Turbolenze ideologiche di oggi ed i rischi del ritorno alla lotta armata.
Nelle ultime settimane, un clima di crescente tensione ha portato nuovamente alla ribalta dinamiche pericolose, intrecciate a rigurgiti di antisemitismo e tentativi espliciti di istigare rivolte popolari in chiave anti-governativa e rivoluzionaria. Questi eventi, spesso alimentati da slogan che evocano ricordi dolorosi del passato, ci spingono a riflettere sul riemergere di realtà ideologiche che sembravano archiviate dalla storia, ma che tornano oggi con rinnovata intensità.
Ripercorrere i fili di un periodo storico che si estende dal 1968 a oggi non è impresa semplice. Tuttavia, attraverso una lettura analitica e strutturata, è possibile evidenziare convergenze fattuali tra contesti ideologici affini e analizzare i rischi di una sottovalutazione del fenomeno. La riproposizione di dinamiche passate in chiave moderna non solo evidenzia la continuità di certe strategie ideologiche, ma pone interrogativi urgenti sulla loro capacità di alimentare tensioni sociali e i potenziali pericoli per la sicurezza collettiva.
In questo contesto, ci proponiamo di tracciare una linea prospettica che colleghi le esperienze rivoluzionarie del passato – dalle Brigate Rosse ai CARC, fino al Nuovo Partito Comunista Italiano – con le dinamiche attuali. L’obiettivo è quello di offrire una chiave di lettura critica e preventiva, capace di affrontare un fenomeno complesso e potenzialmente destabilizzante, la cui sottovalutazione potrebbe rappresentare un rischio per la coesione sociale e per l’incolumità di tutti.
Continuità ideologica e strategie dei movimenti rivoluzionari: un’analisi tra passato e presente
Negli ultimi mesi, eventi significativi in Italia ed Europa hanno riacceso il dibattito sul terrorismo ideologico e sulla natura della lotta rivoluzionaria. I documenti attuali provenienti da gruppi come il Nuovo Partito Comunista Italiano (nPCI) e i Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC) evidenziano un’evoluzione strategica rispetto alle Brigate Rosse (BR), pur mantenendo una chiara continuità ideologica.
Punti di convergenza tra le BR e i movimenti attuali
- Anticapitalismo e anti-imperialismo: le BR consideravano lo Stato italiano un’emanazione diretta del capitalismo globale, vincolato ai poteri imperialisti, in particolare statunitensi. Analogamente, il nPCI e i CARC accusano il governo italiano di essere un regime “asservito” agli interessi imperialisti e della NATO. La critica all’imperialismo oggi si articola anche nella questione palestinese, con i documenti attuali che sostengono Hamas e identificano Israele come simbolo di oppressione imperialista.
- Uso della violenza e della mobilitazione popolare: Le BR legittimavano la lotta armata per colpire il “cuore dello Stato”, mentre i gruppi attuali puntano su strategie di boicottaggio, manifestazioni e disobbedienza civile. Sebbene i metodi differiscano, entrambi vedono nella mobilitazione un mezzo essenziale per la sovversione del sistema.
- Formazione di fronti unici: le BR promuovevano alleanze con altre organizzazioni rivoluzionarie. Il nPCI e i CARC continuano questa tradizione, cercando convergenze con sindacati di base e movimenti internazionali.
Differenze tra BR e movimenti attuali
- Strategia armata vs. disobbedienza civile: mentre le BR adottavano una strategia militare, mentre il nPCI enfatizza la “guerra popolare di lunga durata”, una lotta più ideologica e meno armata. I CARC evitano la clandestinità, scegliendo un approccio pubblico e legale per mobilitare le masse.
- Obiettivi internazionali: le BR si focalizzavano sulla lotta interna contro il capitalismo italiano, mentre i movimenti attuali assumono un ruolo internazionalista, sostenendo lotte globali come quella palestinese.
