La cronaca di queste ultime 72 ore della guerra tra Israele ed i criminali di Hamas offre spunti di riflessione, tanto dal campo di battaglia quanto sui media e nelle università italiane.
Andando in ordine cronologico, abbiamo assistito al primo scheletro uscito degli armadi che è quello della terrorista Leyla Khaled, invitata a parlare e dispensare le sue perle di saggezza in due università italiane, l’Orientale di Napoli e l’ateneo di Torino, entrambe occupate dai collettivi studenteschi che, nonostante il diniego dei rettori, hanno potuto ascoltare le considerazioni di un personaggio che negli anni ’70 si fregiò del “merito” di dirottare due aerei e di imbracciare il kalashnikov per seminare odio e morte, membro del Fronte Popolare per la Palestina, organizzazione terrorista tra le più attive in quegli anni.
Vergogna!
Altro termine per definire questa presenza in video collegamento nelle culle del sapere italiane non se ne trova, per questi studenti che decidono di ascoltare le farneticazioni di un residuato bellico delle campagne del terrore, contemporanea agli anni di piombo nostrani che nel frattempo, assieme al suo movimento, flirtava con le Brigate Rosse nostrane e con gli altri movimenti pseudo rivoluzionari europei e mondiali..E così le scempiaggini verbali della ormai attempata dinamitarda in pensione, diventano lezione di odio per gli studenti degli atenei. Qualche ora dopo poi, dalle invettive della Khaled siamo passati, dalle colonne del Corsera, all’intervista di Lorenzo Cremonesi a quelle della 77enne “pasionaria” Hanan Ashrawi, definita una “cristiana moderata”, colei che assieme alla delegazione dell’Olp contribuì a far naufragare gli accordi di Oslo, rigettando le proposte israeliane che ormai erano diventate una offerta da non rifiutare, al punto da arrivare alla restituzione del 98% dei territori e definizione di un nuovo status per Gerusalemme, dell’allora Primo Ministro Ehud Barak, e rifiutate da Arafat e dal gruppo dirigente che invece pretendevano il rientro dei milioni di profughi palestinesi sparsi nel paesi arabi. Richiesta ovviamente inaccettabile nei numeri del fenomeno.
La Ashrawi, che collaborò fattivamente a questo disastro diplomatico creando un danno incalcolabile alla sua gente, ora ci dice che Israele ha usato il “photoshopping” per screditare Hamas, che l’accostamento tra nazismo ed Hamas è inesistente, salvo poi ammettere, bontà sua, che il 7 ottobre c’è stato un massacro, ma giustificato dalla rabbia e dalla frustrazione e ci illumina dicendo che Hamas rappresenta la legittima resistenza palestinese. E lo dice proprio lei che ha assistito alla crudele decapitazione dell’Anp, erede dell’Olp, nel 2006 a Gaza, dove i suoi membri vennero gettati dalle finestre dei grattacieli dai nazi islamisti di Hamas. E per fortuna che ha parlato la “moderata”!
Al culmine di queste farneticazioni, quantomeno, nella serata di ieri sono arrivate le immagini che screditano definitivamente Hamas agli occhi di quella parte di opinione pubblica e di media ancora recalcitranti ad ammettere che l’ospedale Shifa di Gaza, così come altri ospedali, scuole e moschee della Striscia sono (o sono stati per fortuna, perché le operazioni belliche di Israele li stanno neutralizzando) luoghi utilizzati come covi dai terroristi.
Le immagini degli ostaggi detenuti nell’ospedale Shiza nella tarda mattinata del 7 ottobre e video documentate da Tsahal hanno la forza di mettere a tacere anche quella nuova categoria di antisemiti, appena nata, dopo quella dei “Negazionisti della Shoah”.
Ora in campo sono scesi anche i “Negazionisti di Hamas”, quelli che da Israele hanno preteso le prove dell’eccidio dei bambini di Kfar Haza, quelli che da Israele hanno preteso le prove degli stupri e delle decapitazioni, quelli che ora da Israele pretendono le prove che gli ospedali siano centrali operative dei terroristi, collegate ai tunnel dai quali i nazi islamisti seminano morte e sangue innocente.
Ed intanto il famigerato Guterres, segretario della ormai ridicola Onu, seguita a spargere il suo veleno.
Altra vergogna!