I raid aerei americani sono partiti e tutto procede come da copione. La Libia, infestata dall’Isis, dal 1 agosto, e per un mese, sarà sotto bombardamento. La guerra a pochi chilometri dalle nostre spiagge. Nel mirino Sirte, la città costiera roccaforte del Califfato e luogo di imbarco dei migranti diretti in Italia.
Il presidente Usa, Barack Obama, ha dato il via libera ad un’operazione che era stata definita durante le trattative per l’insediamento del governo di unità nazionale nato sotto l’egida dell’Onu. E così Fayez al Sarraj, il capo dell’esecutivo che ha il compito di essere la mano armato dell’Occidente in Libia, ha chiesto il formale intervento degli Usa. “Un sostegno diretto”, ha spiegato in un video, “ma c’è il rifiuto di ogni tipo di ingerenza straniera senza mandato o autorizzazione del governo di intesa nazionale”.
Nel bilancio dei primi bombardamenti, dunque, si registrerebbero pesanti perdite tra gli jihadisti e portato anche alla cattura di un leader della filiale libica dell’Isis. Successivamente le truppe di Tripoli hanno conquistato il quartiere centrale di Sirte, Al-Dollar, sotto assedio da parte dello Stato islamico dal giugno 2015. La missione, che ha trovato l’Italia d’accordo, è stata autorizzata da Barack Obama e dal segretario della Difesa Carter, è avvenuta dietro la richiesta del premier del governo di unità nazionale libica appoggiato dall’Onu, Fayez al Sarraj. “Abbiamo chiesto un sostegno diretto agli Usa” ha detto in un video il presidente di Tripoli “Ma c’è il rifiuto di ogni tipo di ingerenza straniera senza mandato o autorizzazione del governo di intesa nazionale”.
L’offensiva militare di Washington a sostegno delle forze del governo libico, apre un nuovo fronte di guerra degli americani nella lotta all’organizzazione terrorista. Le forze statunitensi, così come quelle di altri paesi, erano già presenti sul terreno. Già da mesi circola sul web la notizia, mai confermta dal governo italiano, di un’imboscata che i miliziani dell’Isis avrebbero teso ai marines italiani e forze speciali britanniche. La Difesa ha smentito, in quanto non vi sarebbe presenza ufficiale di militari in Libia tranne che per aiuti umanitari. Resta però il dubbio che si trattasse di uomini ombra. A fomentare i dubbi, sul sito di Debka vi è una descrizione dettagliata di quanto sarebbe accaduto. L’imboscata sarebbe stata tesa alle truppe in viaggio verso la roccaforte dell’Isis a Sirte e ci sarebbero anche degli ostaggi non identificati. A novembre scorso, invece, gli F15 americani avevano colpito la Libia, eliminando il leader del Califfato nero Abu Nabil, conosciuto come Wissam Najm Abd Zayd al-Zubaydi. Adesso si continua, anche se a schierarsi contro l’intervento degli Usa è la Russia, che ritiene gli ultimi attacchi contro le basi dello Stato islamico illegittimi. “Dal punto di vista della legittimità probabilmente gli americani non avevano questo diritto”, ha dichiarato all’agenzia Interfax l’ambasciatore russo in Libia, Ivan Molotkov. La Russia ritiene quindi illegali i bombardamenti perchè non rispettano gli accordi presi con le Nazioni Unite.
L’Italia, dal canto suo, già sapeva dell’intervento e il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, non ha escluso un intervento italiano: “Valuteremo se ci saranno richieste e se utilizzare la base di Sigonella” ha detto durante un’intervista a Uno Mattina, augurando che “l’intervento americano a Sirte sia risolutivo perchè è diventata la roccaforte di Daesh in Libia”.
E Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione esteri al Senato, ha puntualizzato: “Un raid richiesto dal governo libico di Serraj di cui l’Italia era già al corrente”. Secondo Casini la richiesta dimostra l’autonomia del neo-governo di Tripoli, che si sarebbe rivolto all’America e non all’Italia più che altro per l’immediatezza dell’intervento.
La stabilizzazione della situazione in Libia è particolarmente importante per l’Italia perché da lì proviene il 90% dei migranti che arrivano sulle nostre coste, ma anche per gli interessi economici nel paese. Il rischio dei bombardamenti, però, non è solo per l’aumento dei numeri degli sbarchi, ma anche quello di un esodo di jihadisti dalla Libia verso altri Paesi. Nei giorni scorsi l’Fbi ha lanciato l’allarme per una possibile diaspora di terroristi dalla Siria, causata proprio dai bombardamenti della coalizione Usa. La stessa cosa potrebbe accadere anche in Libia con altrettante centinaia di combattenti del Califfato in fuga dai raid.
Quale sarà il ruolo dell’Italia nella lotta all’Isis in Libia si saprà nei prossimi giorni. E lo scontro politico sul possibile intervento si è già aperto.