- Linguaggio ideologico: le BR utilizzavano un linguaggio marxista-leninista tecnico e rigido, mentre i documenti attuali mescolano elementi marxisti con riferimenti a diritti umani e tematiche geopolitiche.
Analisi degli eventi recenti
Mobilitazioni pro-Palestina e ruolo dei CARC
Il sostegno alle proteste filo-palestinesi nelle città italiane ha rivelato una rinnovata capacità di mobilitazione. I CARC si sono distinti per il loro ruolo organizzativo, sfruttando il conflitto israelo-palestinese, derivato dal pogrom perpetrato dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, per costruire una narrativa contro l’imperialismo occidentale.
Boicottaggi economici
Documenti recenti promuovono il boicottaggio di aziende italiane e multinazionali legate a Israele, ricalcando la strategia delle BR di attaccare simbolicamente il capitalismo tramite le sue strutture economiche.
Rischi di radicalizzazione
L’invito a rendere “ingovernabile” il Paese ricorda la strategia destabilizzante delle BR, anche se declinata in forme non armate. Questo approccio potrebbe portare a un’escalation della tensione sociale.
Evoluzione e limiti strategici
Obiettivi
- La capacità di adattarsi alle dinamiche globali ha permesso ai movimenti attuali di rimanere rilevanti. La questione palestinese è stata un catalizzatore per unire diverse organizzazioni.
Limiti
- La mancanza di un consenso ampio tra le masse limita l’efficacia di queste strategie. Come le BR, anche il nPCI e i CARC rischiano di rimanere isolati, incapaci di costruire un fronte popolare realmente inclusivo.
Previsioni
L’eredità delle BR si riflette chiaramente nei movimenti attuali, sebbene con differenze significative nelle tattiche. Il contesto geopolitico contemporaneo offre nuove opportunità di mobilitazione, ma la radicalizzazione ideologica e l’isolamento sociale rimangono sfide centrali.
Connessioni Ideologiche e Operative: BR, nPCI e CARC
Proponiamo una prima rappresentazione grafica riassuntiva delle connessioni ideologiche e operative tra le Brigate Rosse (BR), il Nuovo Partito Comunista Italiano (nPCI) e i CARC, includendo dinamiche chiave come la mobilitazione popolare, il boicottaggio economico e le relazioni con movimenti internazionali come Hamas.
commessioni ideologiche e operative BR nPCI e CARC
Qui si evidenziano la continuità ideologica tra BR e nPCI, il ruolo del CARC nel tradurre ideali rivoluzionari in azioni di massa come boicottaggi e supporto ai sindacati, la convergenza sul tema dell’anti-imperialismo e il focus sulla NATO e sulla Palestina come esempi simbolici.
Un’analisi dell’impatto globale sulle ideologie
L’interazione tra eventi globali, alleanze transnazionali e conflitti in evoluzione influenza significativamente le ideologie dei movimenti rivoluzionari e radicali. Questi impatti si riflettono nella ridefinizione ideologica, nelle tattiche operative e nella mobilitazione del sostegno per cause condivise. Di seguito un’analisi dettagliata dell’impatto globale sulle ideologie, con particolare riferimento a gruppi come le Brigate Rosse, il Nuovo Partito Comunista Italiano (nPCI) e i CARC, in connessione con movimenti più ampi come Hamas e le lotte anti-imperialiste.
1. Globalizzazione delle Narrazioni Ideologiche
– Anti-imperialismo e Movimenti di Resistenza: il quadro anti-imperialista globale collega movimenti come BR, nPCI e CARC alle lotte contro l’egemonia occidentale percepita. In tale contesto, la “causa palestinese”, rappresentata da Hamas, diventa un punto di riferimento simbolico, incarnando la resistenza contro le potenze imperialiste (es. Israele come entità supportata dagli Stati Uniti). Le azioni della NATO (es. in Medio Oriente e nei Balcani) rafforzano la narrativa anti-NATO e anti-imperialista.
