
Chiara Giannini
Livornese, ma nata a Pisa e di adozione romana, classe 1974. È convinta che il giornalismo sia una malattia da cui non si può guarire, ma che si aggrava con il passare del tempo. Ha iniziato a scrivere giovanissima e ha solcato la soglia della prima redazione ben prima della laurea. Inviata di guerra per passione, convinta che i fatti si possano descrivere solo guardandoli dritti negli occhi. Ho raccontato l’Afghanistan in tutte le sue sfumature e nel 2014 ho rischiato di perdere la vita in un attentato sulla Ring Road, tra Herat e Shindand. Alla fine ci è tornata 14 volte, perché quando fai parte di una storia non ne esci più. Ha fatto reportage sulle missioni in Iraq, Libano, Kosovo, il confine libico-tunisino ai tempi della Primavera araba e della morte di Gheddafi, l’Ucraina e sull’addestramento degli astronauti a Star City (Russia). È scampata all’agguato di scafisti a Ben Guerdane, di ritorno da Zarzis, tre le poche a documentare la partenza del barconi e a un attacco all’aereo militare di ritorno da Kabul, nell’agosto del 2021. Ha scritto tre libri: “Come la sabbia di Herat” e l’intervista al leader della Lega, dal titolo “Io sono Matteo Salvini”, entrambi per Altaforte e “Inferno a Kabul” (Giubilei Regnani).