Dopo l’avviso di garanzia a 10 poliziotti adesso arriva anche quello a 13 manifestanti coinvolti negli scontri di Pisa del 23 febbraio scorso. Si dirà: normale iter giudiziario. Certo. Se non fosse per un particolare che ha reso questa storia particolarmente sbilanciata a livello mediatico a sfavore, ovviamente, della Polizia. All’indomani degli scontri, avvenuti nell’ambito di una manifestazione pro Palestina, gli agenti che si sono occupati dell’ordine pubblico sono finiti nel tritacarne della gogna mediatica. “Manganellate inaccettabili”, “violenza sempre sbagliata”, urlavano dal palco dei talk-show e dalle pagine dei giornali i paladini dell’antifascimo e della libertà di manifestazione.
Attaccati e accusati da più parti per aver usato il manganello per riportare l’ordine in piazza, gli agenti sono stati condannati anzitempo.
Addirittura il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si sentì in obbligo di dover intervenire rivolgendosi direttamente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolineando che “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Un attacco frontale che scatenò polemiche soprattutto da parte delle opposizioni a favore dei manifestanti e contro il governo. Uno spettacolo che andò avanti per giorni al quale, però, i poliziotti coinvolti dovettero soccombere perché a loro, a differenza dei manifestanti, non è stato possibile intervenire in tv o sui giornali per raccontare l’altra versione dei fatti. Che attualmente non conosciamo ancora, perché attendiamo la fine dell’iter giudiziario. Ma anche ai tempi non si conosceva la verità. Questo, però, non ha impedito la “sentenza mediatica”.
Osservammo con stupore, e con una certa preoccupazione, la piega assunta dagli eventi in quei giorni. Pagine di giornali, trasmissioni tv, e commentatori di ogni risma scatenati nel sostenere che “no, così non si fa”, la Polizia ha “decisamente esagerato” con i manifestanti che, in fondo, erano solo studenti mossi dalle più pure intenzioni di manifestare “pacificamente” il loro dissenso. Eppure, le immagini riprese da telefoni e telecamere raccontavano una storia un po’ diversa che sarebbe stato saggio evitare di commentare con tale convinzione.
Ma nulla da fare: il tribunale mediatico ha processato e condannato in modo sommario e del tutto arbitrario gli agenti. La vicenda poi, come spesso capita, è stata abbandonata perché altri e più interessanti argomenti hanno stimolato l’attenzione del mainstream.
Scontri Pisa: nota della Procura su indagini
Adesso, a distanza di mesi, arriva una nota della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa che “al termine di un’accurata attività di indagine svolta in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e con la Digos, ha notificato l’avviso di presentarsi per rendere interrogatorio a 13 manifestanti coinvolti negli scontri con le Forze dell’Ordine il 23 febbraio 2024 a Pisa, quando, durante una manifestazione non preavvisata, i manifestanti vennero a contatto con gli operatori di Polizia, schierati a protezione di obiettivi sensibili. L’attività investigativa ha consentito di individuare nr. 5 manifestanti ritenuti responsabili di aver promosso una pubblica manifestazione non ritualmente preavvisata all’Autorità di Pubblica Sicurezza, negando all’atto di inizio della stessa ogni tipo di indicazione sulle modalità di svolgimento, nonché rifiutando le disposizioni di Pubblica Sicurezza impartite dal responsabile del servizio di ordine pubblico. I cinque, unitamente ad altri nr. 8 manifestanti, sono stati indagati anche per violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale, per essersi opposti agli operatori, della Polizia di Stato, spingendoli e colpendoli nel tentativo di forzare il dispositivo di sicurezza, nonché per aver offeso, in più momenti, l’onore ed il decoro degli operatori in servizio di ordine pubblico, pronunciando nei loro confronti frasi offensive e sputando addosso agli stessi. Le fattispecie di reato sono state delineate a carico dei singoli soggetti a seguito di una laboriosa disamina del corposo materiale video prodotto dalla Polizia di Stato, nonché pubblicato in rete. Si precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che i soggetti indagati si presumono innocenti sino alla sentenza definitiva”.
Dunque, stando a quanto riportato da questa nota, i manifestanti destinatari dell’avviso di garanzia e a suo tempo coccolati dal mainstream, avrebbero a vario titolo:
- promosso una manifestazione non preavvisata
- negato ogni tipo di indicazione sulle modalità di svolgimento
- rifiutato le disposizioni di pubblica sicurezza impartite dal responsabile dell’ordine pubblico
- 8 di questi manifestanti si sarebbero opposti alla polizia spingendoli e colpendoli nel tentativo di forzare il dispositivo di sicurezza
- offeso, in più momenti, l’onore ed il decoro degli operatori in servizio di ordine pubblico, pronunciando nei loro confronti frasi offensive e sputando addosso agli stessi.
Siccome siamo garantisti, accogliamo le indicazioni della Procura di Pisa che “precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che i soggetti indagati si presumono innocenti sino alla sentenza definitiva”. Ergo, attendiamo l’esito dell’eventuale processo senza condannare i manifestanti indagati prima di una sentenza definitiva. Ma avremo gradito la stessa cautela nei confronti degli agenti che, invece, sono stati messi alla gogna prima di ogni verdetto. Chissà se gli stessi opinionisti in servizio permanente troveranno tempo per commentare anche questo sviluppo delle indagini con lo stesso vigore usato all’indomani degli scontri di Pisa.