– Decolonizzazione e Neo-colonialismo: le lotte post-coloniali hanno plasmato le ideologie rivoluzionarie contemporanee, offrendo ispirazione tattica e teorica. BR e nPCI riprendono queste lotte, evidenziando lo sfruttamento neo-coloniale come giustificazione per l’azione rivoluzionaria.
2. Reti Transnazionali e Sinergie Ideologiche
– Legami con Movimenti Internazionali:
I movimenti come il nPCI integrano le lotte internazionali (es. Palestina, socialismo in America Latina) nei propri quadri ideologici, creando una narrativa di solidarietà globale.
I CARC, in particolare, traducono questi legami in azioni concrete, come proteste e boicottaggi contro aziende considerate collegate al capitalismo e al sionismo. Un ruolo chiave nei rapporti internazionali è quello ricoperto dal “rinforzo reciproco a seguito del quale le sinergie ideologiche si manifestano in strategie condivise, come le tattiche di guerriglia urbana ispirate alle insurrezioni sudamericane o i modelli propagandistici mutuati dai movimenti di “resistenza” mediorientali.
Grafico leggibile
3. Impatto dei Conflitti Globali sulle Narrazioni Locali
– Il Ruolo della “causa palestinese”: la “lotta palestinese” è utilizzata simbolicamente da gruppi come i CARC e il nPCI per unire fazioni anti-imperialiste diverse. Gli eventi nei territori occupati sono presentati come esempi di resistenza globale, incentivando boicottaggi e sanzioni contro Israele.
– Il Fattore NATO: le operazioni della NATO vengono utilizzate come prova del complesso capitalistico-militare globale, in linea con le critiche marxiste.
4. Globalizzazione digitale e diffusione ideologica
– Piattaforme digitali come strumenti di propaganda vengono utilizzati per la rapida diffusione di contenuti ideologici, creando ecosistemi transnazionali di supporto. Strumenti come “Tor” e i canali di comunicazione criptati sono utilizzati da gruppi come il nPCI e i CARC per diffondere propaganda e coordinare azioni.
– Amplificazione dei Movimenti Globali: social media e forum online danno visibilità a lotte come la resistenza palestinese, rendendole centrali per la retorica anti-imperialista globale.
5. Evoluzione della Prassi Ideologica
– Tattiche Locali con Risonanza Globale: boicottaggi e mobilitazioni di massa, sostenuti dai CARC, si ispirano a campagne globali come il movimento BDS (Boycott, Divestment, Sanctions) contro Israele. Il focus sulla solidarietà operaia e popolare riflette il crescente rifiuto delle disuguaglianze economiche e delle politiche neoliberiste.
– Trasformazione post-Guerra Fredda: il crollo dell’Unione Sovietica ha costretto una riformulazione delle ideologie di sinistra, orientandole verso approcci più decentralizzati e radicati nelle masse. Questa trasformazione si riflette nell’enfasi del nPCI su una “guerra popolare prolungata” e nell’impegno dei CARC per la mobilitazione popolare.
6. Antagonismi globali e polarizzazione
– Oppressori contro oppressi: i movimenti rivoluzionari si posizionano come difensori degli oppressi, riprendendo le narrazioni del Sud globale contro il dominio del Nord globale. In tale contesto, il conflitto israelo-palestinese rappresenta un microcosmo di queste tensioni globali.
– Strumentalizzazione della Storia: i movimenti evocano lotte storiche, come la decolonizzazione o l’anti-apartheid, per giustificare le azioni contemporanee come parte di una lunga tradizione di “resistenza legittima”.
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7. Sfide legate alle influenze globali
– Frammentazione degli obiettivi: l’integrazione di questioni globali rischia di diluire gli obiettivi locali, poiché i movimenti cercano di affrontare contemporaneamente lotte domestiche e internazionali. Ad esempio, mentre le BR erano focalizzate sulle dinamiche italiane, il nPCI abbraccia narrative globali, che potrebbero alienare il consenso locale.
