Dopo Mediaset, Assicurazioni Generali e Telecom Italia ora è la volta di Leonardo-Finmeccanica. Non passa settimana che l‘Italia non venga interessata da proposte capestro per acquisire i nostri asset strategici da parte di chi teme un cambio del vento post elezioni Usa del prossimo novembre. Oggi è la volta del colosso italiano della difesa, di nuovo oggetto di interessi d’Oltralpe, ovvero da parte dell’addendo militare dell’Ue franco-tedesca.
In particolare, era attesa un’accelerazione lato francese finalizzata a tentare di acquisire aziende di servizi italiane prima della fine dell’Ue, fine ormai preconizzata anche dagli attori globali che contano. A questo si aggiunga l’interesse peculiare transalpino per le nostre aziende della difesa, interesse mai celato fin dai tempi in cui la fondazione Nens – di deriva bersaniano-lettiana – auspicava la cessione di Finmeccanica a gruppi francesi, in termini perfettamente economici. Peccato che l’analisi fosse stata commissionata ad una certa Lisa Jeanne, ricercatrice dell’Università Science Po di Parigi ossia dove vengono formate le nuove leve dei servizi segreti d’Oltralpe. Tanto per far capire meglio la radice del problema, Science Po è l’università dove oggi lavora un ex primo ministro italiano, Enrico Letta, lo stesso che gravitava nell’orbita Nens ai tempi dell’auspicata cessione sopra citata.
Oggi indiscrezioni di stampa vorrebbero Leonardo-Finmeccanica fusa addirittura con il simbolo industriale europeo, Airbus Thales, dopo che venti anni fa venne fatta dall’Italia una scelta diametralmente opposta, una aggregazione con le industrie belliche anglosassoni. Ricordiamo infatti che a fronte di tale scelta strategica, Agusta-Westland è divenuta leader mondiale nell’elicotteristica e non solo, con primati industriali anche in altri importanti ambiti della difesa (radar, siluri, propellenti per missili ecc.).
Non faccio fatica a definire l’interessamento francese sfacciato ed irriverente, soprattutto per la tempistica (nelle ultime settimane Parigi tramite le sue aziende strategiche ha più o meno pubblicamente insidiato la proprietà di Mediaset, Assicurazioni Generali ed ora Finmeccanica-Leonardo). In primis perché costringerebbe a rivedere alleanze storiche, soprattutto oggi che l’Europa deve trovare una quadra post Brexit costruttiva e soprattutto pacifica con Londra. Inoltre una simile fusione rappresenterebbe inevitabilmente il seme di una futura difesa europea emancipata dagli Usa: nonostante le parole di Donald Trump mirate a far pagare la difesa Nato a quei paesi ricchi che ambiscono ad una propria agenda geopolitica indipendente da Washington, ritengo che un’aggregazione strategica con il maggiore competitor Usa nel settore dell’avionica non sarebbe né negli interessi anglosassoni né di quelli italiani (esempi passati ci dicono che nel medio termine Roma vedrebbe inevitabilmente un travaso di occupazione, tassazione e competenze verso paesi esteri che potrebbero non essere necessariamente amichevoli anche in futuro, ad esempio post rottura dell’Ue).
È chiaro che oggi non ci sono le condizioni per prendere decisioni strategiche di tale portata, solo dopo le elezioni Usa si potranno fare i passi successivi. Il rischio per l’Italia è che attraverso questi ammiccamenti si voglia costringere il nostro governo a cedere la proprietà di aziende sistemiche a fronte di una maggiore flessibilità nell’applicazione dei parametri austeri da parte dell’Ue. Se così fosse – come temo – sarebbe un vero e proprio ricatto, una minaccia ai nostri interessi nazionali e non solo. Dopo novembre una siffatta contingenza potrebbe dare la stura alle pulsioni italiche finalizzate ad una reale uscita di Roma da questa Ue di matrice franco-tedesca. Ma questa volta con il supporto degli attori che veramente contano.