“La vergogna si insinua nella mente con pensieri, emozioni negative e porta alla sofferenza mentale per la quale non si vede altra alternativa se non per il suicidio”. Analizza così il caso di Tiziana Cantone il professor Maurizio Pompili, responsabile del servizio per la prevenzione del suicidio Uoc di psichiatria dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma.
In che maniera il web ha influito e amplificato tutto ciò che poi ha portato al suicidio di Tiziana Cantone?
“È sempre più in espansione il fenomeno del cyber bullismo, un fenomeno che si sta stabilizzando sui social network e su internet in generale. Sostanzialmente è la vergogna che di per sè uccide, fa male e ferisce l’individuo, che è tanto più forte quanto più è ampia la popolazione che guarda la notizia e che fa male al soggetto interessato. Quindi la vergogna in una famiglia può essere di un certo tipo, in un paese ancora più amplificata, figuriamoci sul web quando a giudicare è un’intera popolazione e ipoteticamente un’intera nazione. Questo diventa un fenomeno dilagante e abbiamo avuto varie testimonianze di soggetti che si sono suicidati proprio perchè erano stati diffamati sui social network. La notizia di questa ragazza ci sconvolge perchè è una vicenda estremamente privata, che aveva acquisito i connotati di una notizia pubblica e quindi l’intimità è violata in tutti i sensi. Si parla molto di privacy, in questo caso c’è stata una violazione totale”.
Come ripare a una ferita come questa?
“L’unica possibilità che si vede è quella della morte. Molte volte non si tiene conto di come persone in queste condizioni dovrebbero essere aiutate. Se la notizia era già veicolata, questa ragazza deve essersi sentita molto sola e alle prese con questa solitudine aver pensato al suicidio ed esserci poi riuscita”.
Oggi quanto la reputazione di una persona viene a formarsi attraverso il web e internet?
“Sempre più spesso, perché i profili di fatto parlano più della persona in carne ed ossa. Adesso si mette il proprio stato, il proprio profilo, il proprio aggiornamento e questo di fatto mistifica quello è l’essenza reale della persona. Gli dà un’identità molto sintetica, stringata, che può essere non corrispondente al reale, quindi manipolata. È molto fittizia. Si rischia molto”.
Quindi la creazione del personaggio è molto semplice.
“Esatto. È il mondo del surreale e di una realtà parallela che ci sembra ormai la vita quotidiana, però purtroppo o per fortuna non è così. Alla fine non esiste una sovrapposizione netta tra la realtà virtuale e la realtà che noi sperimentiamo, perché ciò che viene fatto nella realtà virtuale poi si ripercuote all’ennesima potenza nella realtà di tutti i giorni. Non si tiene conto che nel web le cose rimangono nell’etere e nella realtà invece mietono vite”.