– Rischio di isolamento: un’eccessiva identificazione con movimenti controversi (es. Hamas) può portare a una marginalizzazione politica e al rischio di essere etichettati come estremisti, fatto di per sé già conclamato dal tenore dei messaggi, del linguaggio e nelle metodologie di comunicazione pseudo-clandestine..
8. Le ideologie rivoluzionarie in un contesto globalizzato
L’impatto globale sulle ideologie è sia un fattore di arricchimento che di polarizzazione. Consente ai movimenti rivoluzionari di collocare le proprie lotte in un contesto più ampio di solidarietà anti-imperialista, ma può anche rappresentare un rischio di frammentazione o isolamento politico.
In un mondo iperconnesso, il successo di questi movimenti dipende dalla capacità di bilanciare alleanze globali con mobilitazioni locali, adattando quadri storici alle realtà contemporanee senza perdere coerenza ideologica.
Nella seconda rappresentazione grafica abbiamo proposto le connessioni ideologiche e operative tra le Brigate Rosse (BR), il Nuovo Partito Comunista Italiano (nPCI), i CARC e le dinamiche globali come il sostegno alla “causa palestinese”, l’opposizione alla NATO e il contrasto al capitalismo globale.
Nel grafico vengono evidenziate le connessioni ideologiche (quali la convergenza sul marxismo-leninismo e la critica al capitalismo e all’imperialismo), le relazioni Operative (il ruolo dei CARC nel tradurre ideali globali in azioni pratiche, come il supporto al movimento BDS e la mobilitazione di massa), le influenze Globali (come a titolo di esempio, il sostegno alla “resistenza palestinese” e le critiche alla NATO come simboli di una lotta anti-imperialista condivisa) e le sinergie Internazionali come il legame tra solidarietà globale e mobilitazione locale, attraverso l’advocacy e i boicottaggi.
IDEOLOGIA E SOLIDARIETÀ GLOBALE
L’anti-imperialismo come punto centrale
I movimenti attuali, come il nPCI e i CARC, basano la loro narrativa sull’opposizione al capitalismo globale, considerato uno strumento di dominio imperialista gestito da potenze come gli Stati Uniti, Israele e l’Unione Europea. Nella narrativa di queste entità “rivoluzionarie”, la NATO è descritta come un apparato di oppressione militare e politica al servizio delle élite capitaliste, un tema che riecheggia il concetto di “Stato Imperialista delle Multinazionali” (SIM) delle Brigate Rosse.
La questione palestinese viene utilizzata come metafora della lotta di liberazione contro l’imperialismo ma anche come calamita per una contiguità di intenti con le masse di immigrati per lo più di Credo islamico e/o islamista e, ovviamente, anti-israeliana. Gruppi come i CARC esprimono solidarietà ad Hamas e al popolo palestinese, descrivendo Israele come una “entità sionista imperialista” e, di conseguenza, la Palestina diventa un simbolo della necessità di combattere l’oppressione globale e un esempio per ispirare la mobilitazione locale.
Simbiosi con movimenti rivoluzionari internazionali
Il nPCI e i CARC dichiarano apertamente la loro solidarietà con movimenti rivoluzionari in Asia, Africa e America Latina come i movimenti maoisti in India dove la “guerriglia” è vista come un esempio di lotta armata prolungata contro il capitalismo e il colonialismo interno o i movimenti anti-USA in America Latina come il MST in Brasile e i movimenti bolivariani vengono lodati per il loro impegno a favore della sovranità popolare contro l’imperialismo americano.
RAPPORTO CON GLI EVENTI GLOBALI
Il ruolo del Medio Oriente
I conflitti in Medio Oriente, in particolare la questione palestinese e l’opposizione a Israele, sono centrali per la narrativa del nPCI e dei CARC. Ne è prova tangibile la solidarietà con Hamas espressa a seguito dell’attacco del 7 ottobre 2023, interpretato dai CARC come un “simbolo della lotta contro il colonialismo e l’imperialismo”. Ma si impone anche la strenua opposizione all’Italia come alleato di Israele: con un aperta critica al sostegno del governo italiano a Israele e alla NATO, descrivendo l’Italia come un “servitore dell’imperialismo americano”.
