India, Cina, Bangladesh e Nigeria. Sono alcune fra le nazioni dove respirare è più pericoloso che in ogni altra parte del resto del mondo. Stando a un rapporto datato 2013 della World Health Organization , ogni anno sono più di 3 milioni le persone che ogni anno si ammalano e muoiono a causa delle polveri sottili che si piantano nei loro polmoni. In pieno clima Cop22, il summit che si tiene a Marrakech per decidere a livello mondiale quando e come contrastare il surriscaldamento globale, sono le zone del Sud del mondo. che dovranno dotarsi, grazie ai loro governi nazionali, di misure anti-effetto serra.
Uno degli indiziati speciali in questo, come nei precedenti summit, è il pm10. Si tratta del risultato della combustione di carbone, legno e dei riscaldamenti prodotti dalle stufe a pellet. Deve il suo nome ai 10 millesimi di millimetro che ne compongono le molecole. Il particolato può avere quindi una dimensione, prese in esame le molecole che lo costituiscono, dai 10 millesimi di millimetro a decrescere. La dimensione delle molecole influenza anche dove si andranno a depositare. Più sono piccole e più l’accumulo sarà localizzato in profondità nell’organismo.
Il limite di particolato nell’aria prescritto dall’Oms sarebbe di 20 grammi per metro cubo. Ma è un limite che viene superato per ben più di cinquanta volte secondo le più recenti stime dell’organizzazione. Per concentrazione di pm10, la città più inquinata è Onitsha, in Nigeria, il cui il particolato risulta essere a una quota media su base annua vicina ai 600. Quasi sessanta volte i limiti previsti. Per meglio rendere l’idea del caso di Onitsha, è importante citare un episodio allarmante per la sua eccezionalità. Nel 2013 due persone morirono per un colpo di calore mentre erano al volante della loro auto. In quel momento si trovavano bloccate nel traffico della città nigeriana dopo 6 ore di ingorgo e il loro corpo non ebbe più forza di resistere a smog, polveri sottili, combustione grossolana di rifiuti e olezzi provenienti da fogne a cielo aperto. Ma i dati, aggiornati al 2016 dall’Oms, non smettono di dare importanti indicazioni.
Secondo quanto rilevato dall’Oms, se si prendono in esame i paesi in via di sviluppo, il 98% delle città che superano i 10mila abitanti non rispettano i parametri dell’organizzazione. Se si prendono in esame queste dimensioni urbane, 20 aree fra le più inquinate si trovano in Nigeria, 3 in Arabia Saudita e 2 in Iran.
Diversa è la situazione se ci si sposta nelle megalopoli, dove si superano i 14 milioni di abitanti. Qui sono New Dehli e Il Cairo a vincere per la peggiore qualità dell’aria, con un pm10 che nella capitale indiana supera quota 200, in quella egiziana 150. Il Mediterraneo orientale e il Sud Est Asiatico hanno visto un peggioramento negli ultimi 5 anni. Il tasso di inquinamento dell’aria è infatti aumentato del 5%.
Ma se si cambia scala e si passa alle nazioni? Qual è la più inquinata? Nel 2015 si è assistito a un cambio al vertice. Contrariamente a quanto si pensi, la Cina ha incrementato gli investimenti in energia rinnovabile nel 2015, arrivando a spendere più di 25 miliardi di dollari in tecnologie pulite, facendone la nazione che più investe al mondo in rinnovabile. Cosa che non è accaduta in India, che ora indossa la maglia nera della nazione più inquinata al mondo. Il pm2 annuale misurato a New Dehli supera la soglia di 100, che, comparato ai livelli di altre metropoli risulta essere molto maggiore.
Rilevazioni a parte, esiste però un filo rosso che unisce le nazioni protagoniste di queste classifiche. Sono tutti paesi di industrializzazione recente e a forte impulso demografico. Basta guardare alla crescita del Pil di quelli che saranno protagonisti alla conferenza sul clima in Marocco. Cina e India, stando ai resoconti della Banca Mondiale del 2013, sono rispettivamente seconda, con un prodotto interno lordo di oltre 9mila miliardi di dollari, e terza, con quasi 2mila miliardi di dollari. La Nigeria, per il World Factbook della Cia, è cresciuta del 6% nel 2013 rispetto agli anni precedenti. Se si somma a tutto questo la bomba demografica in piena deflagrazione in tutti questi stati, in misura più controllata in Cina per una forte repressione del fenomeno da parte del governo, si comprende la portata dei gas serra quale potrebbe diventare. Dove il Pil cresce l’aria è più pesante, carica di particolato e biossido di carbonio. In altre parole: tossica.
E a farne le spese sono soprattutto i più piccoli. L’Unicef riporta che l’inquinamento dell’aria uccide più bambini di Hiv e malaria messi insieme. Sono infatti 600mila i bambini che muoiono ogni anno per conseguenze legate all’inquinamento nel mondo. Nelle scorse ore il governo sciita di Teheran ha deciso di chiudere le scuole per l’emergenza smog. Decisioni del genere non sono nuove ad altre amministrazioni.
Un messaggio che la Cop22 non potrà ignorare nonostante sia difficile regolamentare la corsa al benessere dei Brics e dei paesi in via di sviluppo. Anche se lontano dai clamori di Parigi dello scorso anno, più dovuti all’attentato del Bataclan che alla conferenza, sarà difficile porre un freno al riscaldamento del pianeta. Secondo dati del National Center for Enviromental Information, nel 2100 la temperatura media potrebbe arrivare ad alzarsi di 6 gradi. La corsa contro il tempo è iniziata.