La cura per l’epatite C esiste, ma l’accesso ai farmaci è limitato se non in casi gravissimi. Lo denuncia Massimo Barra, da sempre impegnato nella riabilitazione dei tossicodipendenti nella fondazione villa Maraini a Roma. Il medicinale, esiste sul mercato da 2 anni. Alla sua uscita il costo per il governo era di 40mila euro, oggi invece è sceso a 16mila. Per il suo elevato costo, l’epatite viene ancora combattuta con l’interferone che non assicura comunque la riuscita.
Rispetto all’esorbitante costo dell’italia, la terapia può esser reperita in India al costo di 400 euro. Ma i medici sono molto dubbiosi sul suo principio attivo, che metterebbe insieme almeno due o tre farmaci e il suo effetto è immediato. In 24 o al massimo 48 ore, il virus dell’epatite viene debellato in maniera definitiva, senza effetti collaterali, che invece sono innumerevoli nell’interferone. Da qui si sfocia infatti nel grande problema del mercato nero del farmaco, e se è vero che si può acquistare la pillola per poche centinaia di euro, il rischio in cui si incorre è quello di avere un farmaco finto.
Le persone che convivono con la malattia da anni sono tante. Coloro che invece hanno avuto accesso al farmaco, hanno prima dovuto aspettare di andare in cirrosi epatica. La cura viene negata anche alle donne in gravidanza e si pensa ai numeri della mortalità per epatite oggi in italia e si pensa invece che il virus potrebbe essere debellato grazie all’accesso al farmaco, allora si comprende a pieno la ragione della protesta. Sono infatti 20milioni al mondo i malati di epatite c, di cui 600mila in Italia, per 10mila i decessi all’anno.