Critica alle multinazionali e al neoliberismo
La globalizzazione economica è percepita come un’estensione dell’imperialismo, con multinazionali che sfruttano le risorse naturali e i lavoratori nei paesi del Sud globale. I boicottaggi e le proteste contro aziende italiane o europee legate a Israele o alla NATO sono un modo per colpire simbolicamente il sistema capitalista globale.
Legami con la Cina e l’Eurasia
Sebbene non esplicitato manifestamente, il nPCI guarda con interesse alla crescita della Cina come potenza anti-egemonica, pur mantenendo una posizione critica verso il capitalismo di Stato cinese mentre la Russia post sovietica, sebbene non considerata un alleato, è vista come un fattore che destabilizza l’egemonia americana, un tema sfruttato nella propaganda.
3. RELAZIONI OPERATIVE E DI SUPPORTO
Interconnessioni tra movimenti locali e globali
I CARC utilizzano i legami con movimenti internazionali per rafforzare la propria narrativa con l’appoggio ai movimenti per l’autodeterminazione (come quello curdo o palestinese) per costruire un’immagine di internazionalismo attivo o le pubblicazioni ed i comunicati che traducono le lotte internazionali in esempi di resistenza utili per mobilitare le masse italiane.
Mappatura dei canali di propaganda e sostegno
L’utilizzo di reti digitali e siti web internazionali è teso a diffondere le proprie idee e coordinarsi con movimenti esteri con la contiguità e con la collaborazione ideologica con partiti comunisti e gruppi maoisti come con il Partito Comunista delle Filippine (CPP) o i contatti indiretti con movimenti sindacali radicali in Europa (Francia, Grecia, Spagna). Sebbene non siano emerse prove concrete, le attività del nPCI e dei CARC sono sospettate di supporto logistico e ideologico a movimenti armati internazionali.
STRATEGIE DI MOBILITAZIONE GLOBALE ADATTATE AL CONTESTO ITALIANO
Trasformare il conflitto globale in mobilitazione locale
Le crisi globali, come la guerra in Ucraina, i conflitti in Medio Oriente e il cambiamento climatico, vengono integrate nella propaganda per spiegare le contraddizioni del capitalismo nel tentativo di collegare la precarietà economica italiana e la crisi sociale alle dinamiche globali, sostenendo che l’imperialismo internazionale sia il responsabile ultimo. I CARC promuovono il boicottaggio di prodotti e aziende legate a Israele, NATO e multinazionali, utilizzando un approccio simile alle campagne globali come il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) contro Israele con l’esito manifestatosi nelle recenti mobilitazioni studentesche di piazza sfociate in violenze indiscriminate e scontri con le Forze dell’ordine con l’input dell’appoggio incondizionato alla “resistenza palestinese”.
5. CRITICHE E LIMITI
Eccesso di internazionalismo
L’accento posto sulle lotte internazionali può alienare parte della base popolare, che percepisce queste cause come distanti dai problemi quotidiani mentre l’eccessiva radicalità retorica nei confronti di Israele e USA rischia di essere percepita come antisemitismo, attirando critiche e isolamento politico.
Inoltre, la mancanza di una reale legittimazione popolare, a differenza di altri movimenti globali (come quelli bolivariani in America Latina), rende i CARC e il nPCI avulsi ad una più ampia reale mobilitazione e relativo sostegno popolare in Italia.
Previsioni
I movimenti attuali, come il nPCI e i CARC, si collegano alle dinamiche globali attraverso una narrativa anti-imperialista che lega le crisi internazionali alla lotta locale. Pur operando prevalentemente a livello ideologico e propagandistico, riescono a costruire reti di solidarietà e ad amplificare il proprio messaggio grazie al supporto di esempi internazionali. Tuttavia, la loro influenza operativa rimane limitata, soprattutto a causa della difficoltà nel coinvolgere le masse italiane in un progetto percepito come troppo astratto o estremista.
