Nel dibattito quotidiano in corso in questi giorni difficili della guerra al terrorismo di Israele contro Hamas, una voce autorevole si è elevata tra tutte, con una intervista al Corsera la cui lettura deve far riflettere l’opinione pubblica ed è quella della sopravvissuta alla Shoah, Edit Bruck.
Se un aspetto ha contraddistinto in questi decenni le testimonianze e i racconti, i pensieri e le esternazioni dei reduci scampati alla morte nei campi di sterminio nazisti è la mancanza di odio da parte loro.
Mai abbiamo sentito una sola parola da Sami Modiano, da Piero Terracina, da Liliana Segre, dalla stessa Edit Bruck di rancore o di livore verso il prossimo ma anzi, da loro, sempre parole di accoglienza, di inclusione e di rispetto per il prossimo.
Le esternazioni della sopravvissuta ungherese hanno un grande peso per il suo vissuto drammatico e per la sua storia di bambina ungherese vittima del razzismo, dell’antisemitismo, prima dei suoi connazionali e poi di quei nazisti che le cancellarono gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza in maniera brutale, deportandola nel lager di Auschwitz e sterminandole la famiglia.
Proprio lei, Edit Bruck, che negli anni si è battuta perché l’Italia accogliesse e desse rifugio a chiunque arrivasse nel nostro paese, questa volta si oppone e dice basta.
Dice basta ad una Europa che ormai vede nella presenza radicale islamista una minaccia ai propri valori e principi di convivenza.Una presenza che ormai è alla seconda o terza generazione ma che troppo spesso vede radicato un odio profondo verso gli “infedeli”,ebrei o cristiani che siano.In queste ore di conflitto, dopo l’azione barbara dai connotati nazisti di Hamas del 7 ottobre, questo odio, come racconta la stessa Bruck si è riversato e si sta riversando per le strade del nostro continente senza più contegno e reticenze.
Odio che si fa sempre più minaccioso, non solo con slogan aberranti ma anche con azione violente come accaduto in Dagestan con la caccia all’ebreo in aeroporto o con l’accoltellamento della ragazza ebrea francese a Lione.
Proprio lei, donna che negli anni ha sempre manifestato idee di sinistra, accusa questa parte politica di cecità e di aver difeso la causa palestinese tout court, senza un minimo di riflessione e di senso critico, ed è, tranne per qualche limitata eccezione, una triste verità.
In queste ore drammatiche, ricorda la sopravvissuta, chi si è schierato apertamente, senza indugi dalla parte di Israele, unica democrazia del Medio Oriente sono stati la presidente del consiglio Giorgia Meloni assieme a Tajani e Salvini ed a loro Bruck, che mai avrebbe immaginato di farlo, destina i suoi ringraziamenti.
Salvini che ha riempito la piazza di Milano sabato scorso, manifestando incondizionatamente a favore di Israele ed a salvaguardia e tutela della sua democrazia, mentre a poche centinaia di metri un’altra piazza, affollata dalla sinistra estrema, scandiva il suo odio ed il suo livore con slogan e striscioni come “Con Hamas, le Brigate Ezzedin al Qassam e il popolo palestinese per la liberazione della Palestina” mentre a Roma, negli stessi minuti, si sfilava con lo slogan “Siamo tutti Hamas”, lungo strade dove, dalle finestre dell’edificio che ospita CasaPound, sventolava la bandiera palestinese, in un connubio tra estrema sinistra ed estrema destra che conferma quanto sia profondo l’odio antiebraico e che accomuna due fazioni lontane anni luce tra loro.
Ed allora, come dice Bruck, il 7 ottobre 2023 è una data spartiacque per l’umanità e le atrocità commesse da Hamas ci fanno rivedere pensieri, linguaggi e rappresentano quanto di più simile agli avvenimenti accaduti durante il nazismo e la Shoah. I bambini decapitati e bruciati dei kibbutzim di Kfar Aza o di Be’eri ne sono la più atroce testimonianza.
Ha ragione probabilmente Salvini, gli eredi del fascismo e del nazismo si annidano nelle piazze che in queste ore inneggiano alla cancellazione dello Stato di Israele e di conseguenza all’annientamento del popolo ebraico, perché la prima sarebbe conseguenza diretta del secondo.