Il referendum presidenziale venezuelano, che dovrebbe tenersi entro la fine del 2016, sarà un “referendum revocatorio”. La convocazione è stato indetta ufficialmente il 26 aprile scorso data in cui il Cne (Consiglio nazionale elettorale ) ha approvato il processo per l’attivazione del referendum abrogativo che deciderà la permanenza o meno di Nicolas Maduro, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela .
Proprio quest’ultimo ha denunciato, la scorsa settimana e per l’ ennesima volta, la possibilità di un piano di colpo di Stato guidato dagli Stati Uniti, come conseguenza della crisi e della violenza che affligge il paese. Sarebbe l’“imperialismo criminale” a suo dire, ad aver messo in atto il processo che dovrebbe porre fine alla rivoluzione bolivariana, iniziata con il leader Chavez e seguita da Maduro stesso. Il Presidente ha dunque invitato i connazionali a scendere in piazza, a difendere il paese e ottenere la vittoria per la pace. La realtà è che i cittadini sono allo stremo delle forze, circa 2.000 venezuelani, la maggior parte di essi Indios, ha gia cominciato ad esempio, mercoledì 23 agosto, un cammino di più di 700 chilometri dalla stato di Amazonas (sud-est) verso Caracas, per partecipare alla marcia che si terrà il 1 settembre, data in cui verrà chiesta l’attivazione di un referendum revocatorio presidenziale, dove milioni di cittadini scenderanno in piazza per dimostrare l’intollerabilità oramai della situazione politica ed economica del paese.
Il sostegno indigeno alla richiesta di un referendum per revocare il mandato del presidente Nicolas Maduro, è dovuto anche alla discriminazione etnica e politica che, secondo politici locali, questa popolazione starebbe soffrendo.
Il governatore Guarulla ha ricordato che la Corte Suprema del Venezuela ha impedito di esercitare le loro funzioni a tre deputati indigeni, che sono stati eletti lo scorso dicembre. Oltre a questi ci sarebbero anche due prigionieri parlamentari per ragioni puramente politiche.
La prima parte del percorso degli Indios è stata di 130 chilometri: dalle rive del fiume Orinoco, attraversato con piccole imbarcazioni, hanno raggiunto lo Stato Apure (sud-ovest) .
Nel frattempo, i deputati dell’ opposizione hanno fatto richiesta alle Nazioni Unite di avere osservatori internazionali alla manifestazione di massa del primo settembre. Voluta dal presidente del comitato della politica estera dell’Assemblea Nazionale, Florido, la richiesta prevede “la formazione di una commissione in situ”, atta a conoscere e verificare la gravità della “crisi umanitaria” nel paese.