Un passo indietro nella storia: le Brigate Rosse
Ideologi e Influenza Globale
Le figure come Renato Curcio fondatore e teorico delle BR, ha dato una base teorica marxista-leninista al movimento stabilendo la centralità del concetto di Stato Imperialista delle Multinazionali (SIM), che descriveva l’Italia come subalterna all’imperialismo occidentale. Curcio, influenzato dal pensiero gramsciano, adattò il concetto di “egemonia culturale” per giustificare la lotta armata come catalizzatore del cambiamento. Margherita Cagol alias “Mara”, moglie del fondatore delle BR ha fornito un importante contributo alla strategia di guerriglia urbana corroborando con questa il suo pensiero che rifletteva l’influenza del maoismo, in particolare il concetto di “guerra popolare prolungata”.
Il terzo, ma non ultimo, protagonista della base strategica e ideologica delle Brigate Rosse, fu Alberto Franceschini che insistette nell’enfatizzazione del ruolo delle fabbriche come basi della rivoluzione proletaria, ispirandosi all’idea marxista della centralità della classe operaia.
A livello globale, le BR si ispirarono ai movimenti di guerriglia urbana in Sud America (es. Tupamaros in Uruguay) e alla strategia maoista di lotta prolungata, adattandola al contesto urbano italiano mentre i legami con movimenti esteri si configurarono con i contatti ideologici con gruppi come il RAF (Rote Armee Fraktion) in Germania, l’ETA in Spagna, la lotta vietnamita e la rivoluzione cubana che furono esempi simbolici del loro percorso.
I CARC: ideologi e collegamenti globali
Il partito dei CARC, ovvero, il Comitato di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, nascono al termine di un convegno costitutivo tenutosi a Viareggio nel novembre 1992, al quale presero parte elementi che nei due decenni precedenti si erano distinti per la loro adesione ai gruppi marxisti-leninisti, filo-cinesi, autonomi e trozkisti.
I fautori di una sorta di riproposizione ideologica di matrice “brigatista”, furono Giuseppe “Bepi” Maj, la figura centrale nella fondazione dei CARC e nell’elaborazione teorica del movimento che coniugò il marxismo-leninismo e maoismo per adattarli alla realtà italiana, promuovendo il concetto di “Governo di Blocco Popolare” come transizione verso il socialismo. Forte sostenitore dell’internazionalismo proletario, contribuì alla costruzione di legami ideologici con analoghi movimenti maoisti globali.
Ideologo della prim’ora, legato a Maj, ad oggi Pietro Vangeli è il leader ideologico dei CARC, che, rinnovandone la strategia allo scopo di renderla più inclusiva, sostiene la necessità di organizzare le masse attraverso una rete di comitati popolari conclamando la rinuncia e qualsiasi riferimento alla l lotta armata.
Influenza globale
I CARC sostengono apertamente movimenti rivoluzionari internazionali come il Movimento maoista indiano che ben rappresenta il conflitto contro il capitalismo agrario, un punto di riferimento per i CARC. La “resistenza palestinese” descrivendo Hamas come un esempio di lotta contro l’imperialismo globale. L’affinità trattasi nel tempo in collaborazione con analoghi gruppi operanti in Francia e Spagna, in particolare attraverso piattaforme di dibattito e pubblicazioni.
Nuovo Partito comunista italiano (nPCI): ideologi e visione Internazionale
Il Nuovo Partito Comunista Italiano (nPCI) è un’organizzazione politica italiana di ispirazione marxista-leninista, fondata nel 2004. Tra i suoi principali ideologi e fondatori si annoverano Giuseppe Maj, già co-fondatore dei CARC, e Giuseppe Czeppel, noti per la loro attività all’ interno dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC). Questi ultimi, costituiti nel 1992, si sono evoluti nel tempo, con alcuni membri che hanno contribuito alla nascita del nPCI, perseguendo l’obiettivo di una rivoluzione socialista in Italia.
