“Nel referendum del 23 giugno 2016, il più grande esercizio democratico di sempre nel Regno Unito, il popolo britannico ha votato per lasciare l’Unione europea. Ed è quello che faremo, lasciando il mercato unico e l’Unione doganale, un processo che pone fine alla libera circolazione e alla giurisdizione della Corte di giustizia europea in questo paese. Prenderemo il controllo dei nostri soldi, delle leggi e dei confini iniziando un nuovo entusiasmante capitolo nella nostra storia. Ora tocca a tutti noi scrivere quel capitolo”. Con questo incipit, decisamente chiaro nel suo proclamare la storica fine del rapporto tra Regno Unito e Unione Europea si apre, dopo mesi di attesa, di polemiche e una serie di dimissioni nel Governo di Sua Maestà, il libro bianco sulla Brexit, con una prefazione firmata direttamente dal Primo Ministro Theresa May.
Novanta pagine in quattro capitoli, rispettivamente su partenariato economico, sicurezza, cooperazione e accordi istituzionali che spiegano pedissequamente la road map che porterà il Regno Unito, alle ore 23 del 29 marzo 2019, ad uscire dall’Unione Europea dopo 40 anni di adesione.
“Costruire una nuova relazione con l’Europa” è il primo obiettivo del governo britannico secondo il quale con l’Unione “andrà costruita una partnership che sia la più ampia e solida rispetto qualsiasi altro rapporto tra l’UE e un paese terzo”. Affidandosi all’auspicio che l’Europa possa riprogrammare una serie di accordi bilaterali con il Regno Unito il libro bianco illustra alcune linee direttrici: un regolamento comune per le merci compreso il settore agroalimentare, la partecipazione del Regno Unito alle agenzie dell’UE che forniscono autorizzazioni per le merci, l’introduzione graduale di un nuovo accordo doganale facilitato (una dogana “mista”), nessuna tariffa su nessuna merce, la stipula di nuovi accordi sui servizi e il digitale, nuove disposizioni economiche e regolamentari per i servizi finanziari e la continua cooperazione in materia di energia e trasporti, mantenendo la politica energetica comune. Un “equilibrio equo e pragmatico”, dice il governo britannico, che preserverebbe il mantenimento di una alleanza tra Europa e Regno Unito sulla quale, però, – ricorda il libro bianco – “a questo spetta l’ultima parola, con il Parlamento che ha il diritto di stabilire quale legislazione adottare in futuro”. Insomma, buoni rapporti sì, ma alle condizioni dettate da Londra che chiosa: “Entrambe le parti dovranno concentrarsi sul trasformare il “quadro futuro” in testo giuridico non appena possibile”.
Circa la sicurezza il testo, ricordando di nuovo come il Regno Unito non farà più parte delle politiche comuni dell’UE in materia di esteri, difesa, sicurezza, giustizia e affari interni propone una nuova partnership che mantenga una stretta cooperazione (“perché il mondo continua a cambiare”) per far fronte comune alle minacce relative allo specifico comparto condividendo con le forze dell’ordine i dati critici, le informazioni e la cooperazione pratica per indagare sulla criminalità e sul terrorismo, sulla base di strumenti e misure già esistenti. Tra questi – chiede Downing Street – la partecipazione del Regno Unito ad agenzie chiave, tra cui Europol ed Eurojust – che forniscono un modo efficace ed efficiente per condividere competenze e informazioni sul terrorismo e sulla sicurezza.
Relativamente ad uno dei punti più contestati e temuti di Brexit, quello riguardante le opportunità derivanti dal mantenimento di una base condivisa di un mercato unico, Londra riconosce come “il mercato unico sia costruito su un bilancio di diritti e doveri e che il Regno Unito non possa avere tutti i benefici dell’adesione al mercato unico senza rispettare i suoi obblighi”: serve quindi un accordo “equo ma diverso”. Il nuovo partenariato economico si svilupperebbe, secondo le intenzioni di Downing Street, con l’istituzione di una nuova zona di libero scambio e il mantenimento di un decalogo comune per le merci, comprese quelle del settore agroalimentare, coprendo solo le regole necessarie per garantire l’assenza di “frizioni” commerciali al confine e lo stop alla libertà di circolazione e riservando al solo governo del Regno Unito il controllo sul numero di persone che arriveranno all’interno dei confini (“in futuro spetterà al governo e al parlamento del Regno Unito determinare la situazione domestica riguardo all’immigrazione, chiosa il documento).
Insomma, per la fine di uno dei pilastri della comunità europea i giorni sono ormai contati, e questo nonostante un contraccolpo praticamente certo al settore dei servizi, che – come il documento tiene a sottolineare – rappresenta il 79% con un valore totale del GVA nel Regno Unito ben 1,46 trilioni di sterline. Se poi si tiene conto che, nel solo 2017, il 21% delle importazioni di servizi dell’UE proveniva dal Regno Unito e il 20% delle esportazioni era destinato a Londra, un accordo con Bruxelles appare un passo obbligato. Anche per questo il libro bianco attenua i toni sulle qualifiche professionali, che continueanno in un regime di mutuo riconoscimento e senza dover completamente riqualificare o riqualificare il settore di appartenenza con procedure burocratiche: dal 1997, infatti, il Regno Unito ha riconosciuto oltre 142.000 titoli di studio europei, tra cui avvocati, assistenti sociali, e ingegneri mentre oltre 27.000 sono stati i riconoscimenti delle qualifiche del Regno Unito intraprese nell’UE. Nonostante la presa d’atto che rivela come “gli oltre 3 milioni e mezzo di cittadini UE siano parte integrante della comunità del Regno Unito” nessun principio in materia di immigrazione regolare sarà quindi più negoziabile con l’Europa. A salvarsi da questa previsione, almeno per ora, è la mobilità studentesca. Il vademecum propone un programma di mobilità giovanile UK-UE per garantire ai giovani di “continuare a godere dei benefici sociali, culturali ed educativi del vivere l’uno nell’altro paese”. Il nuovo “Erasmus by UK” sarà modellato sull’esempio degli accordi già vigenti con Canada e Australia. Hard Brexit, quindi, ma con moderazione.
Circa lo scenario disegnato nel documento – successivo alla proposta di una serie di protocolli bilaterali che spaziano dalla protezione dei dati personali, alla politica criminale fino all’immigrazione e la costituzione di un comitato generale e molteplici sottocomitati con il compito di valutare, caso per caso, eventuali conflitti altrimenti non prevedibili “su carta” – il governo britannico precisa, non senza un pizzico di timore per un eventuale braccio di ferro con Bruxelles, come l’art 50 preveda come nella procedura di attivazione di uscita dall’UE entrambi i partners debbano tenere conto del “quadro futuro”, senza quindi basare la trattativa su esigenze e politiche contingenti che altrimenti rischierebbero di compromettere le loro future relazioni bilaterali.
Dopo la pubblicazione del libro bianco, ora, la partita si sposta sull’approvazione, da parte della Camera dei Comuni, dell’accordo di recesso che dovrà ottenere successivamente il placet del Parlamento europeo. Solo allora Brexit entrerà nel vivo, con l’attuazione graduale delle disposizioni previste in questo libro bianco, il più completo vademecum sul più grande e costoso divorzio della storia.
Scarica qui il libro bianco sulla Brexit pubblicato dal Governo Britannico