Israele 7/10: fallimento difensivo e shock strategico.
La strage del 7 ottobre 2023, durante la quale centinaia di terroristi di Hamas hanno fatto irruzione in territorio israeliano uccidendo oltre 1.200 civili e rapendone centinaia allo scopo di utilizzarli come scudi umani o essere oggetto di scambio con terroristi arabo-palestinesi detenuti, ha evidenziato gravi criticità nel sistema difensivo israeliano, considerato fino ad allora tra i più sofisticati al mondo.
Di seguito proponiamo un’analisi, per quanto possibile scevra da sentimenti tutt’altro che latenti di pietà per le vittime, delle principali vulnerabilità secondo una prospettiva di Intelligence comparata.
Sottovalutazione dell’intenzione nemica
Il primo rilievo è condensabile nell’errore di valutazione strategica da parte dell’Intelligence israeliana (Shin Bet, Aman e, in parte, il Mossad) circa la volontà di Hamas di ingaggiare un conflitto aperto.
Hamas è stata percepita per mesi come più dedita alla gestione civile di Gaza che a una guerra frontale, ma ciò si è rivelato un inganno strategico deliberato: Hamas ha “mimato” un comportamento moderato per abbassare la soglia di allerta israeliana.
Ciò nonostante, l’Intelligence dello Stato ebraico aveva ricevuto numerose segnalazioni da parte dei propri asset operativi in Medio Oriente e non solo delle reali intenzioni dei terroristi associati ad Hamas di compiere un attacco dirompente proprio in concomitanza con una delle numerose festività religiose.
Un fattore assai trascurato in considerazione del supposto “alto grado” di percezione e valutazione del rischio da parte degli staff apicali delle varie Agenzie per la sicurezza.
Fallimento dell’Intelligence preventiva
Nonostante Israele si avvalga di un’ampia rete di HUMINT, SIGINT e IMINT (droni di sorveglianza), nessun segnale di allarme critico è stato raccolto o interpretato correttamente.
Come già rilevato in alcune diversificazioni nelle comunicazioni tra cellule operative attive anche in Europa, è possibile che Hamas abbia evitato comunicazioni digitali compromettenti e abbia pianificato l’operazione in modo compartimentato, con metodi analogici se non addirittura con quelli cartacei.
Fallimento dei sistemi di difesa passiva
Ovvero, il collasso temporaneo del sistema di difesa lungo la barriera di Gaza.
Nelle prime fasi dell’attacco, denominato “operazione alluvione Al-Aqsa, in arabo عملية طوفان الأقصى, ha neutralizzato o bypassato i sistemi automatici (torrette robotiche, radar di movimento e sensori), riuscendo, di conseguenza, a violare la recinzione di confine simultaneamente ed in più punti, con attacchi di tipo swarming (massa di combattenti motorizzati).
Da parte israeliana, il sistema di reazione rapida militare (tactical response) è stato sopraffatto o dislocato in modo errato, travolto dalla simultaneità e rapidità di eventi diversificati.
Eccessiva fiducia nella tecnologia e nella deterrenza
L’attacco a sorpresa ha di fato reso inutili le armi di deterrenza attiva quali il sistema Iron Dome, eccellente nella difesa aerea, non progettato per bloccare incursioni via terra, trattandosi evidentemente di un avanzato sistema munito di missili terra-aria e la sorveglianza aerea e satellitare che ha miseramente fallito nel non rilevare i numerosi movimenti significativi in preparazione all’attacco.
Israele si è forse affidato troppo alla superiorità tecnologica, trascurando scenari di guerra asimmetrica e “low tech”, basati sul semplice utilizzo di intuito, intelligenza umana e, purtroppo, di una spieata lucidità omicida.
Tempistica e sorpresa totale
L’attacco è avvenuto in un giorno festivo (Simchat Torah) e in concomitanza con uno Shabbat, momento di vulnerabilità operativa, peraltro già ampiamente comprovato in altri eventi similari (guerra dello Yom Kippur, iniziata il 6 ottobre 1973)
L’effetto sorpresa è stato amplificato dalla simultaneità degli attacchi a civili, basi militari e infrastrutture, sfruttando un sistema informativo interno all’organizzazione dedito al preventivo studio, analisi e comparazione degli obiettivi da colpire.
Comando e controllo disarticolati
Le forze di difesa israeliane (IDF) sono apparse inizialmente disorganizzate, con ritardi nel dispiegamento e nella comprensione dell’entità dell’attacco. Le prime ore sono state gestite in maniera frammentaria, lasciando molte comunità civili esposte per ore senza protezione.
Conclusioni analitiche
L’attacco del 7 ottobre ha rappresentato una delle più gravi debacle dell’intelligence israeliana nella storia recente.