Il nPCI si propone come avanguardia rivoluzionaria, ispirandosi alle teorie di Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin e Mao Zedong. La sua strategia si basa sulla “guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata”, mirata a instaurare un nuovo ordinamento socialista nel paese. L’organizzazione opera principalmente in clandestinità, con una struttura gerarchica e centralizzata, e si distingue per una critica radicale al capitalismo e all’imperialismo.
È fondamentale rilevare che le attività del nPCI sono state oggetto di attenzione da parte delle autorità italiane, in quanto considerate potenzialmente sovversive. Tuttavia, l’organizzazione continua a diffondere le proprie idee attraverso pubblicazioni e comunicati, mantenendo una presenza attiva nel panorama politico italiano.
Gli ideologi
Proprio la figura dell’85enne Giuseppe “Bepi” Maj riveste un carattere carismatico e fondamentale nella struttura del nuovo PCI e nei CARC, distinguendosi per il continuo sostegno alla strategia di “guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata”, contribuendo alla diffusione di materiali ideologici clandestini, enfatizzando la necessità della clandestinità come risposta alla repressione statale adottando il maoismo come quadro strategico, evidenziando l’importanza della lunga preparazione ideologica e organizzativa.
Giuseppe Maj è una figura di rilievo nel panorama politico italiano, noto per il suo impegno in movimenti comunisti e rivoluzionari. Nato a Schilpario, in provincia di Bergamo è laureato in ingegneria e intrapreso una carriera come editore. Negli anni ’80, Maj è stato coinvolto nei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC), organizzazione di cui è stato il primo segretario generale. Nel 1981, è stato indagato per associazione sovversiva, venendo poi prosciolto dalle accuse nel 1986.
Nel 2003, è stato arrestato in Francia insieme a Giuseppe Czeppel e Angelo D’Arcangeli, con l’accusa di associazione eversiva e produzione e uso di documenti falsi. La sua attività politica è stata spesso oggetto di attenzione da parte delle autorità italiane e francesi, a causa dei legami tra il nPCI e movimenti sovversivi operanti in Italia.
Giuseppe Czeppel, anch’egli co-fondatore del nuovo PCI, è una figura di rilievo nell’ambito dei movimenti comunisti italiani, noto per il suo coinvolgimento in organizzazioni come i Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC).
Negli anni ’90, Czeppel ha partecipato attivamente all’interno dei CARC, con l’obiettivo di sostenere la resistenza comunista in Italia. Successivamente, ha contribuito alla fondazione del nPCI, come entità “clandestina” che si proponeva di instaurare il socialismo in Italia attraverso una “guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata”.
Nel 2003, Czeppel è stato arrestato a Parigi insieme al già citato Giuseppe Maj con l’accusa di associazione sovversiva e produzione di documenti falsi. Le autorità francesi hanno agito su richiesta delle procure italiane di Bologna e Napoli, che indagavano rispettivamente sull’omicidio del professor Marco Biagi e sulla fondazione di un nuovo gruppo sovversivo.
Dopo sei mesi di detenzione, entrambi sono stati rilasciati con obbligo di firma. Tuttavia, nel 2004, sono entrati in clandestinità, rivendicando la propria scelta nel dicembre dello stesso anno. Nel maggio 2005, sono stati nuovamente arrestati dalla polizia francese.
Nonostante le vicissitudini giudiziarie, Czeppel ha continuato a essere attivo nel movimento comunista italiano. In una lettera del 2017, ha descritto il suo impegno nel nPCI e la scelta di vivere in clandestinità per sostenere la causa rivoluzionaria.
Influenza globale:
Il maoismo come strategia centrale del nPCI che lo collega a movimenti internazionali di analoga matrice, come il Partito Comunista delle Filippine (CPP) e il movimento maoista indiano. In contiguità con questi, il nuovo PCI sostiene la “guerra popolare prolungata”, vista come un metodo universale per sconfiggere il capitalismo e instaurare il socialismo.
