Abu Mohammed al Jolani o al-Golani, alias di Ahmed Hussein al-Sharaa, nato nel 1982 a Riyad, in Arabia Saudita, è una figura emblematica e controversa del conflitto siriano. Da militante di al-Qaeda a leader del gruppo ribelle Hayat Tahrir al-Sham (HTS, ovvero, Organizzazione per la liberazione del Levante), al-Golani ha trascorso gli ultimi dodici anni cercando di ripulire la sua immagine e consolidare il potere politico e militare del suo movimento, emergendo come una figura cruciale nella Siria post-Assad.
Dalle origini a una leadership controversa
La famiglia, originaria delle Alture del Golan, da qui l’appellativo di Abu Muhammad al-Golani, tornò in Siria nel 1989, stabilendosi vicino a Damasco. Ben poco si conosce della sua giovinezza sino al 2021, quando in un’intervista, dichiarò di essere stato ideologicamente influenzato dalla seconda Intifada dell’anno precedente.
Nel 2003, quando si unì ad al-Qaeda in Iraq, sotto la guida di Abu Musab al-Zarqawi, come parte della resistenza contro l’invasione statunitense. Durante questa fase, nel 2006, venne arrestato durante un raid della delta Force e detenuto per cinque anni. Al momento del suo rilascio, al-Golani fu incaricato dai vertici di al Qaeda di formare un ramo dell’organizzazione in Siria: nacque così il “Fronte al-Nusra”, in arabo Jabhat al-Nuṣra (ovvero Jabhat al-nuṣra li-ahl al-Shām, “Fronte per il soccorso al popolo di Siria”), che rapidamente si affermò come una delle forze ribelli più influenti nella guerra civile siriana.
Nei primi anni, al-Golani collaborò strettamente con Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico in Iraq (poi divenuto ISIS o Daesh)). Tuttavia, nell’aprile 2013, la scissione tra i due portò al-Baghdadi a dichiarare la fusione di al-Nusra nel nuovo gruppo ISIL. Al-Golani rifiutò l’assorbimento, mantenendo il Fronte al-Nusra come entità separata e continuando a operare come affiliato di al-Qaeda fino al 2016.
La rottura con al-Qaeda e la nascita di Hayat Tahrir al-Sham
Nel 2016, al-Golani annunciò formalmente la separazione da al-Qaeda, ribattezzando il suo gruppo “Jabhat Fatah al-Sham”, successivamente denominato “Hayat Tahrir al-Sham (HTS)” nel 2017. Questo rebranding fu accompagnato da un progressivo allontanamento dalle ideologie estremiste per guadagnare legittimità a livello locale e internazionale.
Recentemente, HTS ha lanciato un’offensiva decisiva, prendendo il controllo di Aleppo e avanzando verso sud, consolidando la sua influenza nel nord-ovest della Siria. Al-Golani, apparso in uniforme militare, ha cercato di rassicurare le minoranze siriane, dichiarando la loro protezione e vietando ai combattenti di entrare nelle abitazioni private. Queste azioni dimostrerebbero un tentativo di costruire un’immagine di leadership pragmatica e inclusiva.
Il ruolo di al-Golani nella Siria post-Assad
In seguito alla caduta di Bashar al-Assad e alla presa di Damasco, al-Golani ha annunciato che le istituzioni statali siriane saranno supervisionate da un governo di transizione guidato dall’ex Primo Ministro Mohammed Jalali. Al-Golani ha anche imposto misure per limitare il potere delle forze militari a Damasco, proibendo loro di avvicinarsi alle istituzioni pubbliche e sparare in aria, nel tentativo di garantire un maggiore ordine nella capitale.
Tuttavia, nonostante questi sforzi per presentarsi come leader moderato e responsabile, gli Stati Uniti continuano a designarlo come terrorista, mantenendo su di lui una taglia di 10 milioni di dollari.
Un futuro incerto per la Siria e per HTS
La recente ascesa di al-Golani solleva interrogativi sulla stabilità futura della Siria. Sebbene HTS sembra aver guadagnato il controllo di una vasta porzione del paese, la capacità del gruppo di governare efficacemente e rappresentare tutte le fazioni e le minoranze rimane incerta. Al-Golani ha cercato di distanziarsi dal passato estremista e di promuovere un’immagine di tolleranza, ma il suo passato con al-Qaeda e il suo ruolo nella guerra civile continuano a destare preoccupazione nella comunità internazionale.
Abu Mohammed al-Golani rappresenta una figura di transizione nella storia recente della Siria: un leader nato da un contesto di estremismo che ora cerca di trasformarsi in un attore politico centrale. Mentre le sue mosse recenti dimostrano ambizioni di stabilità e inclusività, il mondo osserva con cautela, consapevole delle difficoltà che un leader con un passato così controverso deve affrontare per guadagnare fiducia a livello locale e internazionale. La Siria post-Assad rimane un terreno fragile, e la direzione che prenderà sotto il controllo di HTS, ma anche delle altre fazioni in lotta, determinerà il futuro del paese e la sicurezza della regione.
(Un gruppo di cristiani catturati in Siria)
L’utilizzo della Taqyyia evidenzia le future prospettive
Pur nella considerazione che al-Golani si presenta come moderato diffondendo una visione equilibrata della situazione, le sue intenzioni sono molto più estreme ed incarnate nella stessa denominazione della sua organizzazione: la creazione di una grande Siria con l’inclusione di Libano parte della Giordania e…Israele.
La trasformazione palesata da al-Golani, da terrorista islamista a islamico moderato passando per tagliatore di teste del Daesh, può avere una sua chiave di lettura nell’applicazione alla lettera della Taqyyia (la dissimulazione), una pratica prevista dalla Sunna, la tradizione che trae spunto da esegesi coraniche seppur alquanto discutibili. Un”mascheramento” che si presta ad un’immedesimazione nel “nemico”, ovvero l’infedele, per ottenerne fiducia, collaborazione e aiuti economici, tranne poi colpirlo al momento opportuno.