combatte in prima linea la battaglia per il futuro dei suoi cittadini. Lo fa anche attraverso uno studio che nasce proprio grazie alle segnalazioni degli abitanti, coinvolti pienamente nella causa. L’obiettivo è quello di monitorare le attività delle discariche in opera, valutando i fattori di rischio e supervisionando il rispetto dei parametri tecnici, normativi e sociali.
Tutto per determinare l’impatto ambientale, il degrado naturalistico e i rischi futuri delle discariche. Lo studio nasce grazie alla segnalazione dei disagi percepiti dai cittadini.
Ad esempio, le emissioni odorigene, classificate su base oraria e di intensità. O ancora, la presenza di rifiuti abbandonati. Un’analisi comparativa con le altre realtà della provincia bresciana, evidenzia il surplus di siti discariche nel comune di Montichiari, nonostante la presenza dei “siti contaminati” sia inferiore alla media provinciale. Otto, concentrati principalmente a sud dell’aeroporto civile D’Annunzio.
Proprio qui, due anni fa, tra le piste di decollo in disuso, nasceva una discarica abusiva di lastre di eternit e bidoni di sostanze chimiche abbandonate. Area sottoposta a sequestro.Nell’elenco dei siti contaminati figurano anche le tre cave: Bicelli, Accini e Baratti. Dismesse e trasformate in discariche, sarebbero dovute essere bonificate, in accordo con il Comune, dalla Systema Ambiente di Manlio Cerroni, patron della megadiscarica romana di Malagrotta, coinvolto nell’inchiesta sui presunti illeciti nello smaltimento dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Operazione mai portata a termine. Così, i sei colli intorno a cui sorge Montichiari, si sono trasformati in una discarica a cielo aperto, con impianti per il trattamento dei rifiuti distribuiti omogeneamente su tutto il territorio comunale e proposte continue di nuovi siti.
L’ultima minaccia si chiama Padana Green, società che vorrebbe smaltire a Montichiari oltre un milione tonnellate di amianto e rifiuti nocivi. Un progetto che riporta alla memoria la vicenda Ecoeternit, discarica sequestrata nel 2012 perché non rispettava le norme di stoccaggio e riaperta a gennaio 2014. L’avvio del progetto Padana Green era stato confermato da una sentenza del Tar della Lombardia dopo il ricorso della stessa società, ma il Consiglio di Stato, nel luglio 2016, ha sospeso la sentenza, e rimandato la decisione definitiva nei prossimi mesi. Resta il fatto che il territorio non è più capace di sopportare altri siti. Lo dice l’indice di pressione, introdotto dalla Regione Lombardia nel 2014. Uno strumento che stabilisce la quantità di discariche che può essere presente su un determinato territorio in relazione alle sue caratteristiche. Soglia che a Montichiari e nei comuni limitrofi è stata oltrepassata già da tempo.
Ma i timori per il collasso del sottosuolo, sono legati alla preoccupazione per i riflessi sulla salute degli abitanti. Nel 2015 è la Regione Lombardia a richiedere alla Asl uno studio sulla relazione tra l’inquinamento ambientale e le malattie che colpiscono la cittadinanza nelle aree del bresciano. L’esito della ricerca non sancisce una diretta correlazione tra patologie e inquinamento, ma sottolinea come i tumori nel bresciano siano il 12% in più della media nazionale negli uomini e il 6% in più nelle donne. E la presenza di discariche contenenti rifiuti tossico-nocivi aumenta del 10% la possibilità di contrarre malformazioni congenite.