Il nPCI critica l’UE, la NATO e le multinazionali, proponendo una visione del mondo in cui la lotta di classe nei paesi imperialisti è strettamente connessa alle lotte di liberazione nel Sud globale.
In tale chiave, il nuovo PCI si offre come sostenitore ai movimenti internazionali agendo in collaborazione con gruppi rivoluzionari in Spagna (es. PCE(r)) e in America Latina ma non trascurando il riconoscimento e la solidarietà verso le lotte popolari contro l’imperialismo, come la “resistenza palestinese”.
Convergenze tra BR, CARC e nPCI
Ideologia
- Tutti e tre i gruppi condividono il marxismo-leninismo come base teorica, con differenze nell’approccio strategico:
- Le BR si concentravano sulla lotta armata immediata.
- I CARC puntano sulla mobilitazione legale e sulla costruzione di comitati popolari.
- Il nPCI enfatizza una strategia a lungo termine basata sulla clandestinità e sul maoismo.
Visione internazionale
- Internazionalismo proletario:
- La solidarietà con i movimenti rivoluzionari globali è un elemento comune, soprattutto verso i movimenti maoisti e anticolonialisti.
Strategie
- Propaganda e mobilitazione:
- Tutti e tre i gruppi hanno usato la propaganda per mobilitare le masse, ma con strumenti diversi (pubblicazioni, lotta armata, boicottaggi).
Conclusione
Gli ideologi centrali delle Brigate Rosse, dei CARC e del nPCI hanno sviluppato una visione coerente del mondo basata sul marxismo-leninismo, con enfasi sull’internazionalismo proletario e sull’opposizione all’imperialismo. Pur avendo approcci diversi, condividono l’obiettivo di trasformare le contraddizioni globali in leve per il cambiamento sociale e politico in Italia.
Il contesto attuale impone di ricorrere ad una sorta di “full immersion” nelle metodologie di attrazione che furono la causa principale dei cd. “Anni di piombo” ancorché sia plausibile ritenere che tali strategie siano a tutt’oggi percorribili.
Come noto, il periodo post ‘68, fu caratterizzato da un movimentismo operaio e studentesco che vide protagoniste entrambe le realtà sociali in un’unificazione del pensiero e nei metodi di lotta.
Ad oggi il modello “brigatista” non pare riproponibile poiché carente dell’appoggio del proletariato che non sia quello rappresentato dalle masse di “immigrati clandestini e non” reclutati, ad hoc dai citati movimenti pseudo-rivoluzionari con affinità ideologiche che possano concorrere al reclutamento di bassa manovalanza da utilizzarsi come massa di manovra per azioni estemporanee o scontri di piazza sulla base dell’appoggio incondizionato a lotte esogene dal nostro vivere quotidiano.
Tuttavia è da tenere in debito conto quanto la crisi in Medio Oriente abbia concorso in una sorta di mobilitazione globale in favore della “causa palestinese” fatta propria dalle nuove generazioni come fattore coagulante e pretesto per ridare risalto massmediatico ad una componente sociale sopita da decenni.
All’opposto della mobilitazione ideologizzata delle piazze, il ricorso alle metodologie poste in atto dai gruppi terroristici degli anni ’70-‘80 del secolo scorso, non appare percorribile. La clandestinità, il ruolo degli “operativi”, degli “irregolari”, dei “fiancheggiatori”, tanto caro alle Brigate Rosse, al giorno d’oggi non appare plausibile. Così come la tanto reclamizzata clandestinità del nuovo PCI, entità astratta ed i cui rappresentanti così come gli ideologi, sono da tempo noti agli apparati di Intelligence e sicurezza del Paese.
Così, lasciamo “Ulisse” al suo mito leggendario, invitandolo a tornare in Patria e augurandogli di trascorrere una serena vecchiaia dimenticando le lunghe passeggiate ai margini della Senna.