Tanto tuonò che piovve! Il campanello d’allarme suonato con la folle locandina farneticante di presentazione della giornata di mobilitazione per il 25 novembre del movimento “Non una di meno” si era già palesato fragorosamente il giorno prima. Purtroppo, le manifestazioni di ieri, soprattutto a Roma e a Milano, si sono trasformate, a tratti, in espressione di odio e rancore verso Israele.
Un odio ingiustificato ed incomprensibile, visto il contesto, verso un paese che non più tardi di un mese e mezzo fa ha avuto le proprie cittadine stuprate, seviziate e ridotte a brandelli dai criminali di Hamas.
Il fenomeno che si sta palesando è, come giustamente denunciato dalla filosofa Adriana Cavarero, studiosa e autrice di saggi sul femminismo, in una intervista pubblicata questa mattina dal Corsera, una “deriva ideologica”.
Dobbiamo fare molta attenzione nel nostro paese, perché la giornata internazionale contro la violenza sulle donne non diventi un qualcosa che non ha più nulla a che fare con le giuste e sacrosante rivendicazioni delle donne, riguardo un tema che lacera la nostra società e che deve mobilitarci ed essere preso a cuori da tutti.
Purtroppo una situazione del genere la stiamo vivendo da anni, puntualmente, con le manifestazioni del 25 aprile, giorno della liberazione del nostro paese dal giogo nazifascista.
Una data di celebrazioni che si è lentamente trasformata, in tanti cortei, in una occasione per rivendicare cause che nulla hanno a che fare con la libertà di noi italiani, con le bandiere palestinesi e gli slogan contro Israele onnipresenti in un contesto che non solo è alieno alla giornata, ma che è storicamente sbagliato, visto l’appoggio dato dal Gran Mufti ad Adolf Hitler ed al nazismo.
Quel nazismo diffuso nel metodo da Hamas anche con gli stupri e le violenze perpetrati contro le donne ebree, completamente ignorate dalle manifestazioni femministe di ieri in maniera dolosa e faziosa, nonché “imbarazzante”, come sottolineato dalla Caverero.
Non dobbiamo più permettere che le celebrazioni per giuste cause e ricorrenze vengano strumentalizzate, distorte e che perdano il loro profondo ed intrinseco significato.
La dimostrazione plastica di come le rivendicazioni della causa palestinese siano divenute una forma di violenza ideologica inaudita e fuori controllo, è l’arringa piena di invettive di quella donna con il volto coperto completamente dalla khefia (ministro Piantedosi, capo della Polizia Pisani, ma è lecito girare così?) che da un palco milanese, sul quale porre attenzioni, sbeffeggia irriguardosa gli anziani ebrei ostaggi rilasciati dai criminali in queste ore di accordi e indemoniata urla il suo odio verso gli israeliani definendoli “pazzi da rinchiudere in manicomio”.
Che quello spazio fosse dedicato alla giornata o meno cambia poco, è un’altra donna che ha dimenticato ed insultato le donne israeliane stuprate ed ostaggio.
Purtroppo una giornata che ha un altissimo valore come quella del 25 novembre, soprattutto in un paese come il nostro dilaniato dal dolore per le violenze subite costantemente dalle donne, è stata irrimediabilmente macchiata da una violenza ideologica che andava fermata in tempo.
Così non è stato ed a farne le spese, oltre che la verità, l’obiettività e l’onestà intellettuale, sono proprio quelle donne vittime di aggressioni e stupri.
A loro va un pensiero colmo di solidarietà e di vicinanza.
Non doveva andare così, non doveva essere questo il nostro 25 novembre.