Tale disfatta è stato il risultato di una combinazione letale di:
– sottovalutazione dell’avversario
– illusione di piena sicurezza tecnologica
– fallimento della deterrenza nei confronti di attori ideologicamente radicali.
Comprensibilmente, questa crisi ha innescato una revisione strategica dei protocolli di sorveglianza, reazione tattica e intelligence operativa da parte dello Stato di Israele.
Analisi del fattore “Fantasia” nell’attacco di Hamas del 7 Ottobre 2023
Nel presente documento analizziamo l’impiego strategico del fattore “fantasia” da parte dei coordinatori dell’attacco condotto da Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023. L’obiettivo è identificare i tratti cognitivi, operativi e simbolici che hanno contribuito al successo iniziale dell’operazione.
VALUTAZIONE SINTETICA
Hamas ha applicato una logica di “guerra creativa” combinando mezzi convenzionali, low-tech e strumenti psicologici per superare la dottrina difensiva israeliana. La fantasia è stata usata come moltiplicatore di efficacia, sia nella fase di pianificazione sia nella proiezione mediatica.
PRINCIPALI ELEMENTI DI FANTASIA OPERATIVA
Mascheramento intenzionale dell’intento bellico
Hamas ha ampiamente dimostrato una capacità di applicazione di una strategia ingannevole volta a proiettare un’immagine di moderazione ed in parallelo una propaganda disinformazione attiva mostrata con evidenti segni di “ricostruzione” e governance a Gaza come diversivo idoneo a distogliere l’attenzione sulle reali progettualità del gruppo.
Tattiche non convenzionali e uso creativo dei mezzi
- Penetrazione con parapendii, motociclette, bulldozer e vie marine.
- Combinazione di azioni terroristiche, paramilitari e simboliche.
Manipolazione della percezione israeliana
- Ripetizione di pattern passati per creare assuefazione.
- Attacco durante festività religiose per massimizzare la vulnerabilità.
Immaginario mediatico e simbolismo
- Azioni ideate per lo “shock visivo” e l’impatto narrativo.
- Obiettivo di sovvertire la percezione globale dell’inviolabilità del territorio dello Stato di Israele.
Approccio ibrido e imprevedibilità
- Fusione tra guerra irregolare, azione psicologica e propaganda.
- Rifiuto dei modelli operativi prevedibili.
IMPLICAZIONI STRATEGICHE
Per l sistema di difesa passiva ed attiva di Israele necessità un deciso aggiornamento dei protocolli di threat assessment includendo variabili cognitive e creative.Inoltre, ottenere un serio aggiornamento dei requisiti di capacità predittive che vadano oltre i pattern comportamentali convenzionali unito ad una maggiore attenzione all’intelligence culturale e semiotica. Il tutto scevro dall’utilizzo di qualsivoglia tecnologia ma, basandosi sulla semplice HUMINT.
CONCLUSIONI
L’attacco del 7 ottobre non è solo un fallimento di sicurezza, ma un caso esemplare di guerra condotta tramite fantasia strategica. Le forze israeliane e alleate dovranno evolvere per includere nel processo di threat modeling anche componenti “non lineari” e atipiche, legate alla creatività operativa del nemico.
FONTI E NOTE DI INTELLIGENCE COMPARATA
- “The IDF’s Surprise on October 7: A Multi-Layered Failure”, The Washington Institute, 2023.
- “Deception and Denial in Asymmetric Warfare: Hamas’ Operational Doctrine”, RAND Corporation, 2024.
- “La guerra ibrida come dottrina: casi studio da Hezbollah ad Hamas”, Centro Studi Difesa e Sicurezza, Roma, 2022.
- Interviste confidenziali a ex analisti AMAN e Shin Bet condotte tra ottobre e dicembre 2023.
- Comparazione con l’attacco egiziano del 1973 durante Yom Kippur (uso della sorpresa durante festività religiose).
- Analisi di scenari di fantasia operativa nelle offensive ISIS 2014-2017 – Global SOF Foundation.
Il 7 ottobre & “Fauda”
Contesto: cosa rappresenta la serie televisiva Fauda .
“Fauda” (caos, in arabo) è una serie fortemente realistica, basata sulle attività delle unità Mista’arvim (letteralmente coloro che fingono di essere arabi o, più semplicemente “sembrare arabi”), forze speciali israeliane infiltrate nei territori concessi agli arabo-palestinesi. La fortunata e seguitissima trama, diventata una sorta di palcoscenico internazionale dedicato all’efficenza delle forze speciali dello Stato di Israele mostra con grande dettaglio i particolari delle strutture delle operazioni sotto copertura, i linguaggi e comportamenti culturali in uso tra gli operatori “Mistar’vim”, le tempistiche operative delle IDF e le modalità di penetrazione nei territori ostili che, sebbene “teatralizzate” per ottenere effetti scenografici difficilmente uguagliabili, non si mostra troppo distante dalla realtà delle squadre operative di Tsahal e Shabak, con le relative unità specializzate.
