Il titolare dell’appalto per la fornitura della mensa di Ancona acquistava sottoprodotti di origine animale -per legge non destinati al consumo umano -, ormai prossimi alla scadenza. Li ripuliva, etichettava e congelava. Dopodiché li rivendeva come fossero freschi. I Nas ne hanno ritrovato oltre 3000 chilogrammi all’interno di celle frigorifere destinate alla conservazione di carni fresche. É una fotografia allarmante, seppur circoscritta, emersa dalle attività di controllo dei carabinieri del Comando per la tutela della salute per l’anno scolastico 2015-2016. Il risultato? Ben 37 strutture chiuse per carenze igienico-strutturali (valore immobiliare di 13 milioni di euro), di cui 670 hanno evidenziato irregolarità di vario tipo, 164 violazioni penali mentre sono 764 quelle amministrative. Dal centro al sud la cartina di tornasole delle mense scolastiche non lascia dormire sogni troppo sereni ai genitori italiani. Le mense sottoposte al sequestro dell’autorità giudiziaria sono distribuite quasi integralmente dalla cintola in giù dello Stivale: solo una, infatti, si trova al nord.
Il piano di controlli, concordato con il ministero della Salute, presenta una novità. Per la prima volta gli accertamenti sono stati svolti in una prima fase, tra novembre e dicembre 2015, per valutare l’inizio dei servizi di ristorazione scolastica. In un secondo momento, tra febbraio-maggio, i Nas hanno verificato, grazie ad un maggior numero di controlli, il rispetto delle normative vigenti in materia di servizi di ristorazione presso gli istituti. In aumento le strutture non conformi (+40%) e quelle chiuse (+25%) rispetto all’avvio dell’anno scolastico. Dati che spiegano come nonostante gli avvertimenti e i conseguenti passaparola tra gli stessi gestori, quest’ultimi rimangano recidivi nel rispettare le norme per una corretta amministrazione delle mense scolastiche.
Il reato più comune riscontrato dai Nas è la frode in pubbliche forniture (58 casi). I titolari dei servizi, o chi per loro, truccano le merci di scarsa qualità facendole passare per un livello superiore. “Un delitto, purtroppo, in costante aumento – afferma il maggiore Marco Datti dei Nas -. Per esempio è stato somministrato in alcune mense olio extravergine al posto di olio biologico, o peggio ancora olio di semi, senza contare le specie ittiche di qualità nettamente inferiore spacciate per cibo di primissima scelta”. Quello che emerge è una situazione generalmente sotto controllo, spiega il capo ufficio del Comando specializzato dell’Arma, ciononostante non bisogna abbassare il livello di guardia grazie anche all’apporto di genitori e delle associazioni dei consumatori nel segnalare qualsiasi ipotesi di irregolarità nelle mense scolastiche. “Tante e distribuite capillarmente sul territorio nazionale – conclude Datti -, per questo motivo le segnalazioni sono ben accette”.
Il dato meno incoraggiante riguarda il centro-sud, dove avvengono la maggior parte degli illeciti. Più del 50% sono risultate le strutture non conformi alle normative, di cui 36 su 37 sono state considerate inagibili e quindi chiuse a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie e dello stato di precarietà degli spazi. In un istituto comprensivo della provincia di Napoli si sono verificati casi di intossicazione alimentare tra gli studenti, da collegarsi al pessimo stato di conservazione degli alimenti. Oltre al sequestrato della merce, i Nas hanno provveduto alla denuncia dell’amministratore della ditta di ristorazione per aver somministrato generi alimentari in stato di alterazione e nocivi per la salute dei minori.