Consigliere Stefano Valdegamberi, lei è l’ideatore, per la Lega, della mozione che ha portato la Regione Veneto a riconoscere, prima in Ue, la Crimea come entità statale. In che modo nasce l’iniziativa?
“Tutto parte dalle lamentele degli operatori arrivate a seguito dell’embargo. I settori dell’agroalimentare e dell’artigianato avevano 20 mln di fatturato negli scambi con la Russia. Dall’introduzione delle sanzioni si è bloccato tutto e molti imprenditori hanno dovuto lasciare a casa i dipendenti”.
A quanto ammonta il danno causato dall’embargo?
“Ad oggi a più di un miliardo di euro. Sono scelte che subiamo perché vanno contro la volontà del popolo. L’Occidente sta facendo pagare un fio che non ha senso; tutto per far sentire in colpa i russi. Siamo noi occidentali i peggiori, perché stiamo costringendo un popolo a fare quello che vogliamo, e non pensiamo alla sua autodeterminazione”.
Quali prodotti erano i più ricercati dagli acquirenti russi?
“L’embargo riguarda più da vicino i prodotti agroalimentari: frutta e verdura. Prima si facevano acquisti nel campo del lusso, ad esempio nel settore del mobile d’arte. Questa nicchia aveva buon mercato in Russia, tanto che le imprese si erano risollevate. I russi poi hanno reagito con orgoglio alle sanzioni e l’industria è precipitata di nuovo. È stata poi la crisi del rublo e il crollo del petrolio a incidere pesantemente sulla domanda”.
Che effetto ha avuto la decisione della Regione sulla vita economica del Veneto?
“È un messaggio al potere centrale. Se lo Stato dorme, ci tiriamo su le maniche: intraprendiamo rapporti diplomatici con Mosca anche se non ci compete”.
Come è stata accolta in Consiglio Regionale? E chi si è opposto?
“M5s, Lega e Fi erano favorevoli alla mozione. Il Pd, storicamente più vicino a Mosca, si è dimostrato contrario e più freddo alla proposta. È stato un successo per noi: la decisione ha fatto molta eco sui media russi. Era un atto politico importante, perché arriva da una parte produttiva dell’Italia”.
Che fortuna sta avendo la sua idea?
“Il nostro intento è quello di creare un effetto domino. Lombardia, Liguria e Toscana, in maniera diversa, hanno già votato e approvato la stessa sanzione. Si trattava del testo che avevo mandato io. Abbiamo portato la mozione a Palazzo Madama, tramite il senatore Tosatto di Verona, ma è stata respinta anche se il testo sfumava sul riconoscimento della Crimea”.
Si tratta di un argomento chiave anche in Europa.
“Lo stesso parlamento francese aveva preso una posizione più chiara dell’Italia, così come la Baviera e l’Olanda. Il tema è caldo perché qui si tratta del futuro dell’Europa: se vogliamo essere dopo 40 anni terra di mercato Usa o creare un nostro spazio”.
Qual è il messaggio che vuole lanciare?
“L’azione è fatta perché a Roma si diano una mossa. L’Italia deve riconoscere la Crimea. Ci si sieda a un tavolo per riaprire i rapporti con Mosca, dopo la Brexit è d’obbligo. La scelta delle sanzioni mi è sempre parsa esagerata e provocatoria nei confronti della Russia. Per questo embargo siamo a oltre un miliardo di euro in meno per l’export veneto, oltre i danni che ci sono stati nell’agricoltura. Sono scelte che noi subiamo in un clima di “russofobia” e vanno anche contro la volontà del popolo”.
Lei ha anche partecipato al forum economico a Yalta.
“Ne parlai con un amico austriaco, che era nel partito di Hofer, e grazie a lui, che sarebbe andato lì come invitato, ho partecipato al summit. Tenni un intervento manifestando il mio disappunto per le posizioni Ue in merito alla Crimea e quanto queste fossero dannose per l’economia del Veneto”.
Cos’altro disse?
“Aggiunsi che la scelta delle sanzioni mi è sempre parsa esagerata e provocatoria nei confronti della Russia. Da parte nostra la Ue è ancora incapace di avere una propria politica estera, che viene invece ordinata dalla Nato. L’Europa è zerbino degli Usa, i quali hanno invece una loro politica estera”.
Come pensa che andrà a finire con le sanzioni?
“Credo che questo nostro gesto non sia passato inosservato, anche se è un sasso nello stagno. La Russia ha un affetto particolare verso gli italiani, non capiscono questa nostra posizione. È vitale ricucire i rapporti, sembrerebbe che la messa in discussione delle sanzioni sia un tema all’ordine del giorno”.