La manifestazione che si svolgerà questa sera a Roma, alle ore 19 a Piazza del Popolo, rappresenta un momento di riflessione e presa di coscienza di una società occidentale che ha fallito e che è costretta a fare introspezione. Come già avvenuto in altre capitali europee e mondiali, oggi sarà la nostra capitale protagonista. Quell’Occidente che vede nell’Europa il suo fulcro intellettuale è tenuto a fare un sereno esame di coscienza e chiedersi perché, dopo Auschwitz, ma anche dopo i Pogrom zaristi, dopo i ghetti dei Papi e l’Inquisizione, dopo secoli di odio antiebraico, non si riesce a sconfiggere e ripulire questa macchia indelebile dell’avversione all’ebreo.
Dopo i fatti del 7 ottobre, dopo la strage nazi islamista e la caccia di Hamas, ci eravamo illusi che, finalmente, la coscienza dell’Occidente fosse pronta a dare solidarietà e schierarsi senza remore al fianco di Israele e di quella porzione del popolo ebraico stuprata, rapita ed assassinata. Così non è stato, l’illusione è durata poco, i distinguo immediati e le manifestazioni in giro per il mondo diventate parate antisemite della peggior specie.
Pochissimi sono scesi nelle piazze con due bandiere, quella palestinese e quella israeliana, come semmai, eventualmente, onestà intellettuale avrebbe voluto. Una moltitudine invece di bandiere palestinesi e slogan e cartelli carichi di rancore ed odio contro gli ebrei occupanti, usurpatori, ladri di terre, “coloni”.
Ed i talk dove politici, “professori”, giornalisti e comunicatori si avventurano in tesi fantasiose che rivelano un riflesso condizionato, un richiamo quasi ancestrale ed atavico. Si,va bene il 7 ottobre, ma prima Israele…ma ora Israele…ma domani Israele che farà? E da lì il diluvio antiebraico.
Quando si parla di Israele e di ebrei per tanti, purtroppo, la serenità finisce e scatta un meccanismo quasi inconscio che sfocia in pensieri e riflessioni becere e di malcelato disprezzo verso un popolo che, nei secoli, ha voluto mantenere integra la propria identità e non si è voluto omologare ed assimilare, ovunque si trovasse a vivere.
Israele è “altro” ed il popolo ebraico, per molti un “intruso” che mette a rischio la serenità e complotta, ordisce, mina la tranquilla e placida esistenza dei ‘gentili’.
Se per decenni si è denunciata “l’indifferenza” verso l’antisemitismo e gli antisemiti, questa volta non è andata così.
Di fronte alle tante testimonianze di affetto e solidarietà di molti, l’antisemita si é palesato, non è rimasto indifferente ma si è espresso, si è schierato in maniera più o meno smaccata e palese. L’antisemita si annida troppo spesso tra le cattedre universitarie, tra partiti politici e associazioni, nei media e tra i comunicatori.
Lo ha fatto e lo fa spesso in maniera subdola, celata dietro il paravento ideologico della “causa palestinese”, convinto di rivendicare i diritti degli oppressi, non volendo riconoscere che l’oppressione, nel caso di specie, è quella autoctona di Hamas e delle altre organizzazioni nazi islamiste verso la propria gente.
Dopo il 7 ottobre scendere in piazza con la bandiera palestinese è un gesto antisemita, accompagnata da chi urla slogan di odio antiebraico.
Dopo il 7 ottobre quel vessillo, ostentato da tanti nelle curve degli stadi, nelle manifestazioni contro i femminicidi, nei cortei degli scioperanti non è appoggio ad una causa, che pure ha la sua legittimità, ma è il ribadire ad Israele ed al popolo ebraico il proprio odio e disprezzo.
La vera sfida è scendere in piazza con le due bandiere, per chi veramente crede nel valore della pace e della convivenza e scrivere sui cartelli “Palestina libera…da Hamas”.
Tutto il resto è odio, tifo da stadio della peggiore specie.
Antisemitismo: oggi la manifestazione a Roma
Ecco che allora una manifestazione come quella di questa sera serve per permettere, a quella maggioranza silenziosa, di poter esprimersi e testimoniare, con la propria presenza, una vicinanza ed una solidarietà agli ebrei minacciati, vituperati e troppe volte nella storia abbandonati al loro destino.
È giunto il momento di alzare la voce e ribadire il proprio diniego all’antisemitismo, di renderlo pubblicamente manifesto.
Lo dobbiamo ai bambini rapiti, alle donne stuprate, a tutti quegli esseri umani massacrati e colpevoli, agli occhi degli aguzzini, di essere ebrei.