La serie televisiva, altresì, è stata tradotta e diffusa in arabo, ed ampiamente seguita anche e soprattutto nei territori assegnati agli arabo-palestinesi, inclusa Gaza (almeno tramite canali pirata o streaming).
Punti di contatto operativi con l’attacco del 7 ottobre
Aspetto | In Fauda | Nell’attacco del 7 ottobre |
Infiltrazione simultanea | Team Mista’arvim penetrano città palestinesi | Militanti di Hamas penetrano decine di kibbutz e basi IDF |
Conoscenza del territorio nemico | Agenti israeliani parlano fluentemente arabo | Miliziani sembrano conoscere perfettamente insediamenti IDF |
Attacchi a sorpresa | Coordinamento istantaneo, blitz fulminei | Attacco multi-frontale, sincrono e a sorpresa |
Uso dei media | La serie mostra l’importanza della propaganda | Hamas documenta e diffonde in diretta le sue azioni |
Studio dei pattern israeliani | Le forze israeliane sono mostrate con routine | Hamas sfrutta i punti morti delle routine IDF |
Analisi: la “Fauda reverse” – la guerra asimmetrica ribaltata
I gruppi terroristici potrebbero aver studiato i metodi israeliani rappresentati nella serie per replicarli a proprio favore: infiltrazione, controllo del linguaggio, tempi di attacco, uso di motoveicoli, pickup a altre varietà di mezzi. Fondamentalmente, l’attacco del 7 ottobre sembra una forma di “mimicry operativa inversa”: Hamas si comporta come un’unità d’élite israeliana, ma in contesto rovesciato.
“Hamas ha operato con il livello di precisione e impatto mediatico che in passato apparteneva solo alle operazioni Mista’arvim”
— Analisi ISS (Israeli Security Studies), ottobre 2023
La dimensione psicologica: impatto simbolico e conoscenza del nemico
- “Fauda” offre una finestra sulla mentalità israeliana, utile per comprendere la cultura operativa delle IDF.
- I pianificatori dell’attacco del 7 ottobre hanno dimostrato una profonda comprensione del funzionamento psicologico e sociale israeliano, compreso il concetto di shock interno.
Fonti e Intelligence comparata
Fonte | Contenuto rilevante |
INSS (Tel Aviv) – Ott. 2023 | “The Reverse Fauda: How Fictional Narratives Can Be Studied by Adversaries” |
The Atlantic Council | “When Pop Culture Becomes a Tactical Tool: Fauda in Gaza?” |
RAND Corporation | “Unintended Echoes: Fictional Representations and Real Threat Adaptations” |
ICT Herzliya | Database on Hamas’ evolving tactical doctrine post-2021 |
Conclusione
È altamente plausibile che alcuni elementi tattici e psicologici rappresentati in Fauda siano stati studiati e reinterpretati dai pianificatori di Hamas. La serie, pensata come espressione della superiorità operativa israeliana, è diventata paradossalmente una fonte secondaria di studio per il nemico, in una logica di guerra cognitiva e intelligence culturale inversa.
Box di rischio – Esposizione mediatica e cultura operativa: un’arma a doppio taglio
L’esportazione involontaria di know-how operativo
La produzione e distribuzione di contenuti come Fauda, pur con finalità culturali e patriottiche, espone:
- routine militari
- tecniche di infiltrazione
- protocolli di comunicazione operativa
- dinamiche interne dell’intelligence israeliana.
Queste informazioni possono essere:
- osservate,
- archiviate,
- reverse-engineered da attori ostili.
Effetto “reverse mirror”: apprendimento imitativo nemico
Organizzazioni come Hamas, Hezbollah o altre milizie addestrate dall’IRGC potrebbero:
- studiare la struttura delle squadre speciali israeliane
- replicare la loro organizzazione e linguaggio operativo
- applicare concetti tattici mutuati dalla narrazione israeliana a scenari opposti.
Mitizzazione e normalizzazione del conflitto
La serializzazione di missioni speciali con la relativa “mitizzazione” della violenza risulta infine come “gestibile”, quando invece genera emulazione e, al tempo stesso riduce la percezione di vulnerabilità, portando l’opinione pubblica israeliana a credere in un controllo assoluto della situazione. Tale fatto genera fratture cognitive tra sicurezza percepita e minaccia reale.
Diffusione non controllata di contenuti strategici
Serie come Fauda:
- sono disponibili in rete, doppiate o sottotitolate anche in arabo
- superano i filtri di censura in molti paesi
- diventano, nella pratica, “open-source intelligence” (OSINT) per i gruppi jihadisti e per Stati ostili.
Implicazioni dottrinali
“La trasparenza culturale è una vulnerabilità strategica se il nemico osserva e impara”
– Doctrine Brief, RAND, novembre 2023