L’Italia è pronta a schierarsi in Libia. Secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il governo darà il via libera a una missione umanitaria con l’obiettivo di costruire un ospedale nella città di Misurata. Il piano prevede l’impiego in Libia di oltre 100 tra medici e personale sanitario, oltre a circa 200 paracadutisti del 186esimo reggimento della Folgore. I parà, ufficialmente schierati a difesa dell’ospedale italiano, si aggiungono ai reparti speciali del Reggimento Col Moschin, da tempo presenti nel Paese. La decisione del governo italiano è arrivata dopo mesi di pressioni da parte del governo di Tripoli, guidato da Fayez al Serraj. Intanto sul campo la situazione si fa sempre più complicata. La riconquista di Sirte procede a rilento e le truppe di Tobruk, guidate dal generale Khalifa Haftar e sostenute da Russia ed Egitto, si stanno impadronendo della cosiddetta “Mezzaluna petrolifera”.
“L’attacco ai terminal di petrolio contrasta con il processo di riconciliazione nazionale e fa cadere le speranze dei libici nella realizzazione della stabilita'”, affermano da Tripoli, invitando le truppe di Haftar a ritirarsi e a fornire il proprio appoggio al governo di unità nazionale sostenuto dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite. La controffensiva del generale Haftar mette a rischio la sopravvivenza stessa del governo Serraj, stretto da un lato dai nemici dell’Isis, dall’altro dalle truppe di Tobruk che ne mettono in dubbio la legittimità. L’offensiva del generale acuisce le tensioni e le divisioni nel paese.
Il confronto tra Tripoli e Tobruk rischia di riportare il paese nell’incubo della guerra civile. Il piano di riconciliazione nazionale, messo in piedi dall’Onu, è a rischio, così come la possibilità di vedere la Libia riunita da un unico governo. Intanto il premier Serraj ha dichiarato di essere pronto a riprendere i porti conquistati dalle milizie rivali. Il ministro incaricato della Difesa è stato chiamato ad assumersi le sue responsabilità e a chiamare tutte le unità militari a far fronte all’aggressione contro le installazioni ed i porti per riprenderli ed assicurare la loro protezione, fanno sapere da Tripoli. Il confronto tra i due governi è lo specchio delle pressioni internazionali sulla Libia.
Se da un lato Russia ed Egitto riconoscono nel generale Haftar l’unico interlocutore credibile nel paese, dall’altro le potenze occidentali, sponsor dell’esecutivo Serraj, in una nota congiunta dichiarano: “Facciamo appello a tutte le forze militari che sono entrate nella Mezzaluna petrolifera a ritirarsi immediatamente, senza precondizioni”. “I governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito riaffermano il loro sostegno completo al Governo di accordo nazionale come sola autorità esecutiva della Libia” e sollecitano “una cooperazione pacifica tra le forze armate libiche e un impegno immediato per creare una forza militare professionale”. Una dichiarazione che chiarisce, forse, il perché dell’intervento